CRAC BANCARI COL CONCORSO DEL CONTROLLORE: ADUSBEF FEDERCONSUMATORI HANNO DEPOSITATO ESPOSTI PENALI CONTRO BANKITALIA, IPOTIZZANDO I REATI DI TRUFFA, APPROPRIAZIONE INDEBITA, OMESSA VIGILANZA A PROCURE ROMA, FIRENZE,ANCONA,AREZZO,JESI,MACERATA, PESARO, FERRARA, CHIETI.

in Comunicati stampa

CRAC BANCARI COL CONCORSO DEL CONTROLLORE: ADUSBEF FEDERCONSUMATORI HANNO DEPOSITATO ESPOSTI PENALI CONTRO BANKITALIA, IPOTIZZANDO I REATI DI TRUFFA, APPROPRIAZIONE INDEBITA, OMESSA VIGILANZA A PROCURE  ROMA, FIRENZE,ANCONA,AREZZO,JESI,MACERATA, PESARO, FERRARA,  CHIETI.

 

   Si scrive salvataggio, si legge truffa- ha scritto Giorgio Meletti sul Fatto. Il salvataggio di quattro banche decotte (Banca Marche, Popolare Etruria, Cassa di risparmio di Ferrara, Cassa di risparmio di Chieti) è magistralmente riassunto dall’articolo 640 del codice penale, che prescrive galera per “chiunque, con artifizi o raggiri, inducendo taluno in errore, procura a sé o ad altri un ingiusto profitto con altrui danno”.

   Almeno 130.000 famiglie di azionisti e risparmiatori, che si sono fidate delle rassicurazioni della Banca d’Italia, la cui decennale propaganda sul sistema bancario italiano, tra i più vessatori, opachi e costosi, che applica costi di gestione dei conti correnti pari ad una media annua di 318 euro, contro 114 della media Ue, tutelato in maniera aperta ed immorale da Bankitalia, che per interi decenni ne ha propagandato e garantito la solidità, si sono svegliate bruscamente lunedì 23 novembre 2015,  con un pugno di mosche, ed i sudati risparmi di intere generazioni diventati carta straccia, cancellati per decreto con un colpo di mano.

1) Banca Marche: All’inizio del 2012 Banca Marche ha piazzato tra i suoi clienti un aumento di capitale da 180 milioni, tutti soldi bruciati definitivamente il 22 novembre scorso. Alla vigilia dell’operazione – autorizzata come sempre dalla Banca d’Italia (art. 56 Testo unico bancario) perché non in contrasto “con una sana e prudente gestione” – Visco aveva scritto al Cda della banca denunciando “rilevante esposizione ai rischi creditizi e finanziari” e chiedendo di cacciare il direttore generale Massimo Bianconi. Di questa lettera non vi era traccia nel prospetto informativo di 290 pagine e per questo, due anni dopo, la Consob ha pesantemente multato i membri del Cda;

2) Cassa di Ferrara. Nel 2011 ha piazzato un aumento di capitale per 150 milioni di euro, caldeggiato da Bankitalia. Nel prospetto informativo si legge che “nel corso del primo semestre 2009” un’ispezione Bankitalia “ha contestato carenze nella gestione del credito e nei controlli interni, nonché violazioni in materia di concentrazione dei rischi, posizioni ad andamento anomalo e previsioni di perdita”. Bankitalia sapeva già tutto? Già, infatti nel luglio scorso ha autorizzato i due commissari nominati nel 2013 a chiedere agli ex amministratori di Carife 309 milioni di danni. L’Ansa nota che l’azione “è stata decisa dopo un’attenta valutazione dei verbali delle ispezioni di Bankitalia del 2009 e del 2012”. Invece il Direttorio di palazzo Koch, dopo attenta valutazione del benemerito lavoro dei suoi ispettori, ha autorizzato gli amministratori di Carife a succhiare 150 milioni dalle tasche dei suoi clienti.  L’ex Vicedirettore Generale Carife Paolo Bonora, suicidato il 28 luglio 2015,aveva testualmente scritto  17 novembre 2014, sulla Nuova Ferrara:…“….la Cassa è entrata nel limbo per poi passare, continuando così le cose, nell'inferno della liquidazione coatta. Da ex vice direttore generale sto assistendo all'agonia della più importante istituzione della città ora in mano a due personaggi inviati da Bankitalia che nel segreto più assoluto ed inviolabile (per i ferraresi) stanno preparando i drappi neri per il portone di Corso Giovecca 108”.

3) Popolare Etruria. Nel luglio 2013 ha piazzato un aumento di capitale da 100 milioni, preteso da Bankitalia per rabberciare i conti proprio mentre era in corso un’ispezione. Nel prospetto, che ovviamente nessun investitore ha letto perché questo obbligo di legge è sistematicamente violato, c’è scritto che gli esiti dell’ispezione “non sono al momento noti e prevedibili”, e quindi “ove la qualità del portafoglio creditizio e delle garanzie a mitigazione del relativo rischio dovessero essere considerate non pienamente soddisfacenti, i requisiti aggiuntivi richiesti da Banca d’Italia in relazione al rischio di credito potrebbero essere ulteriormente innalzati”.

4) CariChieti: il commissariamento di Carichieti, avvenuto tardivamente dalla Banca d’Italia il 19 settembre 2014 per presunte responsabilità gestionali e manageriali attribuite ad un autista, un pettegolezzo giuridicamente difficile da provare, ha provocato un enorme danno al territorio della provincia, che per tale causa ha dovuto fare a meno di 80 milioni di euro di fondi europei, con gravissimo nocumento per l’economia già in profonda crisi, in maniera particolare ne distretto industriali di Val di Sangro. Il provvedimento della Banca d’Italia di risoluzione della Nuova Carichieti, ha tra l’altro nominato tra i componenti del Cda la dott.ssa Maria Pierdicchi, ex responsabile per l’Italia di Standard & Poor’s, già indagata dal Pm di Trani Michele Ruggiero nell’inchiesta sulle agenzie di rating, successivamente archiviata dal Pm di Milano Francesco Greco.

L’impegno finanziario immediato del Fondo di Risoluzione, intervenuto dopo il contributo di azioni e bond junior, consiste in circa 1,7 miliardi a copertura delle perdite delle banche originarie; circa 1,8 miliardi per ricapitalizzare le banche buone e circa 140 milioni per dotare la banca cattiva del capitale minimo necessario a operare, in totale, circa 3,6 miliardi (la liquidità necessaria per utilizzare subito il Fondo è stata fornita con un finanziamento ponte a 18 mesi e a tassi di mercato da UniCredit, Intesa Sanpaolo e Ubi Banca), garantite dalla Cassa Depositi e Prestiti e dagli sgravi fiscali sulle perdite.

Alla luce dei fatti esposti, Adusbef e Federconsumatori, chiedono all’on.le Procura della Repubblica, di aprire una indagine volta a verificare se le azioni e gli omessi controlli di Bankitalia, che hanno prodotto un crac di almeno 2,6 miliardi di euro, addossati principalmente ad azionisti ed obbligazionisti, non sia ascrivibile principalmente all’autorità che doveva impedire e prevenire il susseguirsi degli eventi, che si sono concretizzati con un bagno di sangue per migliaia di risparmiatori che oltre ad aver perso i risparmi di una vita, hanno subito la beffa da parte di dichiarazioni interessate riprese dai mass media, di essere annoverati come speculatori per aver acquistato bond consigliati dalle stesse banche, i cui rendimenti erano allineati ai Bot ed ai titoli di Stato.

    Si chiede di indagare per i reati di truffa, appropriazione indebita, omessa vigilanza della Banca d’Italia e di altri soggetti che hanno provocato un danno enorme al risparmio garantito dall’art.47 della Costituzione, bruciando il risparmio di migliaia di risparmiatori.

  Oltre all’esposto a 9 Procure della Repubblica, sedi delle banche interessate, il ricorso al Tar del Lazio e la citazione della Banca d’Italia in sede civile, per ristorare tutti i danni materiali e morali a 130.000 famiglie.

12/03/2015

Documento n.10205

Sostieni i consumatori, sostieni ADUSBEF!

Puoi sostenere ADUSBEF anche attraverso il 5 x 1000: in fase di dichiarazione, indica il codice fiscale 03638881007

Informativa sull'uso dei Cookies

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.OK