SINISTRA ENIGMISTICA: LA PRIMA ANOMALIA,VERA E PROPRIA CECITA' POLITICA, NON E' L’IMPERO DEL BISCIONE MA LA MANCATA PRIVATIZZAZIONE DELLA RAI

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LA CECITà POLITICA DELLA SINISTRA: LA PRIMA ANOMALIA NON è L’IMPERO DEL BISCIONE MA la mancata privatizzazione della RAI - avendo partecipato anche lei per tanti anni alla sua lottizzazione, ha finito per convincersi che fosse una specie di diritto acquisito. Dimenticandosi però, che preservando la tutela politica sulla Rai, avrebbe schiuso le sue porte a Berlusconi - Oggi Sky, di fatto, è l´unico vero concorrente di Mediaset Alessandro Penati per La Repubblica Dead man walking è un famoso film su un condannato a morte: la storia di uomo che cammina, mangia, magari ha ancora diversi anni di vita davanti, ma il suo destino è segnato; a meno del miracolo della grazia. Come la Rai: può continuare a fare per altri 20 anni quello che fatto negli ultimi 20, invecchiando col proprio pubblico, vivacchiando di canone e di una raccolta pubblicitaria che non cresce da un decennio; ma come azienda, il suo destino è segnato. A meno di un miracolo. Rai possiede tecnologia e professionalità per offrire programmi validi e concorrenziali; e pur partendo da una posizione dominante nella Tv, è riuscita a perdere tutte le grandi opportunità di cambiamento offerte dalla rivoluzione che c´è stata nei media. In un fermento di innovazioni epocali, tecnologiche e di prodotto, la Rai è riuscita a stento a far quadrare i conti: ha chiuso in perdita 6 degli ultimi 10 esercizi (2009 compreso); e nonostante circa 30 miliardi di ricavi nel periodo (metà dal canone), la perdita di quest´anno azzererà tutti i pochi utili racimolati nei precedenti nove. Un inqualificabile disastro che la condanna a un destino da fossile. Rupert Murdoch con telecomando SkyNata come servizio pubblico, per uniformare linguaggi, modi di vita, e contribuire alla creazione di un´identità nazionale, ha svolto egregiamente il proprio compito. Poi si è trasformata progressivamente in una pura televisione commerciale. Ma la ragione "alta" del pluralismo richiesto dalla Costituzione è servita strumentalmente per radicare ed estendere l´influenza della politica nella Rai, fino alla sua completa lottizzazione (vedi Debenedetti e Pilati, La guerra dei 30 anni). Il servizio pubblico ha sempre, paradossalmente, trovato strenui difensori in Mediaset e Berlusconi, ai quali conviene che un concorrente potenzialmente temibile sia gestito come un carrozzone politico, e vincolato dal canone nella raccolta pubblicitaria. Già dieci anni fa sostenevo che l´unico modo per promuovere lo sviluppo nel settore dei media, ma anche la pluralità delle idee, fosse vendere il 100% del capitale Rai ai privati (salvo lo scorporo di attività da destinare al servizio pubblico, finanziato dal canone); meglio ancora se stranieri, più impermeabili alla politica italiana. Così la Rai avrebbe potuto accedere al mercato dei capitali per espandersi nella produzione di contenuti, sfruttare le nuove reti di distribuzioni (digitale, satellite, internet, iPod, telefonia mobile), e aggregare altre realtà, come La7 o giornali, diventando un concorrente formidabile per Mediaset. Il successo nei media si basa su pochi eventi e spettacoli capaci di attirare i grandi numeri; per questo, in ogni Paese, c´è spazio solo per un ristretto numero di grandi gruppi. E´ un settore dove la concentrazione è necessaria per la concorrenza. Ma anche per la difesa del pluralismo: se un 20% della popolazione ha un certa inclinazione politica, rappresenta un´opportunità commerciale che qualcuno avrà tutto l´interesse a soddisfare, senza che la politica entri nella gestione della Tv. L´avvento di Sky dimostra che una Rai privata e polo aggregante sarebbe stata la ricetta giusta. Oggi Sky, di fatto, è l´unico vero concorrente di Mediaset; ed è vista, dalla sinistra come baluardo a difesa del pluralismo. Eppure, è una multinazionale straniera che, negli Usa, con Fox, rappresenta una bandiera della destra conservatrice. Le idee politiche sono anche un mercato. Una Rai privata non avrebbe risolto il conflitto di interessi di Berlusconi, ma ne avrebbe limitato i danni. Invece, la sinistra italiana si è sempre arroccata in una strenua difesa della televisione pubblica. Forse perché, avendo partecipato anche lei per tanti anni alla sua lottizzazione, ha finito per convincersi che fosse una specie di diritto acquisito. Dimenticandosi però, che preservando la tutela politica sulla Rai, avrebbe schiuso le sue porte a Berlusconi, nel momento in cui avesse consolidato il proprio potere al Governo. Cosa che è puntualmente accaduta. Ma che si sarebbe potuta evitare con una vera privatizzazione; invece di promuovere una miriade di leggi, decreti e regolamenti, privi di fondamento economico, coi risultati che vediamo. Se fossi l´opposizione metterei al primo posto del programma politico il collocamento sul mercato della Rai. Sarebbe come il miracolo della grazia quando il condannato sta già salendo sul patibolo.

25/12/2009

Documento n.8361

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