LIRA-EURO: ORDINE DEL GIORNO DEL M5S, APPROVATO ALLA CAMERA, RIAPRE LA CONVERSIONE ED IMPEDISCE CHE BANKITALIA E MEF ELUDANO SENTENZA CONSULTA. LE BATTAGLIE DI ADUSBEF FEDERCONSUMATORI, PER TUTELARE I DIRITTI E LA LEGALITA', HANNO PIEGATO L'OTTUSITA' DELLE STOLTE ED IRRESPONSABILI TECNOCRAZIE.

in Comunicati stampa

LIRA-EURO: ORDINE DEL GIORNO DEL M5S, APPROVATO ALLA CAMERA, RIAPRE LA CONVERSIONE ED IMPEDISCE CHE BANKITALIA E MEF ELUDANO SENTENZA  CONSULTA. LE BATTAGLIE  DI ADUSBEF FEDERCONSUMATORI, PER TUTELARE I DIRITTI E LA LEGALITA’, HANNO PIEGATO L’OTTUSITA’ DELLE STOLTE ED IRRESPONSABILI TECNOCRAZIE.

 

     L’ordine del giorno nel decreto Milleproroghe proposto dal Movimento 5 Stelle, approvato ieri dalla Camera dei Deputati, di:  «porre in essere tutte le iniziative necessarie a estendere anche a coloro che non abbiano effettuato la richiesta nei tempi indicati da Bankitalia o non possono provare di averle avanzata, la possibilità di convertire le lire in euro», riapre la piena convertibilità delle lire in euro e batte l’ottusità di una tecnocrazia cleptocratica, che invece di garantire i diritti, la legalità ed il bene comune, tutela i propri ed esclusivi interessi di casta privilegiata.

      Adusbef e Federconsumatori, che si erano battute contro l’irragionevole ottusaggine di Bankitalia nel negare  l’esecuzione alla sentenza della Corte Costituzionale  n. 216/2015, che ha cancellato il decreto del Governo Monti di anticipare di 82 giorni la prescrizione del cambio delle lire in euro,  che aveva la pretesa assurda di chiedere ai cittadini la prova diabolica, consistente nell’obbligo di dimostrare di aver presentato la richiesta di cambio tra il 6 dicembre 2011 e il 28 febbraio 2012, specificandone l’importo.

   Ma se tutti i quotidiani e le Tv informarono ai primi di dicembre 2011, che non era più possibile convertire le lire in euro, perché il decreto ‘Salva Italia’ del Governo di Mario Monti, aveva anticipato al 6 dicembre 2011 con la prescrizione, il diritto di  conversione, come è possibile che il Mef e Bankitalia, possano pretendere: ”al fine di garantire certezza e trasparenza alle operazioni di conversione, l’obbligo di dimostrare di aver presentato la richiesta di cambio tra il 6 dicembre 2011 e il 28 febbraio 2012, specificandone l’importo ?

   La Banca d’Italia, responsabile col Mef dell’ennesima, gravissima lesione di una sentenza della Consulta messa sotto i piedi, aveva comunicato che dal 22 gennaio al 5 febbraio 2016,  sono state fatte 74 operazioni di conversione delle lire in euro, per un importo complessivo di circa 564 mila euro, mentre le  richieste di chiarimenti e segnalazioni sono state 2.300, “in attuazione della sentenza n. 216/2015 della Corte Costituzionale che ha dichiarato illegittimo il decreto legge n. 201/2011 con il quale il termine per il cambio era stato anticipato dal 28 febbraio 2012 al 6 dicembre 2011.

    Quella marchiana elusione  di una sentenza della Corte Costituzionale, ribadita dal presupposto che non sarebbero state convertite le lire a coloro che in buona fede, non erano andate a chiedere il cambio in euro negli sportelli di Bankitalia, perché ciò non era più consentito dal decreto Salva Italia, potrà essere sanata grazie al parlamento, che ha approvando l’ordine del giorno del M5S, ha dimostrato sensibilità istituzionale maggiore di una ottusa tecnocrazia, che accampando pretesti assurdi, ha negato a tanti cittadini un loro sacrosanto diritto.

   In attesa di verificare quali siano le finestre temporali, entro le quali i cittadini potranno recarsi a convertire le lire in euro, che potrebbe già essere fissata nello stesso periodo di 82 giorni dalla riapertura delle conversioni, gli stessi che decorrevano dal decreto Salva Italia del Governo Monti del 6 dicembre 2011 al 28 febbraio 2012, data della prescrizione decennale, Adusbef e Federconsumatori grati a M5S ed al Parlamento per aver sanato un grave vulnus costituzionale, riaffermano ancora una volta che legalità e sentenze, specie quelle della Consulta, non possono essere calpestate in uno Stato di diritto dai tecnocrati di Bankitalia-Mef, dalle convenienze economiche per nessuna ragione, neppure quando la posta in gioco è di 1,2 mld di euro.

 

                                             

 

02/11/2016

Documento n.10246

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