Il ConsigliO. Accendere un mutuo fondiario. Attenzione!

in Il Consiglio

Il ConsigliO. Accendere un mutuo fondiario. Attenzione!
Di Mauro Novelli - 14.7.2005

Le informazioni fornite sui mutui fondiari dal presidente dell’Abi, Maurizio Sella, nella relazione annuale, sono preziose: “Le condizioni molto favorevoli del mercato spingono le famiglie italiane a preferire contratti a tasso variabile: i 4/5 di quelli in essere. Questa quota è ancora più elevata per i nuovi flussi, il 90 per cento dei quali è stato acceso ad un tasso indicizzato a parametri di mercato monetario. Attualmente, il tasso annuo effettivo globale è pari al 3,82 per cento a fronte del 3,95 nell’area euro. Va da sé che ai vantaggi derivanti dal pagamento di rate di importo contenuto si contrappongono i rischi connessi alla possibile futura risalita dei tassi; di ciò le nostre banche rendono consapevoli i mutuatari”. Due le informazioni: 1) Almeno l’82 - 85 per cento dei mutui in essere è a tasso variabile, la cui entità della rata è cioè soggetta all’andamento di mercato del parametro sottostante (in genere l’euribor). 2) Le banche hanno avvisato del fatto che se i tassi si muovono nel senso di una crescita, i mutuatari con contratti a tasso variabile dovranno sopportare rate crescenti. Oggi, il tasso di riferimento della Banca Centrale Europea è al 2 per cento. I tassi medi rilevati da Bankitalia nel primo trimestre dell’anno sono pari al 3,86 per cento, per i mutui a tasso variabile, e del 5,16 per cento per i mutui a tasso fisso. Gli analisti finanziari ipotizzano tassi in crescita nel lungo periodo. In queste condizioni, una banca che promuovesse mutui a tasso fisso, sarebbe – secondo i parametri operativi correnti – da interdire. Ed infatti, il sistema conta oltre l’ 80 per cento di mutui con contratto a tasso variabile. Ma le banche avvertono: “Va da sé – sostiene il presidente dell’Abi - che ai vantaggi derivanti dal pagamento di rate di importo contenuto si contrappongono i rischi….”[vedi sopra]. Nulla da eccepire ? No, se non fosse per quella qualifica che Sella dà delle rate di un mutuo a tasso variabile: “rate di importo contenuto”. Facciamo due calcoli. Un mutuo di 100.000 euro, a 15 anni, con tasso variabile (3,86 %) comporta una rata mensile pari a 732 euro. Un mutuo di pari importo e durata, a tasso fisso (5,16 %) determina una rata di 799 euro ( 67 euro in più del precedente). E’ commovente sostenere - come fa Sella - che una rata di 732 euro (tasso variabile) è talmente “contenuta” rispetto a quella di 799 (a tasso fisso) da far trascurare al cliente il rischio di un aumento dei tassi a medio lungo termine. Alle corte: il bancario chiede: “Con questo tipo di mutuo pagherà una rata mensile di 732, e volendo possiamo farlo anche a 25 anni, con rata ulteriormente ridotta; con l’alto, pagherà una rata di 799 euro, e la durata non va oltre i 15 anni. Quale sceglie?“. Voi che cosa scegliereste? Raccomandazione: invitiamo i futuri mutuatari a stipulare, alle condizioni attuali e con le attuali tendenze, mutui a tasso fisso. Ci auguriamo che i tassi di mercato non si muovano verso l’alto, perché metterebbero in difficoltà i titolari di mutui a tasso variabile. In ogno caso, Sella mette le mani avanti: le banche avevano informato e fin dal 2005.

18/07/2005

Documento n.4875

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