Senato. Interrogazione di E. Lannutti. Sull'impianto a carbone della Tirreno Power

in Articoli e studi
Atto n. 4-03955 Pubblicato il 27 ottobre 2010 Seduta n. 447 LANNUTTI - Al Presidente del Consiglio dei ministri e ai Ministri dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, della salute e dello sviluppo economico. - Premesso che: a quanto risulta all'interrogante, i vertici di Tirreno Power, società che gestisce l'impianto a carbone di Vado Ligure, vogliono ampliare la struttura; Vado Ligure è un paese in provincia di Savona con ottomila abitanti, una centrale a carbone e il 30 per cento di tumori maligni ai polmoni in più rispetto al resto della Regione; i progetti espansivi di Tirreno Power, controllata dalla Sorgenia di De Benedetti, hanno scosso la comunità locale, che si sta battendo per arginare la crescita di quello che tutti definiscono "mostro"; in Liguria ci sono tre centrali, che costituiscono un terzo di tutte quelle italiane. L'impatto sulla salute pubblica è facile da immaginare anche senza una laurea in oncologia: i metalli pesanti che le ciminiere liberano nell'atmosfera a combustione avvenuta sono tutt'altro che salutari; l'associazione "Moda" di Savona ha calcolato i costi totali in rapporto alla emissioni, in caso di ampliamento della centrale a carbone Tirreno Power di Vado Ligure: 36,5 milioni di euro all'anno per danni alla salute, alle coltivazioni, alle cose e 106 per i cambiamenti climatici. Il totale supera i 142 milioni di euro. Si parla anche di possibili 3.380 morti premature in 30 anni di funzionamento del sito; desta molta preoccupazione la denuncia dei medici Virginio Fadda (biologo) e Agostino Torcello (pneumologo), dell'associazione ambientalista "Moda", secondo cui, se la Regione Liguria nei prossimi giorni deciderà di dare il via libera all'ampliamento della centrale a carbone Tirreno Power di Vado Ligure (Savona), i cittadini pagheranno un prezzo altissimo; "Moda", scrive Curzio Rosso su "Il Fatto Quotidiano", ha paragonato le emissioni della Tirreno Power con quelle della centrale a carbone di Sempra Twin Oaks 3 in Texas, sulla base di uno studio condotto negli Usa su sviluppo ed energia sostenibile. «Sono affermazioni alle quali non possiamo rispondere perché analoghe ad un contesto diverso» replica la Tirreno Power secondo quanto riportato nel citato articolo. Per l'azienda, le posizioni degli ecologisti savonesi sono «assolutamente estremiste, al limite del procurato allarme», del tutto estranee al contesto dell'impianto ligure che «esercita la propria attività all'interno di un contesto normativo stringente»; le stime del "Moda", ribattono Fadda e Torcello, a quanto risulta dal citato articolo, sono state calcolate in base ai parametri della Commissione Extern dell'Unione europea tenendo conto della produzione media di emissioni degli ultimi anni. Anche per la mortalità le stime sarebbero «prudenti», perché viene considerata una zona del Texas con una popolazione notevolmente inferiore a quella di Savona. Per le associazioni ambientaliste è questo il motivo che spiega il basso prezzo del carbone: costa poco finché non si considerano tutti i costi esterni, che stabiliscono una relazione diretta tra l'uso del carbone per generare energia e il suo impatto sulla salute; nei centri abitati più vicini alla centrale, scrive Rosso, il tasso di mortalità aumenta con la vicinanza all'impianto: sotto esame le patologie come ictus, cancro ai polmoni, alle corde vocali e infarti «che superano pericolosamente la media nazionale». I documenti e gli studi raccolti da biologi e medici dei comitati "Moda" e "Uniti per la salute" nonché dall'Ordine dei medici di Savona «descrivono un territorio compromesso dal punto di vista ambientale e della salute pubblica e lasciano molti dubbi sulla volontà della proprietà di investire e ridurre l'inquinamento», stabilendo una correlazione «tra le sostanze emesse in atmosfera, come ossidi di azoto e anidride solforosa, e le morti causate»; per chi abita nella zona, continua "Il Fatto", la centrale di Vado Ligure è un incubo ricorrente: l'impianto è ritenuto responsabile di emissioni che provocano gravi danni alla salute. E la nuova unità alimentata a carbone da 480 Megawatt è altra benzina sul fuoco delle polemiche per gli abitanti che vivono a poche centinaia di metri dalle ciminiere. «È assodato che l'inquinamento da centrale a carbone produce sempre malattie e morti», sostiene Paolo Franceschi, pneumologo ed esperto di salute e ambiente per l'Ordine dei medici di Savona. «E l'incidenza di tumori alle corde vocali, al polmone, alla vescica e altre patologie vascolari, aumenta drammaticamente quanto più ci si avvicina ad una di queste centrali»; gli effetti sulla salute, precisa Curzio Rosso, ricadono principalmente su cittadini che risiedono entro i 50 chilometri da un sito alimentato a carbone. Nel periodo 1999-2004 il tasso standardizzato di mortalità per tumori all'anno è maggiore nella provicia savonese: 273 decessi (uomini) ogni centomila abitanti contro i 240 della media nazionale. Le aree in cui la mortalità per tumore è aumentata corrispondono a quelle maggiormente inquinate con picchi per i maschi a Quiliano (287.8) e Vado Ligure (326.9), i due Comuni più vicini alla centrale. Ancora maggiore la discrepanza tra i dati nazionali e la provincia di Savona per la popolazione femminile: rispettivamente 140 e 199. E sempre a Vado si arriva addirittura a 211.9. Anche gli ictus sono aumentati rispetto alla media regionale con un eccesso di mortalità standardizzata del 36,8 per cento fra i maschi e del 22,6 per cento tra le femmine; lo stesso dottor Franceschi ha redatto la perizia (commissionata dal Comune di Spotorno) per il progetto di ampliamento della centrale di Vado dal punto di vista degli "aspetti sanitari e ambientali correlari alla salute umana". Un dubbio condiviso da medici e ambientalisti: che per risparmiare si apportino solo miglioramenti marginali per l'uso di un combustibile che appartiene alla storia dell'800. Nella perizia si sottolinea che, nel calcolo delle emissioni, Tirreno Power non prende in considerazione l'inquinamento da polveri sottili secondarie, che costituiscono la stragrande maggioranza delle pericolose Pm 2.5 (particolato fine considerato una delle sostanze più pericolose per i polmoni); i dati della perizia, continua "Il Fatto", raccontano una versione precisa: contando anche le polveri sottili secondarie si avrebbe una maggiore emissione, rispetto a quelle dichiarate, del 3000 per cento passando da 158 tonnellate all'anno a 4876. Da parte dell'azienda nessun dubbio: si va avanti con il progetto, nonostante tutto. E dopo l'ok del Ministero dell'ambiente all'ampliamento ora la decisione è in mano alla Regione Liguria, che nei prossimi giorni esprimerà il suo parere. La Tirreno Power intende dialogare con le istituzioni, data la disponibilità di investire 150 milioni di euro per migliorare e potenziare l'impianto, a patto che vi sia un chiaro ritorno economico; un ulteriore potenziamento della centrale porterebbe a livelli di inquinamento superiori a quelli già intollerabili raggiunti fino ad oggi senza voler tener conto degli ulteriori danni derivanti dallo smaltimento del CDR (combustibile derivato rifiuti) previsto dal piano provinciale rifiuti; a causa della loro obsoleta tecnologia, gli impianti della centrale hanno bassi rendimenti e non rispettano la migliore tecnologia disponibile prevista per gli impianti termoelettrici dalla direttiva della comunità europea recepita con il decreto legislativo 4 agosto 1999, n. 372; anche il Comune di Vado Ligure con il ricorso al TAR del novembre 2010, esprime il netto dissenso contro questo ampliamento; i sindaci di Vado e Quiliano ritengono di avere ormai fatto tutto ciò che era in loro potere contro l'ampliamento della centrale di Vado Ligure e di poter solo attendere gli sviluppi che verranno imposti dall'alto (nell'ordine, da Regione e Governo nazionale); il 25 ottobre 2010 si è svolto presso la Regione il "vertice" sull'inquinamento della centrale a carbone e la discussione sul suo possibile ampliamento tra l'assessore regionale all'ambiente Renata Briano, i sindaci di Vado e Quiliano Caviglia e Ferrando, i rappresentanti dell'Ordine dei medici savonese con il Presidente dottor Ugo Trucco e il referente scientifico dottor Paolo Franceschi, il direttore generale dell'Agenzia regionale per l'ambiente (ARPAL), Bruno Soracco e l'assessore provinciale ai trasporti e all'ambiente Paolo Marson. Grande assente, il Presidente della Regione Claudio Burlando; l'ARPAL è al lavoro per elaborare i dati raccolti nel 2008 e trasmetterli all'Agenzia regionale per l'energia; il giorno dopo l'incontro in Regione i giornali riportano "Centrale, parte il controllo pubblico" decisione che farebbe presupporre che, in 40 anni, milioni di tonnellate di carbone bruciato e di fumi siano stati felicemente inalati dalla popolazione savonese senza un controllo pubblico; l'ARPAL, a cui viene affidato il controllo delle emissioni, è sotto inchiesta e come riporta un articolo del quotidiano "La Repubblica", 4 maggio 2010 "il pm Paola Calleri, titolare dell'inchiesta affidata ai carabinieri del Noe, attribuisce i reati di corruzione e turbativa d'asta. Stessa contestazione mossa a Bruno Soracco (direttore generale ARPAL presente all'incontro di ieri in Regione, n.d.r.). Falso ideologico, abuso d'ufficio e omissione sono attribuiti a Riccardo Sartori, responsabile del Settore Territorio del Dipartimento di Genova; Gino Vestri, che ha ricoperto questo incarico fino al dicembre del 2008 e ora dirige i 4 dipartimenti liguri; Stefano Maggiolo, direttore del Dipartimento di Genova. Non hanno ricevuto l'avviso, ma sarebbero iscritti nel registro degli indagati il direttore scientifico dell'Arpal, Rossella D'Acqui (ex assessore provinciale all'Ambiente ed ex consigliere regionale dei Ds) il direttore amministrativo e degli affari generali Francesca Merli e il responsabile della gestione e dell'innovazione tecnica, Paolo De Grossi. L'elenco è di 15 persone, anche se rimangono segreti ancora 5 nomi. Stando a quanto trapela da Palazzo di Giustizia, gli ultimi 6 dell'Arpal avrebbero "aggiustato" le indagini, modificato le relazioni tecniche redatte dagli ispettori, "favorendo" gli amici amministratori locali. Un intreccio tra politica, affari e carriere?"; il direttore generale dell'ARPAL Bruno Soracco ha dichiarato che: "L'Agenzia è affidabile e ha sempre operato con trasparenza"; in realtà, con riguardo all'effettiva trasparenza, assicurata attraverso la pubblicazione dei dati d'inquinamento atmosferico gestiti dall'ARPAL, si rileva che questi risultano praticamente introvabili ed illeggibili; va considerato che è l'ARPAL a decretare se i parametri di legge dell'inquinamento vengono rispettati o meno, senza addentrarsi nel lungo e tortuoso corso dei dati acquisiti da queste centraline che vengono prima vagliati, poi validati e infine certificati in un iter articolato: si può portare l'esempio della centralina di rilevazione della qualità dell'aria (analizzatore di so2 matr. 2519 MOD. 8850 ML) collocata strategicamente in via Silvio Torcello, loc. Pilalunga, un chilometro a nord delle Ciminiere di Tirreno Power, a 700 metri dal depuratore consortile e a meno di 600 metri dai depositi Petrolig; la società che si occupa della manutenzione di queste apparecchiature in Italia spiega vagamente che non si tratta di uno strumento "recentissimo" e l'azienda produttrice, relativamente all'analizzatore di ossidi di zolfo 8850ML., afferma che questo strumento è fuori produzione da almeno 20 anni; pertanto risulta che ARPAL utilizzerebbe e manderebbe in manutenzione a Padova un misuratore di SO2 - ossidi di zolfo, del quale secondo il fabbricante non esistono più nemmeno i pezzi di ricambio essendo fuori produzione da almeno 20 anni, si chiede di sapere: quali siano i motivi per cui la ditta Tirreno Power vuole ampliare la centrale a carbone di Savona, contro ogni logica democratica, visto il volere contrario del 90 per cento della cittadinanza, dei partiti, di tutti i Comuni, della Regione, dell'Ordine dei medici, di tutto l'associazionismo, incluso quello ambientale, considerati i 40 anni di dati drammatici in termini di mortalità e di inquinamento nella città di Vado Ligure, con migliaia di morti in più rispetto alla media regionale; quali urgenti iniziative, il Presidente del Consiglio dei ministri e i Ministri in indirizzo, per quanto di competenza, intendano assumere al fine di impedire lo scempio ambientale e tutelare la salute dei cittadini del savonese, rispetto al progetto di espansione dell'impianto a carbone di Vado Ligure, visto che a morire non sono solo i dipendenti, ma anche i cittadini che vivono nel territorio circostante; se, alla luce di quanto riportato dai giornali in seguito al vertice svoltosi presso la Regione sulla decisione di far partire un controllo pubblico, risulti al Governo che fino ad oggi quest'ultimo sia mancato nonostante l'alta mortalità che si registra nella zona interessata dalla centrale e conseguentemente se intenda avviare le opportune verifiche su cosa abbiano fatto gli organi competenti in tutti questi anni; quanto possano essere affidabili eventuali dati elaborati da un ente, come l'ARPAL, a cui vengono affidati i controlli sulle emissioni della centrale in questione, che non solo è indagato esattamente per non aver svolto correttamente questo stesso lavoro, ma ha già avvalorato in passato l'inesatta, incompleta e falsa informazione a proposito dello studio del 2008, che si voleva far passare per "tranquillizzante", quando oggi si scopre, a detta degli stessi scienziati che l'hanno elaborato, che l'ARPAL non ha mai potuto stabilire un rapporto tra salute e inquinamento, perché neppure ha mai cercato di definirlo; quale sia la valutazione del Governo sull'operato del direttore generale dell'ARPAL, Bruno Soracco, che compare nel registro degli indagati per i reati di corruzione e turbativa d'asta, e che ad avviso dell'interrogante dovrebbe dimettersi invece di giocare un ruolo dominante nelle riunioni in Regione; quali iniziative, infine, intenda assumere al fine di garantire uno sviluppo che vada di pari passo con la tutela ambientale.

29/10/2010

Documento n.8752

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