Il PuntO. Caso Parmalat. Banche ingannate ? Bankitalia impotente ? Solo alcune domande.[in progress: 22.2.04]

in Il Punto

Il PuntO. Caso Parmalat. Banche ingannate ? Bankitalia impotente ? Solo alcune domande. Di Mauro Novelli ? 9.2.2004

Solo alcune domande a banchieri, bancari, certificatrori, autorità di controllo: :::::::::::::::::::::::: 14) La gestione degli affidamenti concessi a società del gruppo Parmalat è stata regolare: nello sconto fatture (ad esempio) il livello degli insoluti è risultato nella norma. In merito al pagamento delle fatture, sembra che una società intervenisse per pagare quelle che la società debitrice (evidentemente in difficoltà) non era in grado di onorare. Se tale intervento venisse formalmente accertato, come mai il meccanismo non era conosciuto dalle banche interessate? Avveniva tutto in contanti con fondi neri provenienti dall?estero ? Senza lasciare tracce sui bilanci delle società coinvolte ? Senza lasciare tracce neanche sui loro conti correnti bancari ? A nessun ?bancario/banchiere? è venuto in mente che, con quelle operazioni improprie, si stavano violando le norme antiriciclaggio? Risultano denunce in merito? (22.2.04) 13) In merito al collocamento dei bond Parmalat, le banche sostengono che, nella stragrande maggioranza dei casi, è stato il risparmiatore ad ordinarne l?acquisto. Sappiamo che una gran parte delle obbligazioni sono state emesse da società del gruppo Parmalat, ma non italiane. Le contabili d?acquisto riportano denominazioni equivoche e non chiare, del tipo ?Parmalat F.?. Il risparmiatore magari ha scoperto solo oggi di essere creditore Parmalat Finance Nederland, con sede a Rotterdam e con un capitale sociale irrisorio, di poco superiore al milione di euro. Il cliente dette l?ordine di comprare proprio quei titoli emessi all?estero? (22.2.04) 12) ?Tre sono i bilanci delle società: quello per il fisco, quello per le banche e quello vero?. Questi sono i primi rudimenti, tramandati oralmente e con aria furbesca, ai dipendenti di banca chi si accingono ad ?imparare? le mansioni tipiche della segreteria fidi. Proprio per questa ?varietà? contabile, le banche devono prudentemente riclassificare le poste di bilancio, valutarne i rapporti (ratios), verificarne le consistenze, valutarne le congruità, per decidere l?entità (sempre super ristretta) del fido. Obbiettivo: approssimare il più possibile il bilancio "vero". Sulla vicenda Parmalat, i banchieri si stanno autodefinendo ?impotenti e truffati?, incastrati dalla tenaglia collusiva e delinquenziale di amministratori, revisori, certificatori ecc.. Ci chiediamo: chi, per conto delle banche coinvolte, ha riclassificato, valutato, verificato i documenti Parmalat ? Possibile che tutti i responsabili delle segreterie fidi abbiano accantonato distrattamente i bilanci della società ed abbiano preso per oro colato esclusivamente la relazioncina dei certificatori inerente la versione per il fisco? (21.2.04) 11) Il presidente dell?ABI, Maurizio Sella, dichiarava il 20 gennaio 2004: "Non possiamo aiutare quei clienti cui abbiamo spiegato il rischio", ha detto Sella, esprimendo più di una perplessita? sul fatto che le banche possano caricarsi dell?intero onere di un risarcimento determinato dal crac dell?azienda di Collecchio. "Molti risparmiatori, comprando i titoli Parmalat -ha aggiunto- si sono sobbarcati un maggior rischio per poter beneficiare di maggiori rendimenti. Evidentemente, chi lo ha fatto, sapeva i rischi che correva. Molti di loro, in sostanza, hanno accettato il maggior rischio e da risparmiatori -ha concluso- si sono trasformati in investitori". I risparmiatori dovevano sapere ? Le banche invece sono state truffate ! 10) Alla luce della recente "truffa" Parmalat, si pensa di riclassificare la posizione di quelle società fortemente esposte con il sistema creditizio e primarie emettitrici di bond ? 9) Le banche "truffate" hanno intenzione di chiedere i danni ai "truffatori" ? 8) Come hanno trattato i titoli Parmalat le Società di gestione del risparmio ? E? vero che, da oltre un anno, i fondi hanno cominciato a liquidarli ? 7) Calisto Tanzi siede nel consiglio d?amministrazione di Capitalia. Come mai non è venuto in mente a Bankitalia di procedere ad indagini approfondite sui rapporti banche-Parmalat e verificare la correttezza delle valutazioni/riclassificazioni dei bilanci della società parmigiana operate dagli istituti di credito ? 6) I "collocatori" hanno messo in atto strumenti finanziari in grado di proteggerli da eventuali problemi nell?operazione. Per quale motivo ? 5) I costi e le commissioni di collocamento dei bond Parmalat riconosciute alle banche estere coinvolte, sono in linea con i livelli correnti di mercato o sono superiori ? 4) Chi istruisce pratiche di fido per valutare l?affidabilità di un cliente, sa che alcune poste (specie se attive ed un po? anomale) vanno verificate adottando una serie di strumenti a disposizione: richiesta di informazioni ad altra filiale della stessa banca, richiesta di informazioni commerciali ad altra banca; interrogazione alla Centrale rischi della Banca d?Italia; richiesta diretta al debitore indicato ecc. Perché nessuno ha pensato bene di alzare il telefono e sentire la Bank of America? Forse perché la "pratica Parmalat" faceva parte di quelle che "non serviva" riclassificare? 3) Come mai i 3,8 miliardi di euro presso la Bank of America ? attestato da un documento risultato falso ? non avevano (sembrerebbe) un centesimo di remunerazione come deposito? Perché nessuno ha chiesto la motivazione di un tale trattamento ? In Italia, 7.500 miliardi di vecchie lire avrebbero spuntato almeno il 2 per cento, cioè 150 miliardi annui di interessi. 2)Come mai la Banca Commerciale Italiana ha chiuso ogni rapporto con Parmalat già dal 1997 ? 1) Come mai, Mediobanca ? entità finanziaria da mezzo secolo onnipresente nelle vicende del capitalismo familiare italiano - da circa un decennio non ha più voluto avere coinvolgimenti ?professionali? nell?attività di Parmalat ?

22/02/2004

Documento n.3762

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