TRONCA-TRONCHETTI: TAVAROLI VUOTA IL SACCO. ED INGUAIA MOLTI PERSONAGGI. LA RICOSTRUZIONE DI DAGOSPIA DELL'INTERVISTA A REPUBBLICA

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1- NELL’INTERVISTA TRONCA-TRONCHETTI, ORMAI APPUNTAMENTO FISSO CON ’REPUBBLICA’, L’EX SPIONE SENZA LEX DI TELECOM SCODELLA DELLE CHICCHE GOLOSE ED INEDITE. SUL MITOLOGICO MAGISTRATO CASELLI ATTOVAGLIATO A CASA TRONCHETTI PER UNA GRANA GIUDIZIARIA DI MONTEZEMOLO, AVANTI LUCIA ANNUNZIATA CHE FA DA TRAMITE PER UN RIAPPACIFICAZIONE CON D’ALEMA (CASO COLANINNO-OAK FUND), ECCO L’INTERISTA FACCHETTI CHE GIOCA A CALCIOPOLI CON GRECO E BOCCASSINI, TRAPASSANDO PERFINO LE INTERVISTE ’SDRAIATE’ DI FABIOLO FAZIO - 2- ATTENTI A TAVAROLI, È UN TIPINO CHE CONOSCE (E BENE) LA STORIA SEGRETA D’ITALIA (INSIEME A MARCO MANCINI, POI AGENTE SISMI DI POLLARI, L’EX CAPO DELLA SECURITY TELECOM ERA TRA I CARABINIERI DI DALLA CHIESA CHE ENTRARONO NEL COVO BR DI VIA MONTE NEVOSO DOVE FURONO RITROVATI LETTERE E REGISTRAZIONI DELL’INTERROGATORIO DI ALDO MORO, POI MISTERIOSAMENTE "SBIANCHETTATI" DA QUALCHE MANONA DEVIATA DEI SERVIZI) - 1- DAGO-NOTA tratto da www.dagospia.it Nell'intervista tronca-Tronchetti, ormai un appuntamento con scadenza mensile di Tavaroli con 'Repubblica', l'ex spione senza lex di Telecom, oltre alle immancabili accuse al suo ex padrone ("codardo") scodella delle chicche golose ed inedite. Su Giancarlo Caselli, Montezemolo, Lucia Annunziata, Tremonti, D'Alema, trapassando Fabiolo Fazio. Eccole: 2- TAVAROLI ATTOVAGLIA TRONCHETTI CON CASELLI, LUCIA ANNUNZIATA FA DA TRAMITE PER LA PACE CON D'ALEMA, CI VUOLE L'EX GDF MARCO MILANESE PER UN INCONTRO CHIARIFICATORE CON TREMONTI, FACCHETTI FA CALCIOPOLI CON GRECO E BOCCASSINI Stralci (e stracci) dell'intervista di Piero Colaprico e Walter Galbiati a Tavaroli per La Repubblica Un Giuliano Tavaroli un po' appesantito, ma muscoloso, con l'occhio limpido e la voce ferma, rompe il silenzio dopo il patteggiamento a quattro anni e due mesi: "Sì, ho letto ovviamente i nuovi verbali di Tronchetti Provera". Scuote la testa: "E l'ho anche visto in tv in un'intervista sdraiata di Fabio Fazio, a prendere le distanze da me, a dire che quasi manco mi conosceva". Ma, scusi, Tavaroli, si è sentito offeso? "A livello personale non m'importa, qua c'è un'offesa professionale. E posso consentire ai giornalisti e ai magistrati di scherzare, al mio datore di lavoro no. Tronchetti sa bene che mentre lavoravo per lui ho fatto conferenze alla Nato, e anche in decine di università, perché la nostra Security aziendale era un modello. Adesso, tentano di farci passare, attraverso i loro avvocati, come un'accozzaglia di manigoldi. E lui? Fa finta di niente". ................... Ci aiuti a capire lei come funzionava. Per esempio, il dottore l'ha chiamata per proteggere qualche persona importante in difficoltà? "Più d'una volta. Mi chiamò per il suo amico Luca Cordero di Montezemolo, quando dovevano eleggerlo presidente di Confindustria. Vado da Tronchetti e vedo uscire Cesare Romiti. Il quale, mi dicono, non voleva che Montezemolo si presentasse, e parlava di un verbale giudiziario degli anni Ottanta, una vecchia inchiesta di Torino". Lei è sicuro di quello che sta dicendo? "Per appurare la questione, mi muovo con il mio collaboratore Sasinini, operiamo sul pm di Biella o di Asti, comunque un magistrato vicino al procuratore Giancarlo Caselli. Sasinini chiama il pm e organizziamo a casa di Tronchetti un pranzo con Caselli". C'è stato questo pranzo? "Che c'è stato è sicuro, ma io non ho partecipato". ........................... È proprio vero che stavate aiutando l'Inter di Moratti contro Luciano Moggi? "La pratica Ladroni, come la chiamavamo noi, riguarda le indagini sui rapporti tra la Juventus e gli arbitri. Volete sapere a quando risale? Al 2002... Succede che un arbitro bergamasco, ammiratore e amico di Giacinto Facchetti, anche lui bergamasco, un giorno scoppia e gli racconta i retroscena di quella che sarà Calciopoli. All'Inter vanno in fibrillazione, si spiegano alcune espulsioni, alcuni rigori assurdi e così Tronchetti consiglia a Moratti di chiamarmi". PM Franceso Greco boccassini previti espresso Siete andati dalla magistratura? "Era quello che volevo, ma la situazione è complessa e do a Moratti l'unico suggerimento possibile, e cioè portare Facchetti, come fonte confidenziale, dai carabinieri. Può parlare, resterà anonimo, l'indagine comincerà". All'Inter che dicono? "Tentennano, preferiscono non esporre Facchetti, forse hanno paura, io non posso intervenire più di tanto. Moratti mi dice che ha capito come stanno le cose e ne soffre, è preoccupatissimo, ma non vuole distruggere il calcio italiano. Allora che cosa possiamo fare? Si prepara un documento, che finisce sui tavoli dei sostituti procuratori Francesco Greco e Ilda Boccassini. E l'arbitro, convocato, va in procura, ma non è così facile come sembra... Fa scena muta. L'inchiesta Calciopoli non parte quindi da Milano, com'era possibile, ma partirà qualche anno dopo, a Napoli". Ma Tronchetti perché avrebbe avuto bisogno di lei per contattare chicchessia? "Sì, so che dice così, ma è falso. Ovvio che poteva avere contatti con chiunque, ma è anche vero che c'era gente come D'Alema e Tremonti che non ci tenevano a vederlo". E lei che cosa fa? "Sono io che gli ho fatto fare la pace con D'Alema, per il tramite di Lucia Annunziata, e lo stesso con Tremonti, attraverso l'ex ufficiale della finanza Marco Milanese, che io conoscevo e che lavora con lui, ora è onorevole. Tronchetti confonde i contatti formali con quelli sostanziali. Per quelli formali c'era Perissich e Rocco di Torre Padula. Per gli altri, serviva il fido Tavaroli, ora rinnegato". Lei dà del falso a Tronchetti, che invece fa l'anima bella, perché ha mentito in altre occasioni? "Per esempio quando dice che le indagini su Oak Fund sono del 2005, invece sono nate nel 2001, dopo l'acquisto di Telecom dalla cordata di Emilio Gnutti e Roberto Colaninno. Voleva sapere a chi erano andati parte dei soldi versati per l'acquisto di Telecom. Si pensava a una parte politica, la sinistra, a cui Tronchetti dava fastidio". Fastidio? "Sì, era entrato con i piedi nel piatto in Telecom, appetito da tanti. Voleva fare l'imprenditore indipendente e questo può comportare dei rischi. Ora infatti è sceso a patti con la politica, è nei ranghi, è diventato manovrabile come tanti, tanti altri. Forse è quello che volevano, farlo tornare a più miti consigli. Era una minaccia al potere, non era il potere. Ma di mezzo ci sono finito io, con la mia famiglia".

05/06/2010

Documento n.8629

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