POSTE: ADUSBEF E FEDERCONSUMATORI FAVOREVOLI PIANO STRATEGICO INVESTIMENTI TECNOLOGICI, MA RITENGONO INACCETTABILE ADDOSSARE SU PELLE UTENTI, ALTI C

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COMUNICATO STAMPA

 

POSTE: ADUSBEF E FEDERCONSUMATORI FAVOREVOLI  PIANO STRATEGICO  INVESTIMENTI TECNOLOGICI, MA RITENGONO INACCETTABILE ADDOSSARE SU PELLE UTENTI, ALTI COSTI E DETERIORAMENTO QUALITA’.

 

 

   Adusbef e Federconsumatori sono favorevoli al programma di crescita e investimenti delle Poste annunciato oggi nel piano strategico dall’A.D. Francesco Caio, per innovare le tecnologie e rendere più trasparente e competitiva  una delle più grandi aziende al servizio del Paese,  un colosso con 13.254 sportelli postali; 143.249 dipendenti (semestrale del 30 giugno 2014), un patrimonio netto di 7.765 milioni di euro, con  26,3 miliardi di ricavi su una raccolta di 364,638 miliardi di euro (in buona parte gestiti da Cassa Depositi e Prestiti), a patto che  il piano di  privatizzazioni promesso all'Europa dal governo, non addossi esclusivamente sulle spalle dei consumatori e degli utenti il recupero della flessione dei margini con aumenti tariffari proibitivi ed un deterioramento della qualità dei servizi erogati, specie nel servizio universale e nel recapito della corrispondenza.

  Il piano strategico sembra marciare nella direzione tracciata dal governo Renzi, che con il ritocco delle norme già previste con la legge di Stabilità per il nuovo contratto di programma di Poste, continua a sottrarre diritti garantiti dal servizio universale, lasciando mano libera di stangare gli utenti schiacciati da una parte dagli  aumenti tariffari, dall’altra con una forte riduzione della qualità dei servizi erogati.

   Se possiamo condividere il piano di investimenti che ammonterebbero  a circa 3 miliardi in infrastrutture e piattaforme digitali per l'innovazione dell'offerta, di cui 500 milioni per la riqualificazione e la sicurezza negli uffici postali, non può essere lasciata mano libera, ad un’azienda strategica per il Paese, la facoltà di  rimodulazione tariffaria,  assieme alla "razionalizzazione del servizio e rimodulazione della frequenza settimanale di raccolta e recapito della corrispondenza", per avere maggiore flessibilità per fissare le tariffe, in relazione "ai volumi di traffico", che significa libero arbitrio nelle decisioni e consegna della posta una volta alla settimana (se va bene).

        Non può essere consentito il recapito della corrispondenza una volta a settimana, né possono essere addossate ancora una volta sulle spalle delle famiglie e dei cittadini, molti dei quali resteranno sguarniti di un servizio fondamentale come la corrispondenza, la riorganizzazione societaria di Poste Italiane, seguendo il solco delle precedenti privatizzazioni che hanno addossato al pubblico i costi ed ai privati i fiorenti guadagni.

    Una recente sentenza del Consiglio di Stato (Relatore Hadrian Simonetti) bacchetta i tagli degli uffici postali varata dall’AGCOM: «A fronte di situazioni particolari legate alla conformazione geografica dell’area interessata - scrive infatti il Consiglio di Stato -, il criterio dell’economicità non può essere assunto a dato assoluto ed anche le distanze chilometriche debbono essere valutate con estrema attenzione, rifuggendo da qualunque automatismo».

     La scarsa affluenza di utenti non può essere l’unico criterio in base a cui le Poste decidono di chiudere i piccoli uffici, perché l’azienda - ad oggi interamente pubblica - è tenuta a garantire il cosiddetto servizio universale che si traduce (anche) in un presidio del territorio, non essendo sufficiente il semplice criterio della distanza chilometrica tra gli utenti e gli uffici postali (prevista dal decreto Scajola),perché bisogna tenere conto di quei piccoli centri con «servizi pubblici di trasporto e collegamenti insufficienti», e con «preponderanza di popolazione anziana chiaramente in difficoltà negli spostamenti» a cui va garantito un ufficio postale vicino casa.

   Il Consiglio di Stato ha superato gli esclusivi criteri di economicità: anche se i piccoli uffici - quelli a rischio - «rappresentano verosimilmente un costo elevato per Poste italiane», il piano di riduzione non può essere attuato «seguendo una logica solamente di tipo economico e senza prevedere valide alternative». Ad esempio, dicono i giudici, consentendo che siano gli stessi portalettere (dotati di appositi palmari) a ritirare plichi e raccomandate ed accettare il pagamento dei bollettini.

    Adusbef e Federconsumatori daranno ancora una volta battaglia, a tutela dei diritti degli utenti e delle famiglie, già saccheggiate nei diritti e legalità.

                                                                                 Elio Lannutti (Adusbef) – Rosario Trefiletti (Federconsumatori)

Roma,16.12.2014

16/12/2014

Documento n.9930

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