BANCHE POPOLARI: DOMANI TAR LAZIO SI PRONUNCERA' SU RICORSO ADUSBEF FEDERCONSUMATORI,SPECIE CONTRO BANKITALIA,SUCCURSALE SUBALTERNA BCE

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COMUNICATO STAMPA

 BANCHE POPOLARI: DOMANI TAR LAZIO SI PRONUNCERA’ SU RICORSO ADUSBEF FEDERCONSUMATORI,SPECIE CONTRO BANKITALIA,SUCCURSALE SUBALTERNA BCE

 Si discuterà domani 7 ottobre 2015 in camera di consiglio, il ricorso al Tar Lazio di ADUSBEF, FEDERCONSUMATORI oltre che di 12 azionisti della  Banca Popolare di Milano, finalizzato all'annullamento previa sospensiva della Circolare n. 285 del 17 dicembre 2013 della Banca d’Italia, ( 9° aggiornamento 9 giugno 2015) di attuazione decreto legge 24 gennaio 2015, n. 3, convertito con modificazioni dalla legge 24 marzo 2015, n. 33, recante “Misure urgenti per il sistema bancario e gli investimenti”, proposto contro Banca d’Italia, Ministero dell’Economia e delle Finanze e la Presidenza del Consiglio dei Ministri; controinteressati 4 (delle 10) banche popolari obbligate alla trasformazione: Ubi Banca (la prima che “ di corsa” ha convocato l'assemblea dei soci – 10 ottobre p.v. per ratificare la conversione spa),  Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca (per le note giudiziarie) e Banca Popolare dell’Etruria e del Lazio.

  Oltre ai profili di illegittimità costituzionale dell’art. 1 del decreto legge 24 gennaio 2015, n. 3, convertito con modificazioni dalla legge 24 marzo 2015, n. 33 – Violazione degli artt. 2, 3, 41, 45 e 47 della Costituzione – Violazione dell’art. 42 e 117, comma 1, della Costituzione in relazione all’art. 1 del 1° protocollo addizionale alla CEDU – Violazione degli artt. 49, 54, 56, 63 e 173 del trattato sull’Unione Europea – Disparità di trattamento, sollevati dai legali di Adusbef e Federconsumatori Federico Tedeschini e Lucio Golino, che sollevato evidenti violazioni del principio del legittimo affidamento, con domanda di rimessione alla Corte Costituzionale e alla Corte di Giustizia Europea, viene contestata la  vera e propria delega in bianco alla Banca d’Italia, dal momento che il legislatore non ha previsto alcun criterio direttivo del potere regolamentare alla stessa affidato ed, anzi, ha addirittura disposto che tale potere possa essere esercitato “anche in deroga a norme di legge”, in aperto contrasto con gli artt. 70, 76 e 77 della Costituzione a norma dei quali il potere legislativo, nell’ambito della ripartizione dei poteri fulcro della società democratica, è affidata al Parlamento e può essere delegata solo al Governo, con specifica indicazione dei principi e criteri direttivi che lo stesso deve seguire.

   La citata disposizione normativa, nel limitare il rimborso delle azioni dei soci in caso di recesso, tanto nell’ipotesi in cui la banca popolare mantenga la sua forma societaria originaria, quanto nel caso in cui la stessa venga trasformata in S.p.A., finisca per sottoporre allo stesso regime giuridico situazioni completamente differenti, negando ai soci delle banche popolari perfino la possibilità di recedere, conservando il pieno diritto al rimborso delle azioni, nel caso in cui la banca popolare sia “costretta”, in applicazione della riforma varata, a subire un’ingente trasformazione, con una limitazione del diritto al rimborso delle azioni in caso di recesso del socio, letta nel suo contenuto intrinseco, si rivela una vera e propria forma di espropriazione, posta in violazione dell’art. 42 della Costituzione, nonché dell’art. 117, comma 1, in relazione all’art. 1 del primo protocollo addizionale della CEDU relativo alla protezione della proprietà, cui il legislatore è tenuto a conformarsi.

   Non può tacersi, infine, come l’intera disciplina introdotta con il decreto legge n. 3/2015 ed attuata tramite la circolare della Banca d’Italia impugnata risulti in aperto contrasto con le libertà ed i diritti fondamentali garantite dai Trattati dell’Unione Europea e dalla Carta europea dei diritti fondamentali e si traduca, dunque, in una violazione del diritto comunitario, con la conseguente richiesta di rimessione alla Corte di Giustizia Europea.

   La Banca d’Italia, una succursale subalterna della BCE e degli interessi dei banchieri, che ha fatto da palo negli ultimi anni, al fenomeno del risparmio tradito, ai crac industriali e bancari che hanno interessato 1 milione di famiglie bruciando oltre 50 miliardi di euro di sudato risparmio nei gravi dissesti come Parmalat, Cirio, MPS, Banca delle Marche, Carige, Deiulemar, Cariferrara, ecc., coinvolta nell’ultimo grave scandalo della Banca Popolare di Vicenza, oltre ad essere inidonea nel settore della vigilanza bancaria, può rappresentare un pericolo per la tutela del pubblico risparmio e la salvaguardia dei diritti di risparmiatori e depositanti, che dal 1 gennaio 2016, con azionisti ed obbligazionisti saranno chiamati a pagare con il bail-in, la sua omessa vigilanza.

 

                                             Elio Lannutti (Adusbef) – Rosario Trefiletti (Federconsumatori) 

 

Roma, 6.10.2015  

07/10/2015

Documento n.10188

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