NO fatturazione bollette a cadenza 28 giorni. SI alla class action (azione collettiva)

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NO fatturazione bollette a cadenza 28 giorni. SI alla class action (azione collettiva)

PETIZIONE (clicca qui per aderire): CONTRO FATTURAZIONE BOLLETTE (WIND; VODAFONE; TIM, FASTWEB E PAY TV SKY), CON CADENZA 28 GIORNI INVECE DI 30, ALLUNGANDO L'ANNO A 13 MESI, CON + 35 EURO ANNUI, PARI + 8,6%.

PER SBLOCCO ‘LEGGE BONAFEDE’ SULLA CLASS ACTION, FERMA AL SENATO DA 28 MESI SU VETO CONFINDUSTRIA, DETERRENTE CONTRO PRATICHE COMMERCIALI SCORRETTE,BANCHIERI, PREDONI MERCATI

     Replicando uno schema diffuso nel mondo della telefonia mobile, le società di Telecomunicazioni, abusando del proprio potere, della debolezza delle Autorità di settore contigue agli interessi delle imprese sempre più distratte sui diritti dei consumatori, soprattutto dall’assenza di una legge sull’azione collettiva, primo firmatario On. Alfonso Bonafede (M5S) approvata all’unanimità dalla Camera dei Deputati il 3 giugno 2015, http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2015-06-03/si-all-unanimita-camera-riforma-class-action 194120.shtml?uuid=AB3L6XrD, trasmessa al Senato il 5.6.2015  http://www.infoparlamento.it/senato/ddl-ac-1950-class-action/; bloccata dal Governo al Senato da ben 28 mesi per espresso veto di Confindustria,

https://www.facebook.com/sharer.php?u=http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2015-06-06/boschi-modificheremo-legge-class-action--132828.shtml?uuid=ABsdnltD hanno esteso la fatturazione a 28 giorni, anziché ad 1 mese di 30 giorni, allungando in tal modo l’anno a 13 mesi, invece che 12, anche alle tariffe domestiche.

    In tal modo, il prezzo comunicato dagli operatori per gli abbonamenti a Internet (e voce) di casa non si riferisce più a un mese ma precisamente a 4 settimane, col risultato che in un anno paghiamo 13 "mensilità" invece che 12, con un incremento dell'8,6 rispetto al passato, ed  un aggravio tangibile di ben 35 euro l’anno per ogni famiglia su un consumo medio telefonico. Questo vero e proprio abuso di potere, pratica commerciale scorretta che concretizza una prassi truffaldina,  architettata a danno di milioni di famiglie, iniziato Wind-Infostrada, seguito a ruota da Vodafone, TIM e dal 1 maggio 2017 da Fastweb, Poste Mobile e dalla generalità degli altri operatori (eccezion fatta, finora per Tiscali), è stata replicata da Sky,  marchio internazionale utilizzato dalle società controllate dalla News Corporation di Rupert Murdoch per le loro piattaforme televisive satellitari, che impone analogo diktat di fatturare ogni 28 giorni ai suoi 4,7 milioni di abbonati italiani. Nonostante Agcom abbia sancito nel marzo 2017 (delibera 121/17/CONS) che gli operatori telefonici debbano utilizzare il mese come unità temporale per la fatturazione e la cadenza contrattuale delle offerte, imponendo 90 giorni di tempo per gli adempimenti, termine scaduto a fine giugno 2017, le imprese telefoniche hanno continuato indisturbate ad emettere 13 fatture annue anzichè 12, procurando danni tangibili ai consumatori ed alle famiglie, le cui bollette sono state surrettiziamente aggravate di circa 35 euro l’anno, prassi fraudolenta che potrebbe integrare anche i reati penali di truffa contrattuale ed appropriazione indebita.

 Agcom ha giustificato la decisione sollevando la necessità di garantire trasparenza attraverso un periodo minimo di invarianza delle condizioni economiche dell'offerta. Nei sempre più numerosi casi di offerte convergenti, che includono servizi di telefonia mobile e fissa, la regola di fatturazione e rinnovo sarà necessariamente su base mensile, che di fatto impone il ritorno alla cadenza mensile per i servizi di telefonia fissa, voce e Internet, arrivando a tale conclusione per problemi di trasparenza: “l'assenza di un parametro temporale certo che consenta una facile comparazione tre le offerte e il controllo dei consumi può disorientare l'utente, specie in mondo come quello della connettività domestica ancora basato su abbonamenti a lungo termine”.

Una bolletta telefonica ogni 28 giorni anziché a cadenza mensile, che incide sugli abbonati con un rincaro subdolo e surrettizio dell’'8,6% in più ogni anno, ossia circa 35 euro, perfino sorvolato dall’Antitrust, che avrebbe avuto il dovere di sanzionare tali comportamenti univoci e di cartello degli operatori, deve essere duramente sanzionato dal Governo, che non può limitarsi a vaghe promesse, ma dovrebbe intraprendere azioni legislative concrete ed urgenti.

"Il Governo reputa che, sempre a maggior tutela dei consumatori, l'omogeneità delle condizioni contrattuali in materia di trasparenza e di base temporale per il calcolo dei costi da fatturare debba essere un obiettivo da perseguire". Così l'esecutivo al question time, sul fatto che gli operatori "della telefonia" e "Sky hanno progressivamente modificato la cadenza delle fatturazioni" portandola a 28 giorni, "con un aggravio" sui consumatore". Il ministero dello Sviluppo sta anche valutando un "intervento normativo a supporto dei suddetti obiettivi". "Mentre non è in discussione la libertà degli operatori di formulare nuove offerte commerciali, nel rispetto della regolamentazione, non possono altrettanto essere messi in discussione i principi fondamentali di tutela e di trasparenza a favore degli utenti dei servizi. In questa condotta si legge infatti un comportamento scorretto verso i consumatori che pagano queste iniziative in prima persona e di tasca propria", spiega la ministra per i Rapporti con il Parlamento, Anna Finocchiaro, che ha risposto a un'interrogazione rivolta al ministro per lo Sviluppo economico, Carlo Calenda. "Rammento che, lo scorso 15 marzo, l'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni - sottolinea - è intervenuta con misure di carattere generale in materia di conoscibilità del credito residuo e anche di cadenza della fatturazione e rinnovo delle offerte da parte degli operatori di telecomunicazione. Alla luce dell'evoluzione dei mercati della telefonia fissa e mobile, l'Autorità ha infatti ravvisato la necessità di garantire una tutela effettiva degli utenti, avendo riscontrato problemi in termini di trasparenza e comparabilità delle informazioni in merito ai prezzi vigenti, nonché di controllo dei consumi e della spesa, determinati anche dal venir meno di un parametro temporale certo e consolidato per la cadenza del rinnovo delle offerte e della fatturazione". Con questo fine, aggiunge la ministra, "sono stati individuati criteri temporali certi: nello specifico, per la telefonia fissa, l'Autorità ha individuato il mese quale unità temporale per la cadenza di rinnovo e fatturazione dell'offerta mentre per la telefonia mobile, la cadenza non può essere inferiore ai 28 giorni. Nel caso di offerte convergenti che coinvolgano sia la telefonia mobile che la fissa, prevale la cadenza prevista per quest'ultima, ovvero su base mensile".  Risposte vaghe ed evasive, come di consueto, da un governo ostile ai diritti dei consumatori, perché troppo impegnato a salvaguardare gli interessi dei banchieri, con decine di miliardi di euro a favore delle banche, delle imprese e dei predatori dei mercati.

L’azione collettiva, che  consente di azionare un unico giudizio per ottenere il risarcimento del danno subìto da un gruppo di cittadini danneggiati dal medesimo fatto realizzato da un’azienda scorretta, offre la riduzione dei costi,il decongestionamento della giustizia, soffocata da milioni di procedimenti giudiziari singoli, la garanzia di certezza del diritto,l’efficacia ed equità del risultato.

“L’esigenza di predisporre la class action si comprende agevolmente se si prende in considerazione la realtà economica in cui gli interessi dei consumatori possono essere quotidianamente lesi da un’attività di produzione e distribuzione, ormai “globalizzata” che richiede il conseguimento di standard sempre più competitivi. L’esigenza delle aziende di mantenere un alto grado di competitività può dar luogo all’adozione, ad esempio, di pratiche commerciali lesive degli interessi dei consumatori, i quali per tutelare i loro diritti (prima) dovevano ricorrere individualmente all’autorità giudiziaria”. Giada Buzzi- analisi comparativa sulla class action-

Negli Stati Uniti, patria del mercato, per impedire il far west, l’ordinamento si è dotato dal 1989 di un efficace deterrente contro gli abusi di mercato, previsto dalla class action e danno punitivo, termine “punitive damages” che nella sua traduzione letterale corrisponde in italiano a “danni punitivi”, ma che significa anche  “risarcimento”, posto che  “damages” nei sistemi di common law non indica semplicemente i “danni” o il pregiudizio sofferto dalla vittima di un illecito, bensì la somma di denaro al cui pagamento l'autore dell'illecito è tenuto nei confronti della vittima: “the sum of money the law imposes for a breach of some duty or violation of some right”, quindi risarcimenti punitivi, per impedire che i comportamenti scorretti e vessatori si possano ripetere.

Si chiede quindi al governo, di intervenire con urgenza, fissando per legge la cadenza mensile della fatturazione sia sulla telefonia mobile che fissa, soprattutto per sbloccare la legge sulla class action, non a caso bloccata da Confindustria che predica bene e razzola male, azione collettiva uno dei pochi deterrenti contro i predoni del mercato, che ricorrono ad artifici e raggiri per conseguire ingenti profitti sulla pelle delle famiglie, formidabile strumento- come negli Stati Uniti dove è in vigore da oltre 1 secolo- per impedire illeciti guadagni mediante pratiche commerciali scorrette,  in aperta  violazione di leggi e perfino di lievi delibere delle autorità di regolazione dei mercati.

Soggetti promotori

Elio Lannutti (giornalista, fondatore Adusbef)

Antonio Tanza (avvocato cassazionista, presidente Adusbef)

 

15/09/2017

Documento n.10575

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