Il Punto. Dalla linguaccia di De Gaulle all’ “è mio” di Chirac. Aiutiamoli a crescere un po’ più in fretta.

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Il Punto. Dalla linguaccia di De Gaulle all’ “è mio” di Villepin.
Aiutiamoli a crescere un po’ più in fretta.
di Mauro Novelli - 28.2.2006

E così, per la seconda volta in pochi mesi, i Francesi stanno mostrando al mondo tutta la loro gracilità attuale. Di fronte ad un mondo che cambia, alle difficoltà dell’Europa di raggiungere equilibri più avanzati, all’economia dell’Unione che cresce a stento, la Francia si ripiega su se stessa: prima boccia la Costituzione, poi inventa un nuovo modello econometrico, l’economia patriottica. Forse la Commissione per l’economia del Nobel non la prenderà in considerazione, ma l’innovazione va considerata con attenzione. In pochi decenni, i transalpini hanno consumato inesorabilmente la loro migliore immagine: da portatori di valori proiettati nel futuro ed antesignani per tutti, ad infantili conservatori delle pochezze socio-culturali di oggi. A tal proposito mi viene in mente la linguaccia spacciata da De Gaulle per “prova di forza patriottica” quando, in visita al Canada [era vivo il problema del Quebec], non fece issare la bandiera del paese ospitante sul pennone della nave da guerra francese che lo trasportava. Una semplice puerile impertinenza nei confronti di una tradizione marinara, civile ed universale, fatta passare per manifestazione di grandeur e come tale accettata anche dai cittadini francesi più educati. In quaranta anni, siamo passati dalla linguaccia di De Gaulle all’ “è mio” di Chirac. Crescita un po’ lenta, ma pur sempre crescita. Forse andrebbe un po’ aiutata. Siamo convinti che, dietro tale fulminea manovra di nouvelle économie, si celino strategie non proprio presentabili all’opinione pubblica francese, quindi europea; soprattutto siamo certi che sarà foriera di negatività per tutti i cittadini della UE. Mi ripeto: non è facile “coltivare” (serve un buon Q.I.), molto più comodo “saccheggiare”. Ma prevedo ripercussioni su tutti i fronti economici italiani di proprietà transalpina (che vanta investimenti in Italia pari ad 8 miliardi di euro contro i nostri 3 o 4cento milioni investiti in Francia). Ci saranno ripercussioni nella grande distribuzione, nell’alimentare (Gs, Sma-Rinascente, Coin sono francesi come Cademartori, Locatelli, Invernizzi, Galbani), nell’energia (è francese la Edison), nel fronte bancario ed assicurativo. Per inciso, un consiglio alla BNP Paribas: rinunci spontaneamente all’opa su BNL. Se il clima resta questo, potrebbe prendere una sonora musata commerciale. Ho curiosato in uno dei siti consumeresti francesi più prestigiosi [www.quechoisir.org] gestito da “l’Union Fédérale des Consommateurs - Que Choisir”, sperando di trovare un commento in merito. Ma della vicenda che coinvolge, in prima battuta, i consumatori francesi non c’è traccia: si discetta di miele e di acqua. Certamente, non è facile per tutti valutare il nuovo modello di econometria patriottica: concediamo loro il tempo di studiare le conseguenze di una materia un po’ ostica. Mi auguro che questa vicenda, pur con i guasti che provocherà, faccia alla fine crescere tutti, soprattutto coloro che credono di essere già cresciuti.

28/02/2006

Documento n.5772

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