Il PuntO. Investire in titoli. Attenzione!

in Il Punto

Il PuntO. Investire in titoli. Attenzione!
Di Mauro Novelli – 14.7.2005

Nella relazione annuale, il presidente dell’Abi, Maurizio Sella, fornisce una interessante serie di informazioni: “Nonostante le vicende accadute negli anni scorsi sui mercati finanziari abbiano penalizzato fortemente la pratica del risparmio “fai da te” ( e ci riferiamo alla crisi Argentina, Cirio e Parmalat), nel 2004 è risultata in aumento la propensione delle famiglie ad acquisire in via diretta gli strumenti finanziari: una modalità operativa che rende più difficile diversificare correttamente il portafoglio”. Quindi: 1) Per l’Abi, negli anni dal 1998 al 2003, le famiglie italiane hanno dilapidato i loro risparmi perché hanno voluto fare di testa loro, impartendo al borsino l’ordine d’acquisto di Tango bond, Cirio, Parmalat ecc. 2) Ma, secondo Sella, quei drammatici “bagni” non hanno insegnato nulla agli italiani: nel 2004, i risparmiatori hanno ricominciato a pretendere di investire in titoli con decisioni personali ed autonome, senza sentire l’esperto bancario. Qualche commento: 1) Sella vuole forse far intendere che i danni del “fai da te” sono stati evitati a quei concittadini che hanno affidato i risparmi alla banca attraverso la sottoscrizione di contratti di gestione patrimoniale o di quote di fondi? In altri termini, i gestori della banca sapevano di dover stare alla larga da Argentina, Parmalat, Cirio ecc. mentre i loro colleghi allo sportello presentavano ai risparmiatori “fai da te” panieri dove quei titoli erano presenti (in alcuni casi, con Parmalat al primo posto)? 2) In giudizio, le banche stanno sostenendo di non essere mai state a conoscenza del mondezzaio costituito da Tango bond, Parmalat ecc. Si scopre, invece, che i loro gestori di fondi o di gestioni patrimoniali “sapevano”, tanto da aver evitato danni ai loro “gestiti”. Per la magistratura, questa dovrebbe essere una informazione meritevole di approfondimento. 3) In giudizio, si moltiplicano le sentenze di condanna di banche non solo per ever venduto spazzatura, ma soprattutto per non aver seguito, nella gestione della vicenda e nei rapporti col cliente, i dettami del T.U. della finanza. I giudici cominciano a capire come sono andate le cose. 4) Preoccupato, Sella informa che, nel 2004, i risparmiatori stanno reiterando quell’ approccio (secondo l’Abi “fai da te”) che ha condotto a disastri. Questa notizia fa tremare i polsi: quali ordini d’acquisto i nostri concittadini stanno inoltrando, dopo aver consultato il paniere ma “d’iniziativa”? Raccomandazione finale ed obbligata per chi investe in titoli: finché i mercati non tornano ad un minimo di trasparenza e correttezza, si rifiutino i titoli “da paniere” e si torni ai tranquilli titoli di Stato italiani. Gli analisti ritengono che nel lungo periodo i tassi dovrebbero crescere, si investa pertanto metà del patrimonio in BTP (tasso fisso) e metà in CCT (tasso variabile) scadenti nei tre, quattro anni. Ma è proprio tale salutare e tranquillo ritorno ai nostri titoli di Stato a preoccupare Sella e le banche sul versante del mercato mobiliare. Rendono poco? E’ vero, ma rendono! E’ questa la conseguenza finanziaria più grave del saccheggio perpetrato negli anni scorsi: si torna ad alimentare il debito pubblico (non esistono soluzioni migliori) e si lasciano a secco di capitale di rischio le aziende che dovranno ricorrere ai finanziamenti bancari. Risultato fallimentare per l’azienda Italia, ma, per l’ennesima volta, comunque lucroso per le banche!

14/07/2005

Documento n.4860

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