Riceviamo e pubblichiamo: "Relazione sulla speculazione, sugli speculatori, sulla Consob". A cura di Biagio Milano (esperto finanziario indipendente)

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RELAZIONE completa sulla speculazione, sugli speculatori , sulla Consob. La speculazione non e’ una entita’ astratta, ma e’ qualcosa di concreto che muove i mercati finanziari e manovra gli stessi a proprio piacimento. Nasce grazie all’apporto di fondi hedge e da societa’ che usano le HFT (High Frequency Trading: a breve spieghero’ meglio), che hanno un capitale spesso 20 o più volte maggiore di qualunque banca tradizionale, grazie alla leva finanziaria che posseggono (detta marginazione: cioè trasformano un capitale di 10 in uno di 1000). Speculano (spesso piu’ al ribasso: ossia, shortano) qualunque genere di titolo. Cosa vuol dire shortare? E’ molto semplice: vendono , anche massicciamente, amplificandone il movimento in discesa tramite l’uso delle HFT, azioni o derivati, oppure titoli del debito pubblico (questi ultimi da qualche periodo) , senza possederli (pratica del “prestito titoli”). Spiego con un esempio concreto: ogni banca oggi offre la “marginazione” e lo “short selling”. Se io posseggo per esempio solo 500 euro la banca può offrirmi la marginazione: in tal modo puoi avere i soldi per comprare o shortare (ad esempio) 1350 euro di Unicredit , che vale 1.35 euro. Cosi’ io vado in banca e chiedo di shortare 1000 Unicredit a 1.35 euro. In questo caso io guadagnero’ solo se Unicredit scende da quel prezzo. In sostanza nel portafoglio mi trovero’ scritto (meno) – 1000 Unicredit (e non + 1000). Se Unicredit crolla a 1, io mi compro le mie 1000 , vado a zero, e guadagno sulla differenza in discesa tra 1.35 ed 1 euro. Con le HFT (software che sfruttano algoritmi velocissimi e connessioni ad internet velocissime), amplificano sia la velocita’ (volatilita’) che le quantita’ in vendita, terrorizzando i mercati con improvvisi Flash Crack (come accaduto al mercato americano il 6 maggio 2010). Speculare al ribasso e’ piu’ semplice e oltretutto piu’ redditizio, perche’ se una azione scende da 10 a 5 perde 5 euro e perde il 50%. Mentre se sale da 5 a 10 euro, recupera sempre 5 euro, ma fa piu’ fatica perche’ dovra’ percorrere il 100%. Molti sono i fondi speculativi attualmente presenti sui mercati finanziari. Attaccano i paesi di solito piu’ deboli politicamente o economicamente, shortando azioni e derivati (in particolare i futures sull’indice) e (da qualche tempo) cosa ancor piu’ grave come detto, titoli del debito pubblico di quel paese. Di conseguenza creano panico e perdite ingenti, per gli investitori piccoli e per lo stato (che con l’attacco ai titoli del debito pubblico deve rifinanziarsi a costi piu’ alti). Esempio tipico del danno allo stato e’ quello che e’ successo nella settimana compresa tra il 07 e il 12 luglio 2011, come segnalato al giudice Michele Ruggiero .Tutto questo e’ sempre ben orchestrato, perche’ gli speculatori hanno in mano giornali, mass media e agenzie di rating. Faccio un esempio concreto: Warren Buffett possiede una societa’ chiamata Berkshire Hathaway. Questa possiede a sua volta il 19.1% di Moody’s (nota agenzia di rating) , oltre ad altre banche e societa’ finanziarie, e possiede anche giornali come il Washington Post e il Business Wire. A sua volta dentro Moody’s (a comporne l’azionariato) ci sono fondi che investono e speculano sui mercati: società come Capital Research Global Investors (10,30%), Capital World Investors (10,03%) e Fidelity Management & Research (9,61%). Ognuno di questi azionisti controlla asset in ogni settore dell’industria e della finanza (inclusi bond stranieri) per centinaia di miliardi di dollari. Dentro moody’s c’e’ anche un altro fondo che specula, per esempio, in italia: il fondo Blackrock. BlackRock partecipa Moody’s col 3.28% ed e’ il sesto azionista del gruppo; Guarda caso allo stesso modo tutto questo vale per Standard&Poor’s: Standard & Poor’s fa parte del gruppo McGraw-Hill, public company quotata alla borsa di New York, attiva nell’editoria e nei servizi finanziari. Tra l’altro, controlla il settimanale Business Week. Come detto, L’azionariato di McGraw-Hill è molto simile a quello di Moody’s, anche se con un grado inferiore di concentrazione proprietaria: al primo posto c’è Capital World Investors (presente anche in Moody’s) con il 7,69%, quindi T. Rowe Price Associates (6,67%), la solita BlackRock Global Investors (4,39%), e un altro investitore presente in Moody’s ovvero Fidelity Management & Research (3,86%). Nel 2009 i Credit Market Services di S&P hanno fatturato 1,74 miliardi di dollari, contribuendo in maniera sostanziale al fatturato del gruppo: quantificabile in 5,95 miliardi di dollari (con utili di 1,17 miliardi). Non poteva mancare, nella lista degli speculatori, ne’ Goldman Sachs ne’ Morgan Stanley, finiti nel mirino della S.E.C. Americana (corrispondente alla nostra Consob) per via delle su citate HFT: cosa sono questi strumenti e come funzionano ? Le HFT (High Frequency Trading) sono dei Computer (hardware) sui quali vengono installati dei Software (algoritmi) tali che permettono attraverso anche l’ausilio di alcune societa’ di telecomunicazioni (linee internet dedicate) e informatica, di inviare ordini a mercato con una velocita’ pari a 0.03 millisecondi, addirittura spesso “aggirando” il broker e inserendo direttamente gli ordini sull’”exchange”. Le HFT lavorano un gran numero di operazioni , operando soprattutto sui derivati e su titoli azionari con discreti volumi: elaborano analisi con dati Tick by Tick (volumi). Le HFT sono gestite direttamente da societa’ che danno poi il servizio agli Hedge Fund. Goldman Sachs ha finanziato gran parte di queste societa’. Oggi 1/3 dei volumi HFT li ha proprio Goldman Sachs, tramite fondi speculativi. In Europa, Londra e’ la capitale delle HFT. Ma “residenze” importanti per questi strumenti sono anche a Singapore, Chicago e NewYork. Le “societa’ HFT” piu’ importanti non passano mai attraverso un broker per mandare l’ordine a mercato, come scritto, ma inviano l’ordine direttamente sull’ ”exchange”. Per questo motivo la maggior parte delle case d’affari HFT ricercano immobili vicinissimi al luogo dell’”exchange”. A meno metri si sta da loro, minore e’ la velocita’ di immissione ordine in quel mercato. Nel 2010 piu’ del 75% degli ordini alla borsa di Londra sono inseriti tramite algoritmi. Il perche’ e’ spiegato: un rapporto pubblicato nel mese di agosto 2009 dal Gruppo TABB negli Stati Uniti, a, ha stimato che le 300 società di intermediazione mobiliare ed hedge fund specializzati in questo tipo di commercio ha avuto profitti per US $ 21 miliardi (la sola Golman ha registrato profitti per 6.94 miliardi di dollari). A parte l’assoluta impossibilita’ di contrastare questi strumenti per un trader o un broker “comune” (e quindi l’illiceita’ degli stessi e’ evidente: perche’ il mercato deve essere identico per tutti), l’abuso che se ne sta facendo causa danni elevati in tutti i mercati: per esempio il 6 maggio 2010 sulla borsa di New York si e’ assistito ad un Flash Crack causato proprio dalle HFT, e la SEC apri’ un’inchiesta per tale evento. Il Dow Jones in pochissimi minuti , 3 minuti (verso sera, e dopo una seduta ordinaria) perse ben 58 punti , e poi nei successivi 9 minuti riguadagno’ 62 punti. 3 minuti per un crack da miliardi di dollari. Il Wall Street Journal (conosciuto piu’ volte per le sciocchezze dette sul crack dell’euro e dell’italia) scrisse ufficialmente che a causare il mega ribasso fu un errore di trascrizione di un grosso ordine! A dimostrazione di come il giornale falsifico’ le cose, quando si fa un errore si richiede lo “SPIKE”: e l’errore viene immediatamente corretto, facendo ritornare tutto alla normalita’. Li invece non ci fu alcun errore, nonostante la comunicazione/spiegazione ufficiale: e alla fine il Dow Jones termino’ la seduta con un ribasso del 6%. Le HFT vanno proibite perche’ “anticipano”, falsando il mercato , qualunque ordine di un normale trader o broker: viene meno cosi’ la concorrenza e la trasparenza del mercato. E nonostante segnalazioni rilevanti, la Consob consente questo genere di strumenti; essi hanno avuto una presenza sempre maggiore dopo la fusione tra la nostra borsa e la borsa londinese, guarda caso. E visto che Borsa Italiana, divenuta una s.p.a. , guadagna da ogni transazione che avviene sui mercati, sulla quale ciascun broker deve riconoscerle un corrispettivo, la domanda e’: meglio avere poche transazioni, oppure delle “macchinette” che fanno passare migliaia di ordini al giorno ? Ma e’ tutto “manipolato” dai soliti soggetti, che sono presenti a Londra e a New York, e principalmente, come riferito, una delle societa’ piu’ “invischiata” nelle speculazione e’ proprio la McGraw-Hill (quella che ha presente nel suo azionariato la cara Standard&Poors). Le manipolazioni partono dalle materie prime: Il prezzo grezzo della benzina, all’uscita dalle raffinerie, è determinato dalla “Platts”, una società che fornisce le quotazioni base per i prezzi dei prodotti energetici e petrolchimici, condizionando in questo modo il costo della benzina intesa come materia prima (33% del prezzo finale), cui si aggiunge il margine lordo operativo (7%, quello su cui le liberalizzazioni possono avere un’influenza) e le tasse (60%), ovvero le accise e l'iva elencate nell’articolo “la verità sul prezzo della benzina”. Ma “Platts” è una costola di McGraw-Hill. A partire dai prodotti petrolchimici, naturalmente, oltre alla benzina si sviluppa tutta una serie di industrie di fondamentale importanza, compresa quella della plastica, dei materiali per le imbarcazioni e dei tre quarti degli oggetti che utilizziamo ogni giorno. Quindi abbiamo il triangolo: Standard&Poors – McGraw-Hill – Platts Dunque McGraw-Hill da un lato condiziona il mercato a partire dalle materie prime, cioè dal basso. Dall’altro condiziona il mercato influendo sul rating dei grossi gruppi, delle banche, delle assicurazioni e degli stati, cioè dall’alto. E come se non bastasse condiziona gli ingranaggi con i quali il mercato funziona, formando intere generazioni di economisti e insegnando loro come devono comportarsi di fronte alle condizioni che loro stessi contribuiscono a determinare, cioè dall’interno. A mero titolo di curiosità: McGraw-Hill ha sede nel Rockefeller Center, a New York, un complesso di 19 edifici ad uso commerciale costruito durante la grande depressione americana da John D. Rockefeller, il padre di David Rockefeller, il grande banchiere statunitense che nel 1973 ha fondato la Commissione Trilaterale. Poteva McGraw-Hill non avere una banca? Certo che no: la McGraw-Hill Federal Credit Union, che nel 2008 ha evitato di subire pesanti perdite dalla crisi, liberandosi in tempo dei prestiti a rischio. Torniamo alla meravigliosa Moody’s: In un articolo del 23 giugno scorso Moody’s mise sotto osservazione il rating di 16 istituti di credito italiani, a suo modo di vedere troppo esposti verso il debito dei paesi periferici. Non fece pero’ altrettanto con istituti Inglesi o tedeschi o francesi, complessivamente molto piu’ esposti delle nostre banche verso quei paesi, ed in misura pressoche’ decuplicata. Osserviamo infatti le esposizioni delle nostre banche nel grafico sotto riportato: In un articolo apparso meno di un anno fa , il sole24ore scriveva che l’esposizione , ad esempio, sui titoli del debito della Grecia risultava la seguente : “L'esposizione delle banche italiane in Grecia è molto distante da quella verso la Germania, al primo posto con 300,4 miliardi di dollari (sempre a giugno), l'Austria, seconda con 117,3 miliardi, la Francia (37,5 miliardi), il Lussemburgo (33,1 miliardi) e l'Irlanda (22,7 miliardi). (Il Sole 24 Ore Radiocor)” Sempre in riferimento alla esposizione verso un altro paese a rischio, come il Portogallo, un articolo del 25 marzo 2011 apparso sull’ ANSA riportava quanto segue: ROMA, 25 MAR 2011- Le banche italiane sono poco esposte verso il Portogallo. Il totale dei finanziamenti nel paese, secondo i dati della Bri aggiornati a fine settembre ammonta ad appena 4,8 miliardi di dollari (circa 3,4 miliardi di euro). Forte la distanza dagli istituti spagnoli, che in Portogallo controllano anche delle banche locali, la cui esposizione nel paese lusitano ammonta a 86 miliardi. Seguono quindi le banche tedesche con quasi 40 miliardi, le francesi (37 miliardi) e britanniche (25 miliardi). Infine verso l’irlanda: ROMA - (S. Ta.) La Banca d' Italia in merito alla esposizione dei nostri istituti di credito verso l’irlanda, riferiva: Un riesame di cifre - sostanzialmente già conosciuti dalla Vigilanza - ha confermato la posizione relativamente tranquilla degli istituti italiani rispetto a quella di banche di altri Paesi europei. Secondo i dati di via Nazionale, che ha attinto anche ai calcoli della Bri, compresi i crediti interbancari, il sistema italiano è esposto verso Dublino per 18 miliardi di dollari contro i 184 della Germania, i 188 del Regno Unito, i 60 della Francia, i 59 degli Usa e i 30 del Giappone. Superiore è l' esposizione delle banche italiane verso la Spagna, 31 miliardi di dollari, mentre è inferiore, 7 miliardi di dollari, verso la Grecia e il Portogallo. Perche’ dunque attaccare l’Italia con quell’articolo che minacciava un taglio netto del rating delle nostre banche , nonostante molte erano, in misura infinitesimale, esposte rispetto alle concorrenti tedesche o inglesi ? Soprattutto perche’ Moody’s non ha mai citato l’inghilterra come uno dei paesi piu’ a rischio visto la crisi economica che sta attraversando e l’enorme esposizione dei suoi istituti di credito verso paesi che la stessa Moody’s dichiara essere al limite del fallimento ? Allora hanno cambiato strategia, accortisi della sciocchezza che a Giugno era stata detta: e hanno trovato il modo di “attaccare il debito pubblico italiano, paese sano e di risparmiatori, e con un rapporto deficit/pil pari al 4.5%. E, di conseguenza, hanno , attaccando il nostro debito pubblico, trovato la scusa per attaccare anche le nostre banche, maggiormente esposte proprio nei nostri titoli di stato”. E’ talmente a rischio l’italia che riporto numericamente un esempio economico lampante per fare capire come siamo messi: la grecia ha un rapporto deficit/pil pari al 12.5% ed un tasso di disoccupazione al 15%; come la Grecia, l’America e’ nelle stesse condizioni: rapporto deficit/pil pari al 12% e disoccupazione al 9.63%! Si , proprio la grande america, visto che non e’ un popolo di risparmiatori. E l’Italia ? L’italia ha un rapporto deficit/pil pari al 4.5% e un tasso di disoccupazione pari al 8.6%. Chi sta dunque messa peggio ? Perche’ non vengono attaccati i titoli del debito pubblico Americano ? O quelli del debito pubblico Inglese ? Vediamo anche cosa accade in altri paesi, storicamente ed attualmente considerati molto piu’ a rischio dell’italia proprio per sottolineare chiaramente come da noi agisce solo la speculazione: Investire nei titoli di Stato della Romania è oggi rischioso come comprare un Btp italiano. Almeno è questo che dicono i mercati con i cds, credit default swap, contratti di assicurazione che misurano il rischio di fallimento di uno Stato. Il cds romeno vale 293 punti, quello italiano è arrivato a 350 punti. Il nostro rating però era nettamente migliore di quello di Bucarest. S&P aveva assegnato all’Italia un giudizio A+ (abbassato solo a meta’ gennaio 2011 a BB+), contro il giudizio BB+ attribuito a Bucarest. Anche per Moody’s la qualità del nostro debito pubblico, AA2, è migliore rispetto a quello rumeno, Baa3. Ma questo ancora una volta non significa niente per i mercati. Dopo l’ultima tempesta che si è abbattuta sui nostri titoli di Stato, i rendimenti sul decennale sono schizzati a 6%, non lontano dal 5,95% della Romania!! Ma se Bucarest è al nostro livello, ci sono molti altri Paesi in Europa che secondo il mercato sono più attraenti dell’Italia. La Bulgaria ha decisamente meno chance di fallire dell’Italia con un cds a 287 punti contro il nostro a 299. Una situazione premiata anche sul mercato delle obbligazioni. Il titolo di Stato decennale bulgaro offre un rendimento del 5%, inferiore di circa 95 punti base rispetto al nostro. Eppure, per le tre agenzie di rating l’Italia merita un giudizio migliore rispetto alla Bulgaria, a cui S&P e Fitch assegnano un rating BBB e Moody’s Baa3. Per restare in Europa, Lituania e Polonia vantano cds rispettivamente di 50 e 100 punti sotto quelli del nostro Paese. Il rendimento del decennale polacco è del 5,25%. Guardando le quotazioni dei cds, si scopre che anche in SudAmerica ci sono tanti Paesi meno rischiosi dell’Italia (secondo la cara speculazione !). E non stiamo parlando solo del Brasile, una delle locomotive della crescita mondiale, con l’economia che registra uno sviluppo del 7,5% all’anno. La Colombia e il Perù sarebbero più attraenti dell’Italia! Il Perù vanta un cds a 166 punti, la metà del nostro, ma il rendimento dei titoli di Stato a 9 anni (a 10 non sono stati emessi) è all’11%. Anche la Colombia con 152 punti di cds offrirebbe un rischio di default inferiore al nostro, eppure i rendimenti del decennale sono al 7,8%. Guardando a Oriente, si può avere l’imbarazzo della scelta tra l’Italia e il Barhein: entrambi infatti offrono un rendimento intorno al 5,80%. Per le tre agenzie di rating non c’è dubbio il nostro Paese ha un rating migliore, contro il Baa1 di S&P per il Bahrein e il BBB di Fitch. Al di là della retorica, sul mercato si sono create delle evidenti esagerazioni dovute a un eccesso di speculazione. E’ vero che il nostro Paese ha uno dei debiti pubblici più alti del mondo. Eppure peggio di noi c’è il Giappone con un debito pari al 223% del Pil. Il decennale giapponese però offre un rendimento all’1,1% e per le agenzie il Paese merita un rating simile al nostro. Mentre dee noi offre un rendimento di oltre il 5%! L’unica differenza con il Paese del Sol levante è che il 44% dei titoli di Stato italiani sono in mano a investitori esteri (i veri speculatori) contro il 4% di quelli giapponesi. Insomma i nostri titoli sono sul mercato, esposti alle scorribande della speculazione, mentre quelli giapponesi no. Un paese come l’italia, che ha quasi 90 MLD di dollari in oro, la quarta per posizione a livello mondiale e il triplo della cina) puo’ secondo voi essere oggetto di questa “fantasiosa” speculazione? Detto questo , l’unica agenzia che fino ad ora invece ha avuto un comportamento “abbastanza” trasparente e’ stata l’agenzia Fitch (che tutto sommato ha un azionariato ben diverso da Moody’s e S&P). Mentre le altre fanno cio’ che desiderano, con fondi da miliardi di dollari, mass media e giornali. Moody’s, lo ricordo, e’ quella che aveva detto, tre giorni prima del suo fallimento, che la banca d’affari Lehman Brothers meritava la tripla A, e che la Enron non sarebbe mai potuta andare in default (ci ando’ qualche mese piu’ tardi). Ed e’ quella che non si accorse (e sul perche’ , basta guardare composizione azionariato) dei grossi danni che avrebbero provocato i mutui subprime, mentre l’FBI americana lanciava questo allarme gia’ nel febbraio 2006! Da una approfondita ricerca di Adusbef e Federconsumatori su oltre 1000 report effettuati da queste agenzie, si e’ constatato che tali rating sono risultati errati o non veritieri addirittura nel 91% dei casi. Veniamo al concreto: queste Agenzie sono vulnerabili ? Certo che lo sono, perche’ ad ogni modo debbono sottostare alla giurisdizione del paese nel quale insinuano la loro agenzia. Pero’ e’ altrettanto chiaro che la legge ti viene incontro se c’e’ una istituzione che tutela il risparmio, pone in essere delle regole ferree per attuare questa tutela. Quindi se le regole vengono violate, scatta il danno! Si puo’ ben indagare Moody’s (e anche Standard&Poor’s) per aggiotaggio e turbativa di mercato, soprattutto perche’ han detto delle immani falsita’; ma la cosa grave sarebbe scoprire che alla Moody’s e’ correlato qualche fondo che shortava il mercato italiano sulla base delle sciocchezze che Moody’s sosteneva o avrebbe sostenuto. Ad ogni modo a parte questo non possiamo accusare nessun altro di alcun illecito, proprio perche’ la Consob non ha adottato la giusta politica di protezione del risparmio. E mi spiego: se avesse bloccato come richiesto da piu’ parti e come poi pubblicato dal presidente Lannutti (ADUSBEF), le vendite allo scoperto (short) nella misura in cui doveva (vedi allegato 2) , allora tutti i fondi che vendevano avrebbero commesso piu’ di un illecito. Consob, come ho gia’ detto, cosi’ facendo rischia di tutelare la speculazione, rendendosi responsabile tanto quanto lo e’ Moody’s di quanto accade. Del resto il ragionamento e’ semplice: se in una casa in cui io posseggo gioielli e di cui io sono custode, lascio la porta aperta e mi entra il ladro a rubare, sono colpevole quanto il ladro! Consob deve tutelare il risparmio, l’investitore e gli interessi generali. Tuttavia gli errori di questa istituzione partono da lontano: nel 1998 Consob introdusse una norma che impediva di visualizzare i codici delle controparti (brokers) sui tabulati, con la scusa della privacy. Da quel momento tutti sospettammo che la norma fu fatta su pressione di banche d’affari e hedge fund speculativi, perche’ andava a discapito della trasparenza (molto piu’ importante della privacy!). In sostanza se una grossa banca d’affari speculava su un titolo azionario, prima dell’introduzione della norma potevamo visualizzare i codici di quel broker e magari stare lontani da quella speculazione. Dal 1998 cio’ non fu più , stranamente, possibile: sara’ un caso, ma da allora sulla nostra borsa abbiamo assistito a periodi speculativi mai visti in tanti anni di storia, e sempre piu’ crescenti. Anche se l’aice lo abbiamo toccato dopo la fuzione con la Borsa Londinese. Se Consob vuol davvero essere considerata una istituzione seria con lo scopo che si prefigge, innanzi tutto dovrebbe cancellare immediatamente questa norma del 1998, necessaria a smascherare chi specula e in quale misura. Dopo di che dovrebbe, e lo puo’ fare con una delibera, inibire i fondi esteri che continuano a shortare i nostri mercati, speculando al ribasso: se tu sei tutrice del risparmio, e osservi che da mesi vi sono fondi (soprattutto di provenienza anglo-americana) che continuano massicciamente a shortare i finanziari in italia, non ti poni il problema di quanti investitori subiranno perdite ingenti da tutto cio’ ? Sarebbe stato sufficiente interfacciarsi con Borsa Italiana e chiedere i tabulati sulle azioni e obbligazioni colpite, per verificare quello che e’ un lecito sospetto, ovvero che la discesa prepotente di questi titoli deriva da massicce vendite allo scoperto di broker (soprattutto) Inglesi e americani. Ora, tornando alle 2 agenzie poste sotto osservazione (Moody’s e S&P), risulta evidente il collegamento che queste hanno con mass media, giornali e fondi di investimento speculativi, per via della composizione dell’azionariato. Non sono quindi organismi capaci di dare un giudizio serio e disinteressato. Inoltre sappiamo bene che a loro volta i fondi di cui fanno parte hanno altri collegamenti con tante altre societa’ finanziarie, perche’ le amicizie “interessate” in questo campo sono elevate: mi spiego meglio dicendo che un miliardario come Warren Buffett, dentro nell’azionariato di Moody's, ha ovviamente informazioni privilegiate che non potra’ non riferire, facendo due chiacchiere con un aperitivo, all'altro miliardario americano come George Soros. Tanto che diversa stampa americana ha riferito di avere visto i due in piu’ occasioni assieme! Per concludere vi sono le basi per inibire queste agenzie dal porre in essere le loro analisi in tutta Europa, sia che esse siano analisi sugli Stati europei, sia sulle aziende europee. E questo perche’ tra l’altro dai loro “interessati” rating derivano una serie di problematiche legate al fatto che molti Fondi Comuni o Fondi Pensione sono costretti a vendere , per contratto, i titoli del debito di un paese ingiustamente declassato (come accaduto all’italia) sulla base dei loro giudizi. Una cosa incredibilmente assurda, visto i pasticci combinati nei loro “imprecisi” e “fantasiosi” rating! La normativa prevede l’arresto per aggiotaggio e manipolazione di mercato, e in questo senso auspico che ci sia la volonta’ ferrea di dimostrare durezza contro le stesse. Ma non sara’ sufficiente : e’ altresi’ essenziale che si blocchino soprattutto gli speculatori che stanno dietro queste agenzie, e i fondi speculativi che shortano sulla base delle voci infondate diffuse ad arte dalle stesse. Perche’ le agenzie di Rating, tutto sommato, sono solo le pedine della speculazione. Esse hanno interessi palesemente contrastanti con gli interessi generali, poiche’ hanno le mani in pasta ovunque. E’ subito necessaria una azione concreta, che parta dalla Consob, oppure dal Governo, o dalla Magistratura, atta a bloccare il prima possibile le vendite allo scoperto soprattutto cominciando dai titoli del debito pubblico. Lo potra’ fare la Consob con una delibera, o il Governo con un decreto, o se necessario, la magistratura, per proteggere interessi di carattere generali. Si rischia un crack dello stato solo perche’ due studenti inglesi o americani davanti ad un PC, pagati da una banca d’affari, speculano , divertendosi , sui titoli di stato italiani, creando panico e perdite ingenti alle persone e allo stato. Ritornando agli errori della Consob, come detto spesso e’ pachidermica nelle decisioni: non si muovono celermente quando dovrebbero, e non attuano le misure necessarie per calmierare i mercati, quando potrebbero. Cosa doveva fare la Consob ? Nel 2009, quando furono fermate le vendite allo scoperto, fu attuata una normativa insufficiente a calmierare i mercati, perche’ non fu impedito ai fondi esteri (con maggiore presenza e liquidita’) di vendere allo scoperto sul mercato. Solo i brokers (e i traders) presenti in italia dovevano rispettare questa norma: una cosa assurda, perche’ tutti noi traders sapevamo bene che le maggiori speculazioni (proprio come accade anche oggi) arrivavano dall’inghilterra e dall’america. Consob lo sapeva pure, e poteva bastare una riunione d’urgenza per chiedere l’inibizione (almeno nello short selling naked : ossia quella con prestito titoli) sui mercati italiani di questi soggetti fino a data da destinarsi. In questo modo avrebbe bloccato tutta la speculazione possibile. Invece non lo fece. Poi la decisione e’ stata presa tardivamente: a ottobre 2011. Ma ultimamente la normativa e i controlli della Consob si sono dimostrati nuovamente inefficaci: lo avvalora l’ultimo caso Unicredit , che tra il 3 e il 7 gennaio del 2012 in sole quattro sedute (e dopo gia’ diverse discese) perse oltre il 50% ! Consob dichiaro’ che erano probabilmente “short selling” incontrollabili, in parte ammettendo la sua assoluta incapacita’ di verifica e restrizione davvero efficace, in casi del genere. Pensiamo solo che queste cose , tra giugno ed agosto 2011 sono state all’ordine del giorno, creando perdite enormi nel nostro mercato azionario. E per colpaa della legge 98 sull’impossibilita’ di verificare la controparte, noi traders e l’opinione pubblica non puo’ sapere chi ha la colpa di queste vendite! La speculazione di certo fa parte del gioco dei mercati, ma non quando diventa cosi’ pressante e dannosa: questa e’ una speculazione che fa solo male al mercato e che di buono non ha nulla, perche’ colpisce anche i titoli del debito pubblico, potendo ben creare una crisi di sistema mai vista. E loro lo sanno: ma si divertono a farlo perche’ in Italia sanno di non trovare ostacoli, perche’ non e’ presente un organismo vigilante rigido e ferreo. Quando io ,nel Febbraio 2009 e poi nell’agosto 2011 , chiesi a Consob piu’ volte perche’ non avesse vietato quelle vendite, Consob mi disse che dall’estero arrivavano vendite vere, non short selling! Bene, io ripresi tutte le news di Consob dal gennaio 2009 all’aprile 2009, e poi in Giugno e Luglio 2011 e verificai che nessun fondo aveva limato quote di partecipazione in titoli quotati nell’MTA italiano, se non per pochissimo: certo non tale da giustificare quella massiccia vendita che si era abbattuta, e che porto’ ad esempio il titolo Unicredit da 1.6 euro a 0.67 centesimi in meno di un mese (nel febbraio 2009) ! Il resto era formato dunque da vendite allo scoperto! Spiego cosa vuol dire limare quote di partecipazione: quando un fondo compra azioni , compra un pacchetto (per esempio) dell’1%. Se lima la partecipazione e’ perche’ magari scende dall’1% allo 0.8%, vendendo sul mercato (vendita vera, in quanto reale possessore dei titoli) lo 0.2%. Ma notizie di questo genere nei mesi successivi non ne uscirono: dimostrando che mi era stata detta una inesattezza. Esattamente la stessa che probabilmente e’ stata detta qualche mese addietro, quando hanno riferito che le vendite che arrivavano in Giugno , Luglio e Agosto 2011 erano vendite vere . Per smentire un fatto del genere e’ necessario sapere come funziona la speculazione: si parte dal vendere un titolo allo scoperto e , sullo stesso, si fanno circolare voci (cosi’ detti rumors, spesso false) sullo strumento (per esempio, si shorta unicredit, e poi si fanno circolare voci di difficolta’ dell’azienda). Cosi’ la speculazione vende allo scoperto il titolo per diverse sedute lo fa crollare (per rimanere nell’esempio) da 4 a 3 euro: a quel punto, con tutte le voci in circolazione, per paura che esse possano essere corrette anche solo in parte…. partono le “vendite vere”, amplificando ulteriormente la discesa del titolo! E cosi’ che funziona: il mercato viaggia su notizie, spesso infondate, messe ad arte in circolazione da mass media “collusi”. Un esempio che l’Italia ricorda bene fu quando, a Febbraio 2009, l’agenzia Reuters fece circolare per un paio di volte la notizia di un imminente default dell’italia, facendo crollare il nostro mercato azionario in un mese di ben il 40% : quelle furono le “prove tecniche” di una speculazione sul debito che ancora oggi permane. Dopo quanto sopra esplicato noi traders siamo arrivati a delle conclusioni che dovrebbero essere immediatamente attuate: Consob, se non vuol essere accusata di “ collusione “ con soggetti speculativi, deve anzitutto eliminare la regola che impedisce di visualizzare il codice della controparte (broker), dando prelazione alla trasparenza, non alla privacy . Nel frattempo deve inibire, con immediata delibera, lo short selling ai fondi hedge ,interfacciandosi con Borsa Italiana, chiedendo i tabulati, e chiedendo immediata ricopertura di quelle posizioni. Inibire, dunque , e non semplicemente “multare”: anzitutto perche’ lo strumento della multa e’ inutile quanto inefficacie (gli speculatori guadagnano milioni di dollari, cosa gli interessa di pagare 5000 dollari di ammenda ?). Poi perche’ una pratica scorretta , a protezione e tutela del risparmiatore italiano, va sanzionata con strumenti piu’ restrittivi.. Per il futuro, vista la dimostrazione di insufficienza , dovrebbe, su segnalazione di alcuni trader noti nel mondo finanziario (figure conosciute o professionali ), analizzare attentamente le stesse segnalazioni , al fine di verificare se per caso nei titoli indicati non sia in atto una fase speculativa prepotente. Quindi richiamare immediatamente i broker alle ricoperture. Cosa si intende per speculazione prepotente? Beh, e’ accettabile che un titolo possa, come riferito, avere fasi di ribasso. Ma non e’ accettabile che la stessa speculazione porti i titoli a maggiore capitalizzazione (esempio Unicredit, Generali, Intesa…e via dicendo) a crolli del 50/60% in pochi giorni o settimane , senza che tutto sommato sia cambiato molto in termini di fondamentali per quel titolo.! Poi, ribadisco, e’ da sottolineare un’altra cosa importante: da quando la Borsa Italiana si e’ fusa con quella di Londra (creando l’indice FTSE Mib) la speculazione sul nostro mercato azionario e’ quintuplicata. Come spiegato nell’introduzione, dall’inghilterra si sa bene che i fondi hedge operano con una leva finanziaria pari a 1000 o a volte addirittura “infinita” rispetto al capitale reale posseduto. Cioe’ i broker inglesi (e americani: Goldman sachs, Morgan Stanley) e le banche d’affari che speculano, fatto 100 un patrimonio, possono lavorare come se fosse di 1.000.000 o infinito, e amplificano fasi di alta volatilita’ grazie all’ausilio delle HFT. Capite bene che questa forza economica, frutto di “finanzia creativa” , comporta (per i mercati) attacchi speculativi pressanti e prepotenti. Stranamente, l’unico paese sempre contrario al blocco delle vendite allo scoperto e di altre regole ferree a restrizione della speculazione e’ l’inghilterra: naturalmente non gli si puo’ imporre di cambiare le loro regole. Ma si puo’ inibire ed impedire ai loro broker di speculare sul nostro mercato con una semplice e rapida delibera di Consob, o con un decreto del Governo, o in ultima istanza con l’intervento della Magistratura (soprattutto se si deve tutelare lo stato, impedendo di speculare sul debito pubblico). In cio’, un’ulteriore ed inefficacie sciocchezza e’ l’introduzione della Tobin Tax, che il governo attuale si appresta a comprovare: la Tobin Tax colpisce tutti noi, anche il piccolo investitore che “subisce” gli attacchi speculativi! Se davvero vogliono impedire che i mercati siano preda di questi fondi, i governi europei dovranno immettere una tassa sul modello Inglese (guarda caso loro si salvaguardano con essa), ossia una Duty Tax, che funziona nella seguente maniera: il soggetto residente non paga la Duty Tax (quindi non viene applicata ai risparmiatori o investitori di quel paese) , mentre la paga il soggetto con residenza estera che vuole compravendere sul mercato interno. In inghilterra, quindi, se io volessi comprare o vendere un titolo nel loro mercato sarei costretto, oltre alle commissione, a pagare una tassa dello 0.5% sull’intermediato. Ecco come si proteggono! Tra l’altro , introducendo questa tassa, e non la Tobin Tax (inutile, stupida e dannosa per tutti) , gli Inglesi non potrebbero sottrarsi dall’approvarla, visto che ne hanno una identica! Tutto comunque e’ nato quando si e’ permesso di shortare i titoli di debito di uno stato sovrano: una cosa assurda quanto irrazionale! Bisogna porre in essere regole ferree atte a inibire l’abuso che si fa sui titoli di stato, impedendo l’apertura di short selling dall’estero: questo, in conclusione, e’ l’atto piu’ importante da prestare nell’immediato, necessario a salvaguardia degli interessi dello stato sovrano stesso e dei suoi cittadini, che per colpa di atti speculativi sono poi costretti a pagare con sacrifici reali. Da parte mia se necessario posso portare ogni suggerimento al ministro dell’economia affinchè ascolti quello che devono fare. Nessuno , meglio di un trader, conosce i mercati e come contrastare eventi del genere. Biagio Milano

17/02/2012

Documento n.9139

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