DERIVATI DI STATO: CON 15,3 MILIARDI DI EURO PAGATI DAL TESORO A BANCHE DI AFFARI NEL PERIODO 2011-2014, IL GOVERNO POTEVA ONORARE SENTENZA CONSULTA
COMUNICATO STAMPA
DERIVATI DI STATO: CON 15,3 MILIARDI DI EURO PAGATI DAL TESORO A BANCHE DI AFFARI NEL PERIODO 2011-2014, IL GOVERNO POTEVA ONORARE SENTENZA CONSULTA SULLE PENSIONI.
Mentre il Governo Monti, con l'art. 24 d.l. 201/2011 in materia di perequazione delle pensioni, ossia la cosiddetta “norma Fornero” contenuta nel ''Salva Italia'', bloccava l’adeguamento all’inflazione dei trattamenti pensionistici di importo superiore a tre volte il minimo Inps, per il biennio 2012-2013, dichiarato illegittimo dalla Corte Costituzionale con sentenza 70/2015, pagava 2,6 mld sottobanco a Morgan Stanley, banca presieduta dall’ex direttore generale ed ex ministro dell’Economia Domenico Siniscalco, un contratto capestro sui derivati.
Nel periodo 2011-2014, le perdite e le passività nette relative a swap detenuti dall’Italia, hanno pesato sul suo debito per un totale di 15,3 miliardi di euro, come risulta dai dati provenienti da Eurostat il 21 aprile 2015, a dimostrazione che quei contratti, alcuni dei quali vennero sottoscritti nel 1994 da Mario Draghi (direttore Generale) e Carlo Azeglio Ciampi, capo del Governo, avevano lo scopo opposto di copertura dello Stato, contro l’eccessiva volatilità dei tassi e dei cambi.
La sentenza n. 70/2015 della Consulata sulle pensioni, che ha rilevato una violazione dei diritti fondamentali connessi al rapporto previdenziale, fondati su inequivocabili parametri come la proporzionalità del trattamento di quiescenza, inteso quale retribuzione differita (art. 36, primo comma, Cost.) e l’adeguatezza (art. 38, secondo comma, Cost.), intesa quale principio di solidarietà di cui all’art. 2 Cost. e al contempo attuazione del principio di eguaglianza sostanziale di cui all’art. 3, secondo comma, Cost.,con efficacia erga omnes, quindi immediatamente esecutiva, poteva essere coperta integralmente dalle somme pagate dal Tesoro, non per garantire lo Stato da oscillazioni di tassi e cambi, ma gli utili delle banche e le dorate carriere di ex ministri e dirigenti del Tesoro.
Il tetto di riferimento – in base ai dati contenuti nel casellario centrale dei pensionati, aggiornati a fine 2012 – è di 23.431.319 milioni di pensioni in pagamento quell’anno, delle quali 19.385.820 non superavano l’importo di 1.443 euro (1.217,00 netti), cioè tre volte il minimo, non risultando dunque penalizzate dal blocco introdotto dal decreto legge 201/2011.
Quelle di importo superiore, che dovranno ora ricevere l’adeguamento a posteriori, sono dunque poco più di 4 milioni.
• Il diritto al reintegro, per la maggior parte degli assegni (2.959.354) si concentra nella fascia da 3 a 5 volte il minimo. Aveva cioè nel 2012 importi compresi tra 1.443,01 e 2.405,00 euro.
• Altri 475.028 assegni avevano importi oscillanti tra 5 e 6 volte il minimo, quindi tra 2.405,01 e 2.886,00 euro.
• Nella fascia superiore si contavano 213.989 assegni di valore fino a 3.367,00 euro e 116.656 arrivavano a 3.848,00 euro (otto volte il minimo).
• Erano 43.813 gli assegni compresi tra 4.810,01 e 5.291,00 euro (da dieci a undici volte il minimo), mentre erano 6.833 quelle oltre i 10mila euro (ma tra queste 231 superavano quota 24.050,00 euro). A titolo esemplificativo, ed in attesa dei conteggi ufficiali dell’Inps, chi prendeva 4.609 euro al mese nel 2010 ora ne prende 4.692, ma a seguito della sentenza della corte costituzionale dovrebbe avere un assegno mensile di 4.923 euro.
Adusbef e Federconsumatori, continuando a ritenere che in uno Stato di diritto, la Consulta –le cui sentenze vanno onorate- rappresenti un argine a derive autoritarie, sollecitano il governo ed il garrulo presidente Inps, a garantire ai pensionati il rispetto del criterio di adeguatezza di cui all’art. 38, secondo comma, della Costituzione, con i rimborsi calcolati nel rateo di giugno 2015.
Elio Lannutti (Adusbef) – Rosario Trefiletti (Federconsumatori)
Roma,13 maggio 2015
13/05/2015
Documento n.10081