GOVERNO: CON RENZI DEBITO VOLATO (+141,7 MLD), AL RITMO DI 5 MLD/MESE (77 MLD DA GENNAIO A GIUGNO PER FINANZIARE LE SPESE PARASSITARIE ANZICHE' LO SVILUPPO. SENZA UN CAMBIO DI POLITICA ECONOMICA,LA MANOVRA DA 30 MLD NON BASTERA' A STERILIZZARE IVA E RILANCIARE L'ECONOMIA.

in Comunicati stampa

 

COMUNICATO STAMPA

 

GOVERNO:  CON RENZI  DEBITO VOLATO (+141,7 MLD), AL RITMO DI  5 MLD/MESE (77 MLD DA GENNAIO A GIUGNO PER FINANZIARE LE SPESE PARASSITARIE ANZICHE’ LO SVILUPPO.  SENZA UN CAMBIO DI POLITICA ECONOMICA,LA MANOVRA DA 30 MLD NON BASTERA’ A  STERILIZZARE IVA E RILANCIARE L’ECONOMIA.

 

  Le fallimentari politiche economiche dell’esecutivo Renzi, hanno prodotto un vertiginoso aumento del debito pubblico, passato da 2.107,1 miliardi di euro nel febbraio 2014 a 2.248,8 miliardi di euro nel giugno 2016,  al ritmo di 5,060 miliardi al mese nei  28 mesi di governo, 1.943 euro al secondo, 116.000 euro al minuto, 7 milioni l’ora, 168 milioni di euro al giorno, ed un aumento  di tassa occulta pro-capite, per ognuno dei 60 milioni di abitanti di  2.360 euro.

     Se il governo avesse utilizzato la leva del debito pubblico per finanziare sviluppo ed investimenti, nelle infrastrutture, ricerca ed innovazione tecnologica (ben 77 mld di euro di debito pubblico aumentato dal 1 gennaio  al 30 giugno 2016, al ritmo di 11 mld di euro al mese),  invece delle spese parassitarie, politiche di puro consenso elettorale e di una ingannevole narrazione di uscita dalla crisi a reti unificate, l’Italia sarebbe tornata alla crescita economica in linea con gli altri Paesi europei, invece di uno striminzito +0,7%, che il ministro dell’Economia tende a giustificare perfino con la  Brexit.

   La manovra economica ipotizzata di 30 miliardi di euro nel prossimo Def di ottobre, e l’ottimismo sulle svendite di Stato a prezzi di saldo, per favorire le solite banche di affari ed investitori esteri, che ciononostante non hanno raggiunto gli obiettivi fissati nel Def con un deficit di 5 miliardi di euro, non saranno sufficienti per disinnescare le famigerate clausole di salvaguardia per evitare l’aumento dell’Iva, che il governo continua a rinviare di anno in anno, stimato dall’l'Ufficio parlamentare di bilancio, in sede di commento alla Finanziaria, per circa 55 miliardi di euro nel triennio 2017-2019, figurarsi per rilanciare crescita economica, sviluppo ed aumento del  Pil, unica ricetta per arrestare la crescita del debito pubblico.

 

Clausole di salvaguardia attive post DDL di stabilità 2016                        2016      2017    2018      2019          

 

Incremento aliquota IVA dal 10% al 13% dal 2017 (art. 3, c. 2, lett. a)      0         6.957     6.957     6.957

Incremento aliquota IVA dal 22% al 24% dal 2017 (art. 3, c. 2, lett. b)       0         8.176     8.176     8.176

Incremento aliquota IVA dal 24% al 25% dal 2018 (art. 3, c. 2, lett. b)       0         0             4.088     4.088

Incremento accise sui carburanti dal 2018 (art. 3, c. 2, lett. c)                                  350         350

Totale aumenti dell'IVA e delle accise                                                              0                15.133   19.571   19.571

 

Fonte: Upb (Ufficio parlamentare di bilancio)

 

     Adusbef e Federconsumatori, preoccupate per le ricadute che ci potrebbero essere sulle famiglie, con l’aumento dell’Iva sui beni di prima necessità e di largo consumo, e per la politica monetaria deflattiva imposta dalla Bce, chiedono ancora una volta un cambio di passo, che dica la verità sulla situazione economica del Paese, essendo intollerabile una politica economica del governo che invece di finanziare sviluppo, crescita ed innovazione restituendo la speranza ai giovani, addossa alle nuove generazioni  il fardello del debito pubblico, gravante per 37.480 euro su ognuno del 60 milioni di abitanti, ben 93.700 euro a famiglia.

 

 

                                                                           Elio Lannutti (Adusbef) – Rosario Trefiletti (Federconsumatori)

Roma, 18.8.2016

18/08/2016

Documento n.10378

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