BANCHE: PARLA DE MATTIA (EX BANKITALIA). SI ALLA RICAPITALIZZAZIONE. MA SENZA IMPERIO

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Sì alla ripatrimonializzazione, ma sia fatta senza atti d'imperio di Angelo De Mattia ( Milano Finanza (MF) del 20/11/2008 ) Sì alla ripatrimonializzazione, ma sia fatta senza atti d'imperio di Angelo De Mattia Il limite previsto per il Tier 1 delle banche viene spostato all'8% (o addirittura al 9%) per far sì che esse, ai fini dell'adeguamento patrimoniale, emettano le azioni con privilegio previste dal decreto in corso di conversione o i prestiti obbligazionari subordinati in via di progettazione, sottoscrivibili dal Tesoro? Se ne parla. Il Presidente dell'Abi, dal canto suo, ha smentito recisamente. Questa materia è comunque ancora avvolta da opacità. Ma un'operazione del genere non sarebbe affatto semplice. Il Tier 1 è tuttora fissato formalmente al 4%, il Total all'8%. All'inizio di questo decennio, per ragioni di maggiore sicurezza, fu prospettata dall'organo di vigilanza ai maggiori gruppi bancari con rilevanza sistemica l'opportunità di allinearsi progressivamente a dei target ratios, cautelativamente fissati al 6% (Tier 1) e al 10% (Total). Nel quadro degli indirizzi anticrisi, agli altri intermediari è stata rivolta una indicazione programmatica a mantenere una dotazione patrimoniale oltre i livelli minimi. Insomma, si assuma pure che il Tier 1 è al 6%. Ma ora ne sarebbe possibile un innalzamento del tipo indicato, che il sistema dovrebbe osservare con effetto immediato? Non dovrebbe, di norma, sulla immediatezza dell'attuazione continuare a far premio una gestione dinamica di una tale prescrizione, si veda il caso Mps dopo l'acquisizione di Antonveneta, una prescrizione, insomma, sui generis perché tocca aspetti certamente fondamentali della stabilità, ma anche aspetti importanti della gestione? Non è un po' paradossale che si dovrebbe trattare, così impostata l'operazione, della via, si potrebbe dire dell'escamotage, per indurre le banche a ricorrere al sostegno dello Stato? E se, ciò nonostante, alcune aziende di credito non intendessero farvi ricorso, una disposizione a effetto assai ravvicinato, del tipo che verrebbe prospettato, non sortirebbe il risultato opposto a quello voluto, ridimensionando l'operatività (nell'«attivo a rischio») delle banche almeno temporaneamente renitenti? Certo, una maggiore patrimonializzazione è obiettivo assai importante, per poter affrontare la crisi in migliori condizioni di sicurezza e per non essere sfavoriti sul piano della competizione. Ma deve essere conseguita proprio con lo strumentario riportato? Non è sufficiente, se il vaglio tecnico risulterà positivo, una semplice opera di moral suasion, imperniata su di una necessaria flessibilità? Con le conseguenze nel caso di inadeguatezza patrimoniale, materia sulla quale l'organo di vigilanza ha i poteri ex art. 53 del Tub. In definitiva, non si deve far leva sulla responsabilità dei banchieri? Comunque, in questo campo, se si volesse veramente procedere, occorrerebbe rimettere la decisione esclusivamente all'organo tecnico, la Banca d'Italia. Quanto alle contropartite a fronte del sostegno del Tesoro di cui si parla, è da condividere l'intento di impegnare le banche, che fruiranno di tale apporto, ad aumentare i finanziamenti destinati a particolari categorie. Si tratta di un impegno, naturalmente, da mettere a confronto con l'onerosità dei prestiti obbligazionari. Occorre, però, una sottile valutazione giuridica del veicolo che sancisce tale vincolo, dovendo disimpegnarsi tra Scilla la supergestione del credito, sia pure ex lege e Cariddi, una previsione scritta sull'acqua, destinata a una solo platonica osservanza. è bene ricordare che, quando negli anni Settanta, utilizzando i dirigistici poteri derivanti dalla legge bancaria del 1936, si vollero dettare norme per impedire l'erogazione di finanziamenti allora definiti come speculativi, il risultato, nonostante tutto, fu la completa inefficacia delle disposizioni. Un impegno come quello sopraindicato, se ben configurato, costituirebbe una prima risposta anche alla metafora Zaleski-Brambilla sulla quale molti si sono lanciati, pur non avendo in passato mai affrontato con lo stesso slancio i problemi dei conflitti di interesse, degli incroci societari, delle scatole cinesi, dei patti di sindacato, tutti sottesi a questa metafora. In tema di contropartite, occorre anche che le banche offrano, in aggiunta alle possibilità oggi previste, trattamenti che vengano maggiormente incontro alla clientela per il rimborso dei mutui. Ma un modo assai efficace, innanzitutto sul piano dell'immagine e delle reputazione, sarebbe un'autonoma dichiarazione da rendere sin d'ora dagli istituti di credito, priva di ogni sinallagma con il sostegno del Tesoro, con la quale essi annuncino, sulla scia di comportamenti che si vanno assumendo anche in altri Paesi, che per un anno non saranno erogati ai manager bonus o indennità similari. è un'illusione sperare in uno scatto dei banchieri? Il pacchetto del sostegno alle banche deve, poi, essere definitivamente separato dalla progettazione di misure per sistemare la proprietà del capitale della Banca d'Italia. Anzi, sarebbe quantomai opportuno che si abrogasse, o almeno si sospendesse, la norma (contenuta nella legge sulla tutela del risparmio) che prevede il trasferimento entro quest'anno delle quote del suddetto capitale al Tesoro. Di questo tema sarebbe bene parlare in un contesto completamente diverso da quello attuale, dominato dalla crisi. MF Numero 231 pag. 2 del 20/11/2008 | Indietro Sì alla ripatrimonializzazione, ma sia fatta senza atti d'imperio di Angelo De Mattia Primo Piano commento Il limite previsto per il Tier 1 delle banche viene spostato all'8% (o addirittura al 9%) per far sì che esse, ai fini dell'adeguamento patrimoniale, emettano le azioni con privilegio previste dal decreto in corso di conversione o i prestiti obbligazionari subordinati in via di progettazione, sottoscrivibili dal Tesoro? Se ne parla. Il Presidente dell'Abi, dal canto suo, ha smentito recisamente. Questa materia è comunque ancora avvolta da opacità. Ma un'operazione del genere non sarebbe affatto semplice. Il Tier 1 è tuttora fissato formalmente al 4%, il Total all'8%. All'inizio di questo decennio, per ragioni di maggiore sicurezza, fu prospettata dall'organo di vigilanza ai maggiori gruppi bancari con rilevanza sistemica l'opportunità di allinearsi progressivamente a dei target ratios, cautelativamente fissati al 6% (Tier 1) e al 10% (Total). Nel quadro degli indirizzi anticrisi, agli altri intermediari è stata rivolta una indicazione programmatica a mantenere una dotazione patrimoniale oltre i livelli minimi. Insomma, si assuma pure che il Tier 1 è al 6%. Ma ora ne sarebbe possibile un innalzamento del tipo indicato, che il sistema dovrebbe osservare con effetto immediato? Non dovrebbe, di norma, sulla immediatezza dell'attuazione continuare a far premio una gestione dinamica di una tale prescrizione, si veda il caso Mps dopo l'acquisizione di Antonveneta, una prescrizione, insomma, sui generis perché tocca aspetti certamente fondamentali della stabilità, ma anche aspetti importanti della gestione? Non è un po' paradossale che si dovrebbe trattare, così impostata l'operazione, della via, si potrebbe dire dell'escamotage, per indurre le banche a ricorrere al sostegno dello Stato? E se, ciò nonostante, alcune aziende di credito non intendessero farvi ricorso, una disposizione a effetto assai ravvicinato, del tipo che verrebbe prospettato, non sortirebbe il risultato opposto a quello voluto, ridimensionando l'operatività (nell'«attivo a rischio») delle banche almeno temporaneamente renitenti? Certo, una maggiore patrimonializzazione è obiettivo assai importante, per poter affrontare la crisi in migliori condizioni di sicurezza e per non essere sfavoriti sul piano della competizione. Ma deve essere conseguita proprio con lo strumentario riportato? Non è sufficiente, se il vaglio tecnico risulterà positivo, una semplice opera di moral suasion, imperniata su di una necessaria flessibilità? Con le conseguenze nel caso di inadeguatezza patrimoniale, materia sulla quale l'organo di vigilanza ha i poteri ex art. 53 del Tub. In definitiva, non si deve far leva sulla responsabilità dei banchieri? Comunque, in questo campo, se si volesse veramente procedere, occorrerebbe rimettere la decisione esclusivamente all'organo tecnico, la Banca d'Italia. Quanto alle contropartite a fronte del sostegno del Tesoro di cui si parla, è da condividere l'intento di impegnare le banche, che fruiranno di tale apporto, ad aumentare i finanziamenti destinati a particolari categorie. Si tratta di un impegno, naturalmente, da mettere a confronto con l'onerosità dei prestiti obbligazionari. Occorre, però, una sottile valutazione giuridica del veicolo che sancisce tale vincolo, dovendo disimpegnarsi tra Scilla la supergestione del credito, sia pure ex lege e Cariddi, una previsione scritta sull'acqua, destinata a una solo platonica osservanza. è bene ricordare che, quando negli anni Settanta, utilizzando i dirigistici poteri derivanti dalla legge bancaria del 1936, si vollero dettare norme per impedire l'erogazione di finanziamenti allora definiti come speculativi, il risultato, nonostante tutto, fu la completa inefficacia delle disposizioni. Un impegno come quello sopraindicato, se ben configurato, costituirebbe una prima risposta anche alla metafora Zaleski-Brambilla sulla quale molti si sono lanciati, pur non avendo in passato mai affrontato con lo stesso slancio i problemi dei conflitti di interesse, degli incroci societari, delle scatole cinesi, dei patti di sindacato, tutti sottesi a questa metafora. In tema di contropartite, occorre anche che le banche offrano, in aggiunta alle possibilità oggi previste, trattamenti che vengano maggiormente incontro alla clientela per il rimborso dei mutui. Ma un modo assai efficace, innanzitutto sul piano dell'immagine e delle reputazione, sarebbe un'autonoma dichiarazione da rendere sin d'ora dagli istituti di credito, priva di ogni sinallagma con il sostegno del Tesoro, con la quale essi annuncino, sulla scia di comportamenti che si vanno assumendo anche in altri Paesi, che per un anno non saranno erogati ai manager bonus o indennità similari. è un'illusione sperare in uno scatto dei banchieri? Il pacchetto del sostegno alle banche deve, poi, essere definitivamente separato dalla progettazione di misure per sistemare la proprietà del capitale della Banca d'Italia. Anzi, sarebbe quantomai opportuno che si abrogasse, o almeno si sospendesse, la norma (contenuta nella legge sulla tutela del risparmio) che prevede il trasferimento entro quest'anno delle quote del suddetto capitale al Tesoro. Di questo tema sarebbe bene parlare in un contesto completamente diverso da quello attuale, dominato dalla crisi.

20/11/2008

Documento n.7605

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