DERIVATI: CRAC DIVANIA, UNICREDIT CONDANNATA A RISARCIRE 12,6 MLN EURO A FAVORE CURATELA SOCIETA' FALLITA.COSA FACEVANO CONSOB E BANKITALIA? VEGAS SI DIMETTA SUBITO O VENGA IMMEDIATAMENTE CACCIATO DAL PREMIER RENZI

in Comunicati stampa
DERIVATI: CRAC DIVANIA, UNICREDIT CONDANNATA A RISARCIRE 12,6 MLN EURO A FAVORE CURATELA SOCIETA’ FALLITA.COSA FACEVANO CONSOB E BANKITALIA? VEGAS SI DIMETTA SUBITO O VENGA IMMEDIATAMENTE CACCIATO DAL PREMIER RENZI
 
Ogni giorno emergono le gravissime responsabilità di banchieri che hanno appioppato bond e derivati tossici a floride imprese fatte fallire o famiglie di risparmiatori espropriati, con la complicità diretta delle contigue autorità vigilanti, che non sono mai riuscite a prevenire comportamenti truffaldini delle banche socie di Bankitalia.
Ieri banca Unicredit si era costituita in giudizio come responsabile civile nell'udienza preliminare in corso a Bari nei confronti dei vertici dell'istituto di credito a carico dei quali pende una richiesta di rinvio a giudizio per concorso in bancarotta fraudolenta della società Divania, la cui discussione per un impedimento dell'accusa è stata rinviata al prossimo 21 ottobre. Il pm della Procura di Bari che ha coordinato le indagini della Gdf, Isabella Ginefra, ha chiesto il rinvio a giudizio di 16 persone, tra le quali l'attuale e l'ex amministratore delegato Federico Ghizzoni e Alessandro Profumo, oltre a manager e funzionari della banca, accusati di aver indotto l’ex proprietario Francesco Parisi a sottoscrivere 203 contratti derivati che, in pochi anni, secondo l'accusa, avrebbero portato la società al dissesto e al successivo fallimento.
UniCredit in relazione alla vicenda, ribadiva-ieri- la correttezza del proprio operato, di quello di esponenti, anche cessati, e propri dipendenti ed è convinta che ciò potrà emergere dal vaglio delle sedi giudiziarie, poiché le vere ragioni del default di Divania sono contenute nella sentenza dichiarativa del suo fallimento del giugno 2011, confermate anche dalla Corte d'Appello di Bari e nella sostanza escludono che la contestata operatività in derivati abbia potuto rappresentare anche solo una concausa del dissesto di Divania.
Oggi, a 24 ore di distanza, il giudice monocratico del Tribunale civile di Bari Valentino Lenoci ha condannato la banca Unicredit spa al pagamento di 12.681.776 euro in favore della curatela del fallimento Divania, la società barese produttrice di divani dichiarata fallita nel 2011,somma corrispondente alle presunte perdite dovute agli investimenti in derivati. La sentenza riconosce "le gravi violazioni poste in essere" dall'istituto di credito "nella gestione dell'operatività in strumenti finanziari derivati" sottoscritti dal titolare dell'azienda, l'imprenditore barese Francesco Saverio Parisi, fra il 2000 e il 2005.
Secondo il Tribunale civile, le operazioni in derivati "non erano assolutamente coerenti con il profilo di rischio della società Divania" e, anzi, "assolutamente inappropriate". Il giudice ritiene infatti che l'imprenditore barese Francesco Saverio Parisi abbia effettuato "investimenti in maniera inconsapevole, senza conoscere adeguatamente natura e tipologia degli strumenti finanziari sottoscritti". I 188 contratti derivati sottoscritti fra il 2000 e il 2005 "non avevano una funzione protettiva dal rischio - si legge ancora nella sentenza - ma presentavano una forte componente speculativa, della quale Unicredit non aveva fornito alcuna informazione a Divania". L'80 per cento di quei contratti, infatti, costituiva una ristrutturazione di precedenti operazioni "con la specifica finalità di compensare le perdite e trasferirle nei nuovi contratti". Il giudice rileva, inoltre che "lo statuto di Divania non contemplava la possibilità di effettuare simili operazioni, anzi, inibiva ogni attività non necessaria per la fabbricazione e commercializzazione di poltrone e divani", sottolineando tra l'altro la "mancanza, in capo a Divania e a Parisi, dei fondamentali requisiti di competenza ed esperienza in materia". Circostanza della quale Unicredit, secondo il Tribunale, era a conoscenza.
Per aver denunciato i derivati tossici di Unicredit a 10 Procure della Repubblica nel 2007, la Consob – succursale subalterna delle banche, invece di accertare se quei contratti erano fraudolenti, come ha riconosciuto il giudice civile condannando la banca al risarcimento ed il PM Isabella Ginefra, che ha chiesto il rinvio a giudizio di 16 persone, tra le quali l'attuale e l'ex amministratore delegato Federico Ghizzoni e Alessandro Profumo, oltre a manager e funzionari della banca, accusati di aver indotto l’ex proprietario Francesco Parisi a sottoscrivere 203 contratti derivati che, in pochi anni, secondo l'accusa, avrebbero portato la società al dissesto e al successivo fallimento, sanzionò con 100.000 euro di multa il rappresentante dei risparmiatori che denunciava la truffa, una rappresaglia, annullata da due sentenze di Corti di Appello e dalla Corte di Cassazione.
Una ragione in più per chiedere le immediate dimissioni del presidente Giuseppe Vegas ed alti dirigenti Consob, che dopo aver abrogato prospetti e scenari probabilistici, garanzie tangibili per i risparmiatori, hanno sorvolato sui comportamenti truffaldini dei banchieri, procurando – come nel caso di Banca Etruria, Banca Marche, CariChieti, CariFerrara, Banca Popolare di Vicenza, un danno enorme ad oltre 300mila famiglie, truffate ed espropriati del proprio sudato risparmio.
 
 

19/05/2016

Documento n.10325

Sostieni i consumatori, sostieni ADUSBEF!

Puoi sostenere ADUSBEF anche attraverso il 5 x 1000: in fase di dichiarazione, indica il codice fiscale 03638881007

Informativa sull'uso dei Cookies

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.OK