Il PuntO. Gazzella o leone, comincia a correre.

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Il Punto. Gazzella o leone, comincia a correre. (di Mauro Novelli) 2.6.2003

Da qualche giorno, è iniziata la campagna (per il momento solo terroristica) sui pericoli della deflazione, cioè della diminuzione dei prezzi medi, delle cause e delle conseguenze del fenomeno. Stati Uniti e Germania sono già considerati a rischio. Entrare in ambiente deflattivo è effettivamente un serio pericolo. Il meccanismo è perverso: il crollo dei consumi causa tagli ai prezzi, un ristagno della produzione, con conseguente diminuzione di redditi e capacità di spesa. Inoltre, sapere che col tempo i prezzi si abbasseranno, suggerisce ulteriori rinvii nei consumi. Il meccanismo deve essere assolutamente interrotto senza aspettare soluzioni "naturali", obbligate e drammatiche: l?ultimo grave periodo di deflazione (esploso con la crisi del ?29) fu praticamente risolto dalla seconda guerra mondiale. In effetti, in Italia si stanno creando alcuni focolai dal potenziale deflazionistico, di cui va scongiurata la congiuntura: 1) Il nostro partner commerciale più importante, la Germania, è entrato in recessione (da due trimestri il suo Pil è in calo). Oltre il 16 per cento delle nostre esportazioni si orienta verso quel paese. Esporteremo di meno Rispetto alla Germania, la nostra inflazione (ufficiale) è più che doppia: l?impossibilità di svalutazione (abbiamo ormai la stessa moneta) causa una decadenza della nostra competitività nei suoi confronti. Circa il 20 per cento delle nostre importazioni proviene da quel paese e la minor crescita dei loro prezzi tenderà a far aumentare la nostra richiesta Importeremo di più. Nel complesso, la produzione domestica potrà diminuire, la disoccupazione aumentare, i redditi contrarsi. 3) In contemporanea, i nostri consumi ristagnano per vari motivi: 3.a) Sul versante della produzione e dell?offerta di servizi, approfittando del passaggio all?euro, troppi "operatori" sono stati in grado di depredare parte della quota di reddito destinata ai consumi. In troppi casi, le mille lire sono state trasformate (quasi) in un euro: dai costi di molte prestazioni professionali, ai prezzi di prodotti di occasionale consumo e, quindi, di difficile comparazione per il consumatore ecc.. 3.b) Si stanno aiutando alcuni settori produttivi in crisi. Si pensi alle provvidenze Fiat attraverso la "rottamazione". In questo caso due sono le implicazioni economiche con gravi ripercussioni negative sulla capacità di spesa delle famiglie: il reddito destinato all?acquisto di automobili supera mediamente i 10 mila euro, quindi "prenota" i risparmi familiari di più anni ed obbliga a minori consumi per lungo tempo; l?aiuto di Stato è andato per oltre il 50 per cento a costruttori stranieri, visto che la quota di mercato di quelli domestici non arriva alla metà del totale di vetture vendute. Buona parte dei capitali destinati alla rottamazione è quindi emigrato, affari dei concessionari a parte. 3.c) In presenza di reddito adeguato, la nostra propensione al consumo è sempre stata battuta dalla propensione al risparmio. Ma negli ultimi anni, il risparmio è stato massacrato (bond Argentina, bond Cirio, My Way-4You) ed i rendimenti dei titoli di Stato sono ai minimi. Tali serie rovesci finanziari o più bassi introiti da interessi suggeriscono una ulteriore contrazione dei consumi. La nostra voglia di risparmiare risulta particolarmente evidente in momenti socio-economici di difficoltà. D?altra parte, da sempre, la nostra classe dirigente è risultata incapace di prospettare ai cittadini un futuro dagli orizzonti limpidi (ci riferiamo alle scoraggianti sconfitte per i diritti dei cittadini - non parliamo di interessi - conseguenza di iniziative governative a favore dei potentati (anatocismo-D?Alema-1998, mutui-Amato-2000, RC Auto-Berlusconi-2003). Ne è conseguita la forzata capacità degli italiani di autogovernarsi. Tale rassegnato autogoverno si realizza nella sfera diretta d?intervento, la famiglia, e si concretizza - in soldoni - nel ridurre i consumi e nel non fare figli. Oltre a previsioni fosche, il crollo della natalità denota una bassissima propensione al consumo nel lungo periodo e genera gravi ripercussioni sul sistema pensionistico. Il fenomeno ha avuto inizio circa 20 anni fa e va aggravandosi: per la prima volta nella nostra storia, molti genitori pensano che i figli avranno una vita più "tribolata" della loro. Non era mai successo. Non basterà imporre la rottamazione di frigo e lavatrici, offrire qualche buono acquisto o un pugno di euro per un figlio in più; non serve ridurre le tasse alle fasce alte della popolazione, che non aumenterà consumi già alti. Se la speranza non ridipinge l?orizzonte, le cose non potranno che peggiorare. E la speranza non può essere imposta per decreto. Ci arrangeremo. Ci distingueva una buona dose di umanità. Ma, oggi è imperativo scendere in competizione (e vincere), guardare ai risultati, battere gli avversari, anzi, i nemici, essere performanti. Nei corsi di vendita si offre questo orrendo suggerimento: nella giungla ogni mattina la gazzella si sveglia e deve preoccuparsi di mangiare e di non essere mangiata; nella giungla ogni mattina il leone si sveglia e deve preoccuparsi di mangiare per non morire di fame. Ogni mattina, sia tu gazzella o leone, appena sveglio comincia a correre: sei nella giungla. L?italico umanesimo deve lasciare il posto alle pagelle (tipico strumento di chi ha complessi di inferiorità). Ma le bocciature o le promozioni della vita sono senza appello. Finalmente un po? d?igiene ! Basta con i deboli ed i malati !

02/06/2003

Documento n.3242

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