B POP. VICENZA: NON BASTANO LE DIMISSIONI DEL CAPRO ESPIATORIO SAMUELE SORATO, A RISARCIRE AZIONISTI E RISPARMIATORI, DEPAUPERATI E RAGGIRATI

in Comunicati stampa

COMUNICATO STAMPA

BANCA POPOLARE VICENZA: NON BASTANO LE DIMISSIONI DEL CAPRO ESPIATORIO SAMUELE  SORATO, A RISARCIRE AZIONISTI E RISPARMIATORI, DEPAUPERATI E RAGGIRATI DAL VALORE DEL TITOLO GONFIATO E  GESTIONE DISSENNATA DELLA BANCA

    Secondo autorevoli fonti, recentissime  ispezione svolte dalla Bce di  Francoforte alla Banca Popolare di Vicenza  (la prima, del 26 febbraio 2015, per valutare la gestione del rischio del portafoglio finanziario, la seconda ad aprile 2015), oltre alle indagini Consob sul prezzo  delle azioni e gli ordini di vendita dei clienti,  avrebbero  rilevato gravissime anomalie di bilancio tali da indurre alle dimissioni il consigliere delegato Samuele Sorato.

   Adusbef,che aveva denunciato dal 2008 con esposti penali alle Procure, la disinvolta gestione del credito e del risparmio della Banca Popolare di Vicenza,  che aveva gonfiato il valore delle azioni, per svalutarle del 23% dal cda, portandoli a 48 euro contro i 62,5 euro, con gravissimo danno a 117 mila soci, alcuni dei quali diventati azionisti forzosi  per effetto  di un rimborso anticipato  di una obbligazione per superare gli stress test Bce, chiede che le Procure facciano piena chiarezza a tutela di soci e risparmiatori costretti ad acquistare titoli illiquidi di una banca non quotata per poter accedere ai prestiti o fidi..

      Il 25 ottobre 2014, alla vigilia dell' annuncio ufficiale al mercato, la Bpvi ha convocato un Cda  straordinario  che ha deliberato «l' irrevocabile conversione del prestito obbligazionario di 253 milioni sottoscritto nel 2013», tappando quel buco rilevato dalla Bce, con una campagna di riacquisto (buyback), di azioni proprie, campagna che si era conclusa il 30 settembre 2014 con il conseguente abbattimento del capitale della banca di 194,90 milioni, cifra che aveva portato l’istituto di credito sotto la soglia minima prevista del 5,5%, salvando così la banca vicentina dalla bocciatura, grazie ad una misura sul capitale presa dopo il termine del 30 settembre scorso previsto dalla Bce per il suo esercizio contabile.

   Con l’“irrevocabile conversione” di un bond di 253 milioni decisa da Bpvi sabato sera 25 ottobre 2014,  con un Cda straordinario convocato a meno di 24 ore dalla comunicazione ufficiale dei risultati degli stress test Bce, l’istituto vicentino riesce a superare in extremis  la soglia del 5,5% che la Banca centrale europea di Mario Draghi aveva stabilito come soglia minima in condizioni di stress, trasformando una obbligazione che rendeva il 5% in un’azione, difficilmente liquidabile ed il cui valore non è determinato dai mercati, ma dalla stessa banca e dai cosiddetti ‘esperti’ notoriamente a libro paga dei committenti.

    Ancora una volta sulla pelle dei risparmiatori, ignari dei rischi ai quali possono andare incontro quando sottoscrivono azioni e/o obbligazioni bancarie, e con la complicità delle Autorità di vigilanza, vengono compiute operazioni che potrebbero integrare violazione di gravissimi reati, che Adusbef in esposti-denunce alle Procure della Repubblica, ha chiesto di accertare.   Oltre ad avere come vice-presidente l'ex ragioniere dello Stato Andrea Monorchio, nella primavera del 2014 la BPVI ha fatto un altro acquisto rilevante assoldando infatti, nel consolidato sistema di porte girevoli tra vigilanti e vigilati, il dr. Giannandrea Falchi, capo della segreteria particolare di Mario Draghi quando questi era Governatore, dotandolo di un sontuoso ufficio nel palazzo di Largo Tritone acquistato dalla Bpvi nel pieno centro di Roma, inaugurato il 19.9.2013 ed un pacchetto di remunerazione quantificato in 300mila euro con tanto di macchina e autista, assegnandogli il ruolo di «consigliere alle relazioni istituzionali e internazionali».

  Forse non ci saranno stati collegamenti tra l’assunzione di Falchi; la comunicazione anticipata dell’esame Bce; la convocazione straordinaria del Cda per deliberare la conversione di un prestito obbligazionario di 253 milioni di euro in più rischiose azioni Bpvi dal valore autoreferenziale fissato al prezzo convenzionale di 62,50 euro cadauno svalutato di oltre il 23% ; l’acquisto del prestigioso Palazzo Repeta, storica sede di Banca d'Italia chiusa per 5 anni perché non aveva acquirenti, piazzata alla BPVI al prezzo richiesto di 9 milioni di euro nella  scorsa primavera. Poiché più di 3 indizi potrebbero formare una prova, Adusbef ha attivato le Procure, chiedendo di fare piena luce su questi misteri a danno dei risparmiatori-azionisti.

     Indagini penali in corso sull’operato della BPVI, stanno accertando se le condotte denunciate da Adusbef, non possano configurare ipotesi di reato che potrebbero coinvolgere oltre al management della banca anche dirigenti Bankitalia e Bce, in un sistema collaudato di porte girevoli tra controllori  e controllati, che hanno costretto investitori in bond a diventare soci forzati di azioni svalutate, il cui valore era già stato gonfiato da generose perizie di parte.

 

                                                                                                                                    Elio Lannutti (Presidente Adusbef)

Roma, 12.5.2015

 

05/12/2015

Documento n.10080

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