Senato. Interrogazione di E. Lannutti su atti vità dell'ENI e L. Cardia.

in Articoli e studi
> LANNUTTI - Al Ministro dell'economia e delle finanze - Premesso che in > data 13 luglio 2011 Eni ha presentato 35 proposte per innovare il > sistema italiano di corporate governance delle società quotate. Come > si legge su "Affari e Finanza" del 13 luglio 2011: «Le proposte > avanzate come contributo al dibattito nazionale e internazionale > sull'efficienza del governo d'impresa, originano da un'analisi > condotta da Eni a partire dalle best practice estere che ancora non > trovano riscontro nel sistema italiano e alle quali la società presta > particolare attenzione in ragione della dimensione internazionale > delle proprie attività. Le proposte sono state illustrate dal > Presidente di Eni, Giuseppe Recchi, e dal Direttore Affari Societari e > Governance Roberto Ulissi, con l'intervento di Lamberto Cardia, già > presidente della Consob, e di Massimo Capuano, già ad di Borsa > Italiana, componenti esterni della Commissione di esperti istituita da > Eni per valutare le proposte stesse. Le misure proposte si rivolgono > principalmente alle società quotate e tengono conto delle loro > differenze dimensionali. Molte di esse potrebbero essere adottate in > via di autoregolamentazione mentre altre necessitano di modifiche > normative. Le proposte riguardano in primo luogo il Consiglio di > amministrazione, il suo ruolo strategico, la composizione, i requisiti > dei membri e i principi di comportamento che ne regolano l'attività. > Tra i principali obiettivi > perseguiti: il rafforzamento del ruolo strategico del CdA e > l'introduzione sia dell'esperienza manageriale come requisito di > professionalità degli amministratori sia della scadenza differenziata degli stessi (c.d. > staggered board) al fine di favorire la stabilità e la continuità > della gestione. Le proposte mirano inoltre ad assicurare la diversità > nella composizione del Consiglio, sia di genere sia di esperienza e > professionalità. Le proposte si soffermano altresì su alcune figure > chiave del Consiglio (Presidente, Amministratore Delegato, ma anche il > Segretario del Consiglio). Un'altra serie di misure riguarda la > composizione e i compiti dei diversi Comitati del Consiglio di > Amministrazione, sempre in funzione di un ruolo maggiormente > strategico dello stesso e della valorizzazione dei compiti di > controllo del Collegio Sindacale. Tra le > proposte: il potenziamento del ruolo del Comitato per il Controllo > Interno in materia di risk management, la creazione di un Comitato per > la Corporate Governance, il rinnovo periodico dei Comitati e la > razionalizzazione delle funzioni del Comitato per il Controllo Interno > e del Collegio Sindacale al fine di evitarne la sovrapposizione. Un > ultimo gruppo di proposte riguarda l'Assemblea e mira a coinvolgere > maggiormente gli azionisti nella vita societaria e a migliorarne > l'informazione. Per l'Assemblea, in particolare, sono auspicate, tra > le altre, norme che ne snelliscano le procedure e permettano > all'Assemblea di concentrarsi sulle questioni di reale interesse di > tutti gli azionisti e iniziative che promuovano la trasparenza delle > politiche di voto degli investitori istituzionali»; > > considerato che: > > "Il Sole-24 ore" dell'8 maggio 2010 con un sondaggio condotto tra gli > operatori metteva in evidenza le attese di una discontinuità da parte > del presidente Cardia alla guida dell'Autorità; > > come si legge nell'articolo pubblicato su "L'Espresso" dell'8 aprile 2010: > «Sempre più spesso negli ultimi mesi, il presidente della Consob > Lamberto Cardia ha scelto di non partecipare al voto o al dibattito in > commissione su alcuni specifici argomenti all'ordine del giorno. Una > decisione irrituale, con pochi precedenti, anzi forse nessuno, nella > storia pluridecennale dell'Authority di controllo sui mercati > finanziari, In sostanza, in più di un'occasione, Cardia ha annunciato > agli altri quattro commissari che preferiva rinunciare a esprimere la > propria opinione sul punto in discussione. Come si spiega un simile > comportamento? Questioni gravi, questioni di famiglia. Perché > l'avvocato Marco Cardia, figlio di Lamberto, intrattiene da tempo > rapporti d'affari con società quotate in Borsa. Società, quindi, > sottoposte alla sorveglianza della commissione che negli ultimi sette > anni è stata presieduta da suo padre»; > > l'articolo prosegue rilevando: «Nel frattempo Marco Cardia ha > allargato il suo parco clienti. E tra le new entry non mancano le > società presenti sul listino di Borsa oppure che collocano al pubblico prodotti finanziari. > Risalgono a poco tempo fa, per esempio, i contatti con il gruppo Poste > italiane che vende ai risparmiatori fondi comuni, obbligazioni e altri > titoli. Mentre è emerso di recente che l'avvocato avrebbe avuto > rapporti professionali con KR energy, un'azienda quotata che da tempo > naviga in cattive acque. Da qui la decisione del padre-presidente: > meglio astenersi per evitare che possa emergere il sospetto di un > conflitto d'interessi tra la sua posizione e l'attività del figlio. Va > segnalato, però, almeno un dato di fatto. Di volta in volta, Cardia > senior si è chiamato fuori soltanto dopo che i rapporti d'affari del > figlio-avvocato erano diventati di dominio pubblico grazie ad articoli di stampa. Ecco un paio di esempi. > A febbraio del 2008 un'inchiesta de "L'espresso" rivela che il figlio > del numero uno della Consob si occupa di legge 231 per conto della > Premafin, holding quotata di Salvatore Ligresti, ed è uno dei > professionisti di fiducia dell'Immobiliare Lombarda, un altra società > del gruppo del finanziere-costruttore siciliano. Quest'ultimo, tramite > società sotto il suo controllo, forniva casa (a Roma) e ufficio (a > Milano) all'avvocato Cardia. Pochi giorni dopo queste rivelazioni, > arriva la risposta del numero uno dell'Authority, affidata a una > lettera al quotidiano "Il Sole > 24 Ore" che aveva ripreso il caso. In pratica Cardia spiega che la > Commissione si sarebbe occupata in sua assenza della vicenda in > discussione in quei giorni, che riguardava l'Immobiliare Lombarda. > Niente conflitto d'interessi, quindi. Solo che di lì a qualche mese > l'argomento torna d'attualità. E questa volta al centro di tutto c'è > la griffe Burani, marchio della moda controllato dall'omonima famiglia > emiliana. Cardia junior si era messo in affari anche con loro. Una > decisione doppiamente sfortunata.» Inoltre: «Prima Ligresti e Burani, > ora le Poste. Sempre più spesso Cardia lascia le riunioni della > Commissione: si parla di società legate al figlio»; > > il citato articolo riferisce ancora che «Il 17 marzo scorso i Burani > hanno fatto crack, travolti da oltre 500 milioni di debiti. Il > tribunale di Reggio Emilia ha dichiarato lo stato d'insolvenza della > Mariella Burani Fashion group, la holding quotata in Borsa del gruppo. > Lo stop dei giudici è arrivato dopo un'agonia durata almeno un paio di > anni. Un'agonia scandita da manovre sui titoli e disperati tentativi di salvataggio». > Proprio in quel periodo a dir poco travagliato, prima che il dissesto > fosse evidente, nel marzo 2009, «un articolo de "L'espresso" rivela i > rapporti tra l'avvocato Cardia e i Burani provocando la reazione del > presidente della Consob, che non partecipa ai lavori della Commissione > quando entra in ballo il gruppo emiliano»; > > si legge ancora: «Cardia junior, classe 1963, è titolare di uno studio > legale (uffici a Milano e Roma) specializzato nel diritto societario > con un'attenzione particolare alla legge 231, quella che disciplina la > responsabilità penale delle aziende. Durante le indagini su Gianpiero > Fiorani e la sua Popolare di Lodi era già emerso che il figlio del > presidente della Consob era a libro paga del banchiere finito in manette: > 220 mila euro l'anno versati da Banca Eurosistemi, controllata > dall'istituto lombardo. La vicenda è tornata d'attualità nei giorni > scorsi con la deposizione di Giampiero Fiorani in aula nel processo in > corso a Milano» davanti al pubblico ministero dottor Eugenio Fusco; > > come richiamato nell'articolo, del «perché un banchiere d'assalto > decide di pagare parcelle al figlio del presidente della Consob» dà > risposta Gianpiero Fiorani «in tribunale, nei più recenti > interrogatori sulla scalata all'Antonveneta, bloccata dai magistrati > nel luglio 2005. Il pm Eugenio Fusco gli chiede se nel febbraio > precedente sapesse già degli esposti alla Consob. L'imputato Fiorani > risponde: "Si, il dottor Bisogni, nostro consulente per le procedure > informali con la Consob, mi disse che il presidente voleva > incontrarmi. Bisogni era socio di studio del figlio di Cardia, che era > nostro consulente da due anni, a Roma, con un contratto > importante: 250 mila euro all'anno. (...) Incontro Cardia padre alle > 5.30 di sera, mi fa entrare dalla porta di servizio alla Consob di > Milano e mi fa vedere esposti della Abn Amro, dicendo di aver già > informato il governatore, che non me l'aveva detto (...) Cardia mi > chiede di spiegare l'operazione. lo mi ero preparato: gli mostro i > nostri affidamenti ai clienti, non le pratiche, ma l'elenco dei > nominativi che avevano comprato azioni Antonveneta". Fiorani sa di > parlare dei fidi poi incriminati: 545 milioni girati ai clienti > alleati nella scalata. "Cardia mi dice: Prima o poi devo mandarle > un'ispezione. lo rispondo: Presidente, aspettiamo almeno che finisca > il patto, il 18 aprile. Perché poi il 18 aprile. scaduto il patto, > abbiamo potuto liberare i clienti e acquistare formalmente le azioni. > E quando la Consob ha fatto l'ispezione, questi affidamenti non > c'erano più". A quel punto l'avvocato della Consob, parte civile, difende Cardia, che non è imputato: "Lei finora aveva sempre detto il contrario: > Avevo rapporti molto formali con la Consob, a Cardia diedi solo > notizie generiche. Ma Fiorani insiste: Formali con la Consob, ma con > il presidente anche informali: quando volevo incontrarlo, chiedevo al > figlio, che ha organizzato almeno due pranzi in via Veneto: io, lui e > il figlio. E per gli affidamenti, il mio è un arricchimento: allora > ero agli arresti, ora ho ricostruito tutto con agende e telefonate". > Di certo il 10 maggio 2005 la Consob ha dichiarato illegale la scalata > di Fiorani, dodici giorni dopo il primo blitz dei pm milanesi»; > > la Consob di Cardia, all'epoca presidente, e di Vittorio Conti > (vicario), di concerto con Profumo di Unicredit e quasi sicuramente > dell'Abi, che con la Consob ha un sistema di porte girevoli volte a > scambiarsi i direttori generali, come testimoniato dalla successione a > Giuseppe Zadra, ex direttore generale Abi con Giovanni Sabatini, > entrambi provenienti dalla Consob, invece di aprire un'istruttoria su > un sistema bancario che ha collocato derivati avariati per un valore > di 80 miliardi di euro presso gli enti locali, apriva un procedimento > sanzionatorio contro Adusbef ed il suo presidente per turbativa di > mercato, comminando in data 30 novembre 2010 una sanzione > amministrativa di 100.000 euro; > > Adusbef, fondata dall'interrogante il 13 maggio 1987, ha svolto > un'attività di serrate denunce contro un sistema bancario e > finanziario poco trasparente ed autoreferenziale perché colluso con le > autorità vigilanti, in primis Banca d'Italia e Consob, rivolgendosi > alla magistratura sia sul fenomeno del risparmio tradito, che ha > generato crac finanziari ed industriali per 50 miliardi di euro a > danno di 1 milione di famiglie, che sulle scalate estive dei "furbetti del quartierino" > scoprendo che l'avvocato Marco Cardia, figlio di Lamberto, facente > parte di un gruppo ben consolidato di potere com'è dimostrato dalla > nomina alla presidenza delle Ferrovie dello Stato da parte della > Presidenza del Consiglio dei ministri subito dopo l'uscita dalla > Consob, risultava a libro paga di numerose aziende vigilate dal padre > con consulenze ben retribuite dai Ligresti ai Fiorani. Le > circostanziate e puntuali denunce dell'Adusbef, che hanno anche > contribuito all'allontanamento dell'ex Governatore della Banca > d'Italia Antonio Fazio in merito alle malefatte finanziarie ed agli > omessi controlli della Consob e della Banca d'Italia, in primis su un > sistema a giudizio dell'interrogante al limite della legalità con il > quale alcuni banchieri hanno gestito il credito ed il risparmio, > sempre a danno dei consumatori e delle famiglie, rappresentava una > spina nel fianco di un potere economico e di sistemi di controllo > collusi con le banche. Per questo il potere economico, minacciato > dalle denunce e dalle quotidiane segnalazioni dell'Adusbef, doveva > dare una lezione all'interrogante con un vero e proprio abuso di > potere; > > la sanzione è stata annullata da una sentenza della Corte d'appello di > Perugia a riprova che la manovra di censura architettata dalla Consob, > su mandato di Unicredit, costituiva un vero e proprio falso per > colpire l'Adusbef ed il suo presidente; > > lo scandalo della P4, reso noto dalle inchieste della magistratura su > Bisignani già iscritto alla loggia massonica P2, manovratore occulto > di una ben definita cricca di potere che aveva la finalità di > sovvertire l'ordine costituito per piegarlo ad interessi di parte e > che vede coinvolto in primis il sottosegretario alla Presidenza del > Consiglio dei ministri dottor Gianni Letta, al quale il faccendiere > sembra rispondere per designare non i migliori, ma i peggiori in posti > chiave ed ordire trame per consolidare una tela di ragno che avvolge > in un sistema gelatinoso manager, dirigenti di azienda, generali, > autorità vigilanti, banchieri ed assicuratori, ha messo in luce un > sistema di potere parallelo allo stesso ordinamento democratico. La > stessa tela di ragno che a quanto risulta all'interrogante nella > Consob, tramite Cardia e Conti, i maggiori esecutori della descritta > macchina del fango, ha generato un sistema di parentopoli con > assunzioni clientelari degli elementi peggiori, per i quali sono state > costruite carriere dorate nei posti chiave tramite concorsi interni > probabilmente pilotati; > > come riporta "la Repubblica" del 2 luglio 2011: «Lamberto Cardia, > 77enne ex presidente di Consob, ha fondato Caredo srl, specializzata > in "assistenza e gestione degli organismi di vigilanza". Ne è > amministratore con il 99%, l' 1% è di Francesca Mascaro, già sua > partner contabile in Enalcaccia, associazione venatoria che Cardia > pure presiede. Facile al tedio, l' ex magistrato era uscito dal > settenato Consob con la presidenza delle Ferrovie, e della controllata > Sistemi urbani. Ora torna al primo amore, e ad altro come "assistenza legale e finanziaria, valutazioni d' > impresa, ristrutturazioni, convegni e tavole rotonde". Forse farà > ombra al figlio Marco, legale da un decennio consulente delle prime > banche italiane», > > si chiede di sapere: > > per quale ragione, nonostante gli scandali finanziari ed industriali > mai preventivamente rilevati dall'Autorità di borsa durante la > presidenza Cardia, che a giudizio dell'interrogante hanno rovinato > milioni di risparmiatori truffati e lavoratori messi in mezzo ad una > strada anche per omessa vigilanza, e una gestione clientelare della > Consob quando lo stesso Cardia addomesticava l'invio delle ispezioni > favorendo la scalata ad Antonveneta, si sia ritenuto opportuno > premiare l'ex presidente della Consob con un incarico di consulenza > presso l'Eni al fine di elaborare proposte sulla governance; > > quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere per > revocare l'incarico di consulenza presso Eni, conferito a Lamberto > Cardia, al fine di assicurare quella credibilità e trasparenza > necessaria ad un ente pubblico economico che, ad avviso > dell'interrogante, potrebbe essere pregiudicata dalla presenza in > ruoli di responsabilità di persone come l'ex presidente della Consob > il quale non è riuscito a garantire all'Autorità l'autonomia, la > legalità e l'indipendenza nell'opera di vigilanza cui era preposto. > > (4-05652) >

20/07/2011

Documento n.8997

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