Il PuntO. Anatocismo. Almeno un contrattino-tipo di conto corrente bancario!

in Il Punto

Il PuntO. Anatocismo. Perché Bankitalia non butta giù un contrattino-tipo di conto corrente bancario? Di Mauro Novelli ( 27.11.2004)

In merito alle conseguenze franate sul sistema creditizio a seguito della definitiva sentenza della Cassazione sull’anatocismo, non ci aspettavamo – né ci aspettiamo - grandi iniziative dalla Banca d’Italia, Autorità di controllo del settore. Attendevamo, però come minimo, un commentino, una iniziativa di bandiera, un simulacro operativo da poter contrabbandare almeno come attività di “governo” dell’Istituto centrale. Con molta probabilità, pudicamente, Banca d’Italia si astiene da ogni azione per una serie di motivi, non ultimo quello relativo alla sua decennale “distrazione” su tutte quelle “vicende” creditizie che, imposte dalle banche agli utenti, hanno dato luogo allo strapotere del settore creditizio sul sistema economico del paese nel suo complesso ed ai guasti che tutti dobbiamo provvedere giornalmente a sistemare. Poi, ci disperiamo per la perdita di competitività………… Probabilmente, Via Nazionale sta cercando – con un po’ d’affanno - una via d’uscita alla triste e prevedibile situazione in cui l’Abi ha cacciato l’intero settore; ma, come sempre, preferisce cercare scorciatoie sul versante politico, in grado di mantenere le rendite di posizione, piuttosto che sul fronte operativo, in grado di migliorare l’efficienza del settore di sua competenza, e la competitività del sistema Italia. Con un problema: fino al 2006, i politici saranno distratti da altri impegni, e non sembrano molto attenti ai richiami di chi richiede qualche favoretto di ritorno (salvo richieste ineludibili). E’ preferibile lasciare la palla al prossimo governo (da chiunque formato), il quale può contare su un maggior tempo a disposizione degli elettori per digerire l’eventuale intervento somministrato d’imperio all’apparato economico (produzione e consumo) del Paese. D’altra parte, anche la “legge sul risparmio” non vedrà la luce finché i personaggi interessati non troveranno, attraverso una sistematina che nulla ha a che fare con gli interessi del paese, nuovi equilibri puramente interpersonali e di potere. In attesa di tempi meno elettorali, ci sentiamo però di fare una richiesta minimalista all’Autorità di controllo (oggi, Banca d’Italia, domani – speriamo - l’Antitrust). Eccola. L’art. 117 comma 8 del TUB (Testo unico delle leggi in materia bancaria) definisce una precisa possibilità per l’istituto di emissione: “La Banca d’Italia può prescrivere che determinati contratti o titoli, individuati attraverso una particolare denominazione o sulla base di specifici criteri qualificativi, abbiano un contenuto tipico determinato. I contratti e i titoli difformi sono nulli. Resta ferma la responsabilità della banca o dell’intermediario finanziario per la violazione delle prescrizioni della Banca d’Italia.” Alla luce dei disastri generati da testi contrattuali “malfatti” ed imposti dall’ABI alle banche associate, la Banca d’Italia fornisca la nazione di un articolato/traccia di contratto di conto corrente più equilibrato, non dico orientato – come nei paesi civili - a favore del cliente, la parte più debole, ma almeno in linea con le leggi vigenti. Solo questo chiediamo alla Banca d’Italia. Un piccolo scatto di efficacia, pur consapevoli dei problemi e dei vincoli che ad essa derivano dai loro proprietari: l’istituto di Via Nazionale è un “Istituto di diritto pubblico” (art. 20 del Regio Decreto n°375/1936), ma le quote del suo capitale sociale (155.000 euro circa, originari 300 milioni delle vecchie lire) sono possedute da privati. Per inciso, i cinque maggiori azionisti (definiti “Partecipanti”) sono: GRUPPO INTESA con il 27,2 % delle quote; GRUPPO SAN PAOLO con il 17,23 %; GRUPPO CAPITALIA con l’11,15 %; GRUPPO UNICREDITO con il 10,97 % ( con le sole prime quattro banche siamo già al 66,90 per cento del totale); ASSICURAZIONI GENERALI con il 6,33 % ( ed arriviamo al 73,23 per cento). Più altre banche, compagnie di assicurazione, INPS. Anche utili ed aiutini sono privatizzati. Nel 2003 l’Istituto di diritto pubblico “Banca d’Italia” ha distribuito utili ai Partecipanti per un importo complessivo di € 45.234.600. Di questi, appena € 15.600 (quindicimila600) di diritto, in base ad una percentuale sulla ripartizione degli utili. Il resto, € 45.219.000 (euro quaranticinquemilioniduecentodiciannovemila) per atto di liberalità del Governatore e del Consiglio Superiore a favore dei proprietari sulla scorta di una clausoletta dello statuto (art. 56). Allo Stato solo € 31.422.757. (Fonte "Il bilancio della Banca d’Italia 2003" pag 63 in http://www.bancaditalia.it). Trascuriamo, in questa sede, i problemi del “signoraggio”[ si veda in altre pagine del sito]. E’ evidente che, dopo aver italianamente accettato la proprietà privata di un Istituto di diritto pubblico, altrettanto italianamente, non possiamo pretendere che il controllore, i cui padroni sono i controllati, abbia una attività rivolta agli interessi generali, prima che a quelli padronali. Ma un tentativo di raddrizzar la schiena sul contrattino di conto corrente potrebbe anche scappargli: saremmo disposti perfino a privarci degli irrinunciabili richiami di Fazio all’etica finanziaria.

06/12/2004

Documento n.4285

Sostieni i consumatori, sostieni ADUSBEF!

Puoi sostenere ADUSBEF anche attraverso il 5 x 1000: in fase di dichiarazione, indica il codice fiscale 03638881007

Informativa sull'uso dei Cookies

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.OK