SOTTO ACCUSA L’IMPERO ROTELLI. CHE SMACCO PER FUTURO PRESIDENTE RCS .OLTRE 1.500 CARTELLE CLINICHE FALSIFICATE, RICOVERI INUTILI E RIMBORSI GONFIATI.

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SOTTO ACCUSA L’IMPERO ROTELLI - CHE SMACCO PER IL FUTURO PRESIDENTE RCS - OLTRE 1.500 CARTELLE CLINICHE FALSIFICATE, DECINE DI RICOVERI INUTILI. E RIMBORSI GONFIATI DALLA REGIONE LOMBARDIA, PER ALMENO 6 MILIONI E MEZZO € IN TRE ANNI - ROTELLI BOCCIÒ IL MODELLO OLANDESE RICORDANDO CHE L’ITALIA NON HA “UNA TRADIZIONE DI CORRETTEZZA E TRASPARENZA CHE LA PONGA TRA I PRIMI PAESI AL MONDO”. E SI CONCESSE IL LUSSO, QUASI EVERSIVO NELL’ITALIA DI OGGI, DI CITARE NIENTEMENO CHE “L’INDICE DELLA CORRUZIONE DI TRANSPARENCY INTERNATIONAL” - tratto da www.dagospia.it Francesco Bonazzi per "Il Fatto Quotidiano" Oltre millecinquencento cartelle cliniche falsificate, decine di ricoveri inutili. E soprattutto, rimborsi gonfiati dalla regione Lombardia, la patria della sussidiarietà sanitaria, per almeno 6 milioni e mezzo di euro in tre anni. La procura di Milano ha chiuso ufficialmente le indagini sullo scandalo della sanità lombarda e si prepara, nell'arco dei prossimi venti giorni, a chiedere una raffica di rinvii a giudizio per truffa aggravata ai danni dello Stato e falso in atto pubblico. Nel mirino dei pm Sandro Raimondi e Maria Teresa Mannella, c'è il gruppo ospedaliero privato Policlino San Donato, presieduto da Giuseppe Rotelli. Il sessantaquattrenne avvocato pavese, che è anche il secondo maggior azionista della Rizzoli Corriere della Sera ed è in predicato di diventarne il presidente, non risulta indagato personalmente, ma in quanto legale rappresentante del San Donato e in forza della nuova legge sulla responsabilità penale delle aziende (la cosiddetta "231"). La notizia della chiusura delle indagini era nell'aria da una settimana e il passo formale delle notifiche è stato ritardato di un paio di giorni per un banalissimo problema materiale: l'enorme quantità di carta che serviva per stampare gli atti d'indagine. Ieri mattina gli uomini della Guardia di Finanza di Milano hanno infatti notificato la bellezza di 68 avvisi di chiusura indagini nei confronti dei vertici amministrativi e di molti medici degli ospedali Galeazzi, Sant'Ambrogio e San Donato, tutti parte del Gruppo Ospedaliero San Donato. Secondo gli inquirenti, i tre ospedali avrebbero realizzato, dal gennaio 2004 al dicembre 2007, profitti illeciti per circa 6,5 milioni di euro, falsificando cartelle cliniche e schede di dimissione, richiedendo rimborsi superiori al dovuto al Sistema sanitario lombardo. Nell'ultimo anno e mezzo i finanzieri, con l'aiuto di alcuni consulenti tecnici della Procura, hanno spulciato qualcosa come 68 mila cartelle cliniche ritenute sospette. E alla fine di un lavoro certosino avrebbero trovato "profitti illeciti" in almeno 1.560 casi, visto che l'unica cifra per ora filtrata è quella che riguarda la sola San Donato. Nelle carte depositate ieri dalla Procura, si legge anche che gl'indagati avrebbero attestato "falsamente" che una serie di pazienti "necessitavano di specifico ricovero per necessità diagnostiche, terapeutiche e assistenziali", mentre gli interventi in realtà "erano stati erogati in regime ambulatoriale". Emblematico il caso di alcuni nei asportati in regime di day-hospital, anzichè ambulatorialmente. In altre circostanze, poi, sempre secondo i pm, sarebbe stata indicata nei moduli di rimborso "una degenza di durata superiore a quella prevista per la patologia o per l'intervento effettivamente riscontrati". E se è vero che la percentuale delle presunte irregolarità è piuttosto bassa per un gruppo che nel 2008 ha fatturato 750 milioni di euro, l'accusa è comunque piuttosto imbarazzante per chi un domani potrebbe essere il legale rappresentante del secondo gruppo editoriale italiano, ovvero quella Rcs Media Group che è anche quotata in Borsa. Giuseppe Rotelli è una persona piuttosto schiva e riservata, fiero di aver trasformato il San Donato in un gruppo di 18 "ospedali privati" (non ama che le si chiami cliniche) e con una cultura decisamente superiore alla media di molti suoi colleghi che negli ultimi anni si sono più o meno improvvisati "reucci" della sanità sovvenzionata. Cultura che lo ha portato ad amare l'editoria e a prendersi lo sfizio, talvolta, di pubblicare articoli su quale dovrebbe essere un giusto modello di sanità "nell'interesse dei cittadini". Memorabile quello scritto il 25 settembre del 2008 sul "Sole 24 Ore", in risposta a chi proponeva il modello olandese di assicurazione sanitaria obbligatoria, largamente sussidiato dallo Stato (50% della spesa). Rotelli lo bocciò ricordando che l'Italia, a differenza dell'Olanda, non ha "una tradizione di correttezza e trasparenza che la ponga tra i primi Paesi al mondo". E si concesse il lusso, quasi eversivo nell'Italia di oggi, di citare nientemeno che "l'indice della corruzione di Transparency International".

15/12/2009

Documento n.8331

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