Il PuntO. Economia e mercati: certezze? Meglio qualche vantaggio.

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ECONOMIA E MERCATI. CERTEZZE ? MEGLIO QUALCHE VANTAGGIO ( di Mauro Novelli ) 9.6.2003

La teoria economica liberista sostiene che per favorire lo sviluppo, occorre creare un ambiente tale da convincere ad investire nei settori più convenienti e produttivi; afferma che gli investitori decidono di impegnarsi solo in presenza di situazioni (politiche, economiche, fiscali e sociali) stabili, chiare e, nei limiti del possibile, certe, in grado cioè di permettere una adeguata valutazione del rischio. La stessa teoria ribadisce che l?imprenditore gioca la sua partita per lo sviluppo solo se operante in ambiente (politico economico, fiscale e sociale) sufficientemente definito, senza imprevisti oltre i normali livelli fisiologici, in grado di permettere la quantificazione di variabili da non lasciarle fuori controllo. La stessa teoria approfondisce poco o nulla sulla componente psicologica della domanda e, quando lo fa, ne esplicita le implicazioni solo in via di risulta, non si impegna ad indagare le caratteristiche ambientali in grado di favorire la propensione al consumo dei cittadini, si limita a legare i consumi alle variabili di mercato (prezzi ecc.): gli approfondimenti analitici preponderanti sono svolti quasi esclusivamente sul versante dell?offerta. Fino ad arrivare alla teoria monetarista che, considerando come un qualsiasi altro prodotto la moneta (succedaneo perfetto di ogni bene in circolazione), ritiene di poter regolare il mercato attraverso la variazione della quantità denaro a disposizione degli operatori, e la sua velocità di circolazione; agendo sul suo prezzo (tasso di sconto), riducendolo in presenza di segni di stanchezza, o alzandolo in presenza di surriscaldamenti. La ritualistica economica corrente ( versione deteriore della teoria liberista) ritiene che non le relative certezze "ambientali e mercantili" favoriscano investitori e produttori, ma l?introduzione a loro favore di situazioni di vantaggio; che tali azioni (in mancanza di altre vie) consistano nello svantaggiare le controparti, cioè il resto dei cittadini (concorrenti, lavoratori dipendenti, consumatori, utenti): via lacci e lacciuoli nel mondo del lavoro e suo "salutare" ritorno alla elasticità; diminuzione dell?imposizione fiscale e, conseguente, contrazione della spesa pubblica, in particolare sul fronte pensionistico; eliminazione tendenziale dell?azione dello Stato su ogni versante (non solo economico) ecc. Come se le società più avanzate non avessero goduto, negli ultimi 50 anni (con i vincoli che conosciamo), di uno sviluppo nettamente superiore di quello riscontrato nei due secoli precedenti (in ambiente praticamente brado). In una situazione che trascura ogni attenzione nei confronti dei consumatori, che non sa imporre una vera concorrenza in settori primari di mercato, che ritiene il miglioramento di rendite di posizione o il vantaggio fiscale uniche molle per agitare l?attuale morta gora e tornare ad espandersi, non è difficile prevedere il decadere della propensione al consumo, una sua contrazione a favore di una più rassicurante propensione al risparmio (almeno quando il reddito lo permette). In ultima analisi, se non si comprende che una tendenziale riduzione dei consumi è indice di problemi di lungo periodo (una crisi di fiducia e di speranza, per sé e per i figli), assisteremo ad declino dell?economia di questo paese. Per l?Italia c?è, infatti, un?aggravante: il sistema bancario fornisce capitali a chi già li ha e può, quindi, presentare garanzie reali. Si creeranno inevitabili strozzature. E? sempre più frequente, ad esempio, che la richiesta di un mutuo avanzata da un giovane (dal reddito non brillante o dal lavoro non fisso) sia subordinata alla garanzia fornita dalla pensione del genitore, oggi unico reddito certo per molti nuclei familiari: possiamo chiedere a quel giovane speranza e fiducia nel futuro, se nessuno è disposto ad aver fiducia nel futuro insieme a lui ? Figuriamoci le difficoltà ad ottenere finanziamenti bancari per una iniziativa imprenditoriale, se chi osa richiederli non è poderosamente "presentato". Sul versante della domanda, i cittadini hanno bisogno di parallele, trasparenti certezze e non di "buoni spesa pelosi ed occasionali", né di lacci e lacciuoli a loro favore: rapporti contrattuali non vessatori ed in buona fede, certezza del diritto e adeguate informazioni a base delle decisioni, mercato effettivamente concorrenziale e stabile, costante possibilità di scelta tra almeno due opzioni, contrasto di cartelli e monopoli, classe politica neutrale e capace di offrire azioni di buon governo, non obbligata a pagare cambiali ai vari potentati, composta non da uomini della provvidenza, ma da coscienziosi amministratori di condominio, neanche troppo zelanti, suggeriva Tocqueville. Da qualche lustro, la vedo dura. Ecco gli ultimi dati macroeconomici: - Roma, 30 maggio - La "rigidità" dei prezzi dei servizi e dei prodotti industriali in Italia e? "particolarmente preoccupante, in quanto contribuisce a mantenere l?inflazione nazionale al di sopra della media europea anche in assenza di spinte esogene". Lo scrive l?Isae (Istituto di Studi e Analisi Economica) nella nota mensile di maggio. - Bruxelles, 02 giugno - Miglioramenti del superindice sono stati registrati in Portogallo (+0,5 punti), Regno Unito (+0,3) e Belgio (+0,1). Riduzioni in Danimarca (- 0,3), Germania, Spagna e Olanda (tutti e tre - 0,2) e Italia, Irlanda e Svezia (- 0,1). Invariato in Francia?????.La fiducia dei consumatori ha registrato una diminuzione di 1 punto. - Buenos Aires, 03 giugno - Il calo dei prezzi per due mesi di fila in Germania indica "un elevato rischio" di deflazione per quel paese. Così Kenneth Rogoff, capo degli economisti del Fondo Monetario, che rimprovera alla Bce, alla Fed e alla Banca del Giappone (BoJ) di non aver fornito agli investitori segnali chiari a livello di politica di stabilità dei prezzi. - Bruxelles, 04 giugno - Il volume del commercio al dettaglio nella zona euro a marzo, rispetto allo stesso mese del 2002, e? diminuito dell?1,6% (-0,7% intera Ue). Lo rende noto Eurostat. A livello mensile si rileva una riduzione dell?1,2% in Eurolandia (-1% intera Ue). In Italia la variazione annua è stata -1,6% mentre quella mensile -0,4%. Francoforte, 07 giugno - Per la prima volta dopo anni, ricompaiono a Francoforte cartelli di "Affittasi ufficio"

08/06/2003

Documento n.3255

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