BANCHE: IL CONSORZIO PATTI CHIARI DELL'ABI, GIA' CONDANNATO A RISARCIRE, RISCHIA DI AGGRAVARE LE RESPONSABILITA' DI BANKITALIA ED U.I.C.,NELLA COLOSSALE FRODE A DANNO DEI RISPARMIATORI

in Comunicati stampa

COMUNICATO STAMPA

 

BANCHE: IL CONSORZIO PATTI CHIARI DELL’ABI, GIA’ CONDANNATO A RISARCIRE, RISCHIA DI AGGRAVARE LE RESPONSABILITA’ DI BANKITALIA ED U.I.C.,NELLA COLOSSALE FRODE A DANNO DEI RISPARMIATORI

 

   Patti Chiari, nato nel 2003 su iniziativa dell’Associazione bancaria italiana (Abi), per accrescere la consapevolezza della clientela nella scelta degli investimenti, dopo aver subito una pesante condanna, su iniziativa dei legali Adusbef, dal tribunale di Cuneo in solido con la Banca Regionale Europea (gruppo Ubi) a risarcire oltre 80mila euro più le spese legali a un risparmiatore cuneese che nel dicembre 2005 aveva investito in bond Lehman Brothers, fallita tre anni dopo, che nella lista delle obbligazioni a basso rischio aggiornata al 1° ottobre 2008, reclamizzava titoli tossici, rischia di aggravare le responsabilità di Bankitalia ed Ufficio Italiano Cambi in una storia di frode e risparmio tradito.

     Patti Chiari infatti, oltre a Lehman Brothers con la bollinatura della massima affidabilità garantiva come affidabili ben 47 titoli di istituti di credito già falliti o salvati da interventi pubblici; in particolare, nel paniere figuravano: i bond della Fortis, il principale gruppo di servizi finanziari belga nazionalizzato con l'intervento congiunto dei governi di Belgio, Olanda e Lussemburgo; obbligazioni del gruppo Dexia, società bancaria oggetto di sostegno urgente della Cassa depositi e prestiti francese; emissioni di Hypo Real Estate Bank, holding societaria in forte difficoltà a causa di perdite accumulate dalle speculazioni della sua controllata Depfa Bank; emissioni di Anglo Irish Bank, BK Ireland, Allied Bank, Glitinr e bond della Northern Rock, banca che il governo inglese aveva salvato dal fallimento; nel medesimo elenco delle obbligazioni a basso rischio di PattiChiari erano inclusi titoli Lehman Brothers, presentati al pubblico dei piccoli investitori come affidabili fino alla vigilia del fallimento, consigliando come un buon investimento le obbligazioni di banche quali Merryl Lynch, Wachovia e Bear Stearns, tutte in palese difficoltà, mentre si sconsigliava l’acquisto dei titoli di Stato italiani, quali i buoni del tesoro pluriennali (BTP), perché considerati rischiosi.

   Patti Chiari, nonostante tentativi di restyling e coinvolgimenti lucrativi di molte associazioni di consumatori, costretta a chiudere i battenti tempo fa, rischia di aggravare le pesanti responsabilità di Bankitalia ed Ufficio Italiano Cambi, in una violazione della licenza d’uso del software come emerge dalla Consulenza tecnica d’ufficio disposta dal Tribunale d’Imperia nell’ambito di un procedimento civile per una richiesta di risarcimento danni promossa da un privato nei confronti del consorzio Patti Chiari e di Intesa Sanpaolo. Come scrive Paolo Fior sul Fatto Quotidiano, sono evidente le responsabilità di Bankitalia ed U.I.C

http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/10/07/risparmio-tradito-le-responsabilita-di-bankitalia-nellinganno-di-patti-chiari-su-lehman-brothers/3050566/, nell’elenco dei titoli a basso rischio/rendimento redatto dal consorzio bancario, il quale – nonostante la promessa al pubblico di monitorare costantemente la rischiosità dei titoli – non ha invece provveduto ad aggiornare la lista cagionando ingenti perdite agli investitori che in buona fede si erano fidati dell’iniziativa. In particolare, le obbligazioni Lehman Brothers hanno continuato a figurare nell’elenco di Patti Chiari con un rating A+ anche dopo il fallimento della banca statunitense, mandando definitivamente in frantumi assieme ai risparmi di migliaia di italiani, anche la credibilità del consorzio. Patti Chiari non aveva in realtà controllo alcuno sull’iniziativa con cui dava la “patente” di affidabilità a determinate obbligazioni. Il consorzio aveva deciso di affidare in outsourcing calcoli e aggiornamenti creando un gruppo di lavoro ad hoc con l’Ufficio Italiano Cambi e la società Sia-Ssb spa. L’Ufficio Italiano Cambi (in seguito assorbito da Banca d’Italia che subentrerà nel gruppo di lavoro promosso dall’Abi) era licenziatario del software “RiskMetrics” la cui licenza d’uso annuale (75mila euro) – osserva Monzeglio – era pagata dal consorzio Patti Chiari in qualità di “third party payor”, cioè di soggetto terzo pagatore. “Tra le clausole espresse nel contratto di licenza RiskMetrics – si legge nella consulenza tecnica d’ufficio – vi era quella relativa al diniego perentorio e categorico al licenziatario (cioè l’Ufficio Italiano Cambi) alla trasmissione del software, di sue parti, di eventuali sue modifiche […] e/o di qualsiasi risultato e/o prodotto ottenuto,  in favore di qualunque soggetto terzo estraneo al Licensee stesso”.

   Oltre alle gravi violazioni contestate dalla consulenza tecnica d’ufficio svolta da Monzeglio, dove emerge improvvisazione ed inconsistenza di un’iniziativa – la pubblicizzazione e l’aggiornamento di un elenco di obbligazioni a “basso rischio” – del tutto velleitaria, emerge la pesante responsabilità di Bankitalia, che  invece di occuparsi della tutela del pubblico risparmio – che dovrebbe essere il faro della sua azione anche perché è un obbligo costituzionale – ha collaborato dietro compenso a un’iniziativa privata (quella delle banche consorziate in Patti Chiari) fornendo dati inutili e soprattutto fuorvianti, che hanno giudicato affidabili obbligazioni tossiche e rischiosi bond bancari, che come nel caso delle 4 banche in risoluzione (Banca Etruria, Carife, CariChieti, Banca Marche), azzerando i risparmi di una vita a 130.000 famiglie, mentre con la complicità delle contigue autorità vigilanti, veniva giudicato a rischio i Btp emessi dallo Stato.

    In un paese normale, con una magistratura che applica il principio della ‘legge uguale per tutti’, scatterebbero inchieste giudiziarie d’ufficio e le manette per i responsabili di tali atti di criminalità bancaria.

 

                                                                                                                                         Elio Lannutti (Adusbef)

Roma, 8 ottobre 2016

10/08/2016

Documento n.10407

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