DEF: CONDONI, PERDONI, REGALI AL GOLF, ENTRATE ALEATORIE, PROMESSE RIDUZIONE DEBITO, ENNESIMA PROROGA (TERZA), STANGATA DI CIRCA 20 MILIARDI SULLE CLAUSOLE DI SALVAGUARDIA IVA

in Comunicati stampa

DEF: CONDONI, PERDONI, REGALI AL GOLF, ENTRATE ALEATORIE, PROMESSE RIDUZIONE DEBITO, ENNESIMA PROROGA (TERZA), STANGATA DI CIRCA 20 MILIARDI SULLE CLAUSOLE DI SALVAGUARDIA IVA

     Nelle 135 pagine del Def approvato dal CDM, si legge: “Venendo all’andamento del debito pubblico, il rapporto fra debito e PIL ha toccato il 132,6 per cento nel 2016, in lieve aumento sul 2015 (132,1 per cento)….Il rapporto debito/PIL tende oramai verso la stabilizzazione per poi ridursi progressivamente, un risultato non scontato alla luce della bassa crescita nominale degli ultimi anni. La previsione programmatica per il rapporto debito/PIL nel 2017, comprensiva di possibili interventi a sostegno della ricapitalizzazione precauzionale delle banche, è di 132,5 per cento, il che segnerebbe il primo decremento dalla crisi ad oggi. Si ipotizza un utilizzo pari a circa metà delle risorse rese disponibili per la ricapitalizzazione precauzionale delle banche tramite il D.L. n. 237 del 23 dicembre 2016 (20 miliardi). Per il 2017 si prevedono anche proventi da dismissioni immobiliari e di quote di aziende pubbliche pari allo 0,3 per cento del PIL, nonché una diminuzione della liquidità del Tesoro. La discesa del debito in rapporto al PIL beneficia anche di un aumento del surplus primario dall’1,5 per cento del 2016 all’1,7 per cento del 2017”. Ed ancora:

“L’obiettivo prioritario del Governo – e della politica di bilancio delineata nel DEF – resta dunque quello di innalzare stabilmente la crescita e l’occupazione, nel rispetto della sostenibilità delle finanze pubbliche. Per il 2017 è confermata la previsione di crescita dell’1,1% grazie ai risultati attesi dalle riforme avviate negli anni precedenti. È intenzione del Governo continuare nel solco delle politiche economiche adottate sin dal 2014, volte a liberare le risorse del Paese dal peso eccessivo dell’imposizione fiscale e a rilanciare al tempo stesso gli investimenti e l’occupazione, nel rispetto delle esigenze di consolidamento di bilancio. In merito alle clausole di salvaguardia, tuttora previste per il 2018 e il 2019, il Governo intende sostituirle con misure sul lato della spesa e delle entrate, comprensive di ulteriori interventi di contrasto all’evasione. Tale obiettivo sarà perseguito nella L. di Bilancio  2018”. http://www.mef.gov.it/inevidenza/article_0277.html

  I Def dei perdoni  fiscali e tributari (il terzo in meno di tre anni) che continua a varare le sanatorie pro-evasori per far quadrare i conti pubblici definendole ‘rottamazioni’ – forse parafrasando la politica dell’ex premier Renzi- con il ministro Padoan che ha già rottamato imposte e sanzioni dovute a coloro che avevano esportato illegalmente centinaia di miliardi all' estero, replicate con sanzioni ed interessi applicati sulle cartelle esattoriali emesse dal 2000 al 2016, con l'intenzione di condonare sanzioni e interessi di mora a coloro che si sono opposti alle pretese dell' Agenzia delle Entrate, sono una schiaffo ai contribuenti onesti ed all’etica di uno Stato di diritto che perseguita i cittadini che fanno il proprio dovere fiscale, premiando evasori, elusori, furbetti del contenzioso tributario.

    Poiché i ricorsi pendenti davanti alle commissioni tributarie provinciali e regionali erano 530 mila a fine dicembre 2015, oltre i 50 mila giacenti in Cassazione a fine 2016, tutti sopra il milione di euro, il cui valore totale del contenzioso supera 100 miliardi di euro, per due terzi riguardanti l’Agenzia delle  Entrate, del Territorio, delle Dogane, dei Monopoli e di Equitalia, un terzo gli Enti locali,  i cui ricorsi impiegano dai due ai 5 anni, per andare a sentenza  ed  il 44,52% delle sentenze emesse dai 3152 giudici delle commissioni tributarie sono favorevoli all' Agenzia delle Entrate, il governo vara l’ennesimo  condono, per raggranellare soldi dagli evasori, che non sembrano però sufficienti per neutralizzare le clausole di salvaguardia, con  gli esclusivi interventi di contrasto all’evasione.

   Le “clausole di salvaguardia” entrano nell’ordinamento nel 2002, quando con la riforma della contabilità pubblica vennero inserite nel bilancio per coprire le “spese previste”, aleatorie rispetto a quelle “autorizzate”, ripescate ed imposte con la crisi del 2011 dall’UE con il fiscal compact, approvate dal governo Berlusconi, coi decreti legge 98 e 138/2011 dalla razionalizzazione della spesa sociale, con  20 miliardi già iscritti a bilancio come entrata entro il 30 settembre 2012.

Il governo Monti trovò parte di quei 20 miliardi e decise con il decreto legge 201 del dicembre 2011 che, invece di far scattare il taglio delle agevolazioni fiscali, fosse preferibile prevedere un aumento dell’Iva come misura di salvaguardia, con l’Iva  che passò dal 21% al 22%, ad ottobre 2013, durante il governo Letta, che lasciò in eredità con la legge di stabilità 2014 (comma 430), un’altra clausola di salvaguardia con cui si disponeva che, se la spending review o l’aumento delle entrate non avessero portato al raggiungimento degli obiettivi previsti, (rispettivamente 3 miliardi di euro per l'anno 2015, 7 miliardi per l'anno 2016 e 10 miliardi a decorrere dal 2017), i soldi sarebbero stati trovati con una diminuzione delle detrazioni e delle agevolazioni o con un aumento delle imposte. Il governo Renzi, con la legge di stabilità per il 2015, “sterilizzò” – cioè rese inefficace – la clausola di salvaguardia ereditata per quell’anno. Allo stesso tempo ne introdusse una nuova (comma 718), che consisteva in un incremento automatico delle aliquote Iva e delle accise e che poteva essere evitato con interventi di revisione della spesa. Dovevano essere trovati 12,8 miliardi nel 2016, 19,2 miliardi nel 2017 e 22 miliardi dal 2018.

   Per il 2016 e per il 2017, il governo è riuscito a sterilizzare le clausola di salvaguardia, prevedendo  con la legge di Bilancio 2017, il congelamento degli aumenti previsti: per l’Iva “agevolata”, che riguarda solo una serie di prodotti e servizi (tra cui ristrutturazioni edilizie, vari beni alimentari, prodotti farmaceutici etc.) dal 10% al 13%, e per l’Iva ordinaria, che riguarda tutto il resto, dal 22% al 24%.

   Per il 2018 la legge di Bilancio prevede che le aliquote salgano dal 10% al 13% e dal 22% al 25% (che nel 2019 diventa 25,9%), e che anche dalle accise sulla benzina vengano reperiti 350 milioni di euro, per coprire un fabbisogno di 19,571 miliardi di euro. Il Def, che prevede di elargire 97 milioni di euro al golf come garanzia statale; di regalare 10 miliardi di euro alle banche dei 20 mld appostati, per evitare che eventuali bancarotte facciano scattare le manette ai polsi dei banchieri e dei distratti vigilanti di Bankitalia; che continuerà a premiare furbetti ed evasori con l’ennesima rottamazione, rinvia la stangata di 20 miliardi dalle clausole di salvaguardia, con il rincaro dell’ Iva anche su beni di prima necessità. 

 

13/04/2017

Documento n.10511

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