SCONTRO TITANICO A SAN MARINO – ORMAI È GUERRA APERTA TRA TREMONTI E LA ROCCA DEGLI EVASORI

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SCONTRO TITANICO A SAN MARINO – ORMAI È GUERRA APERTA TRA TREMONTI E LA ROCCA DEGLI EVASORI – LO STATO CHE UN TEMPO DAVA RIFUGIO AI PERSEGUITATI DALLE GALERE DELL’ASSOLUTISMO, ORA È IL PARADISO DELLA LIBERTÀ PER ALTRI TIPI DI ’CRIMINALI’ – LA TENAGLIA DI GIULIETTO SI STRINGE SEMPRE DI PIÙ, MA COZZA CONTRO “OPACITÀ E INCOERENZE – “L’ITALIA CHIEDE, NOI DICIAMO DI SÌ, MA A QUEL PUNTO SI ALZA DI NUOVO L’ASTICELLA” SI LAMENTA LA SEGRETARIA DI STATO MULARONI… Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella per il "Corriere della Sera" Tratto da www.dagospia.it Non c'è pirata della finanza, a San Marino, che sia stato mai mandato alle «Seychelles». Direte: ci mancherebbe altro! No: le «Seychelles» sul monte Titano sono le «sei celle» del piccolo carcere. Dove sono stati ospiti un rarissimo omicida nella notte dei tempi, un pedofilo presto evaso, un marocchino che aveva compiuto un furtarello... Roba così. Ma mai, a memoria d'uomo, un bucaniere economico. Non che da queste parti ci vadano tradizionalmente leggeri, con la galera. Basti ricordare i supplizi inflitti nel vicino forte di San Leo al suo «ospite» più illustre e cioè, come registrò l'atto di morte, «Giuseppe Balsamo, detto conte di Cagliostro, battezzato come cristiano ma tristemente celebre come eretico e miscredente» che nell' agosto del 1795, «dopo aver sopportato, perseverando nei suoi errori, le sofferenze della prigione per quattro anni, quattro mesi e cinque giorni, è morto senza aver manifestato alcun segno di pentimento». Quattro anni e passa murato vivo in una cella che era una tomba, senza porta, collegato al resto del mondo solo da una finestrella. Non si sa manco dove sia sepolto, Cagliostro. Anni fa due «maghi», un torinese e un veneziano, trascinarono decine di giornalisti sui terreni della Giovanna Carlini, che aveva la casa a cavallo tra l'Italia e San Marino col confine che passava tra il letto e il comodino, giurando che l'alchimista fosse sepolto lì. Scavarono e scavarono: niente. «Strano...», borbottò perplesso il mago Noel, «l'ultima volta che ci ho parlato, sabato sera, mi aveva confermato di essere proprio qui...». Fu quella, ammiccano i critici, l'ultima volta che scavarono sul serio alla ricerca d'un avventuriero. Sennò, ciao: da queste parti agli avventurieri spalancano le porte. Un'accusa che dà sempre più fastidio non solo alle autorità della Serenissima Repubblica, ma ai suoi cittadini. Lo dice, ad esempio, una lettera su "La tribuna", uno dei tre quotidiani che saziano i 31.434 abitanti: «Saremo mai abbastanza trasparenti per i nostri amici italiani?». Per ora no, risponde Giulio Tremonti. Certo, dei passi avanti ci sono stati. E così «innovativi e virtuosi» che le autorità sammarinesi hanno convocato martedì i giornalisti in piazza Montecitorio sparando a zero contro le diffidenze italiane. Antonella Mularoni, la segretaria di Stato agli Esteri, è sbottata: «In 17 secoli non abbiamo mai dichiarato guerra a nessuno e non lo faremo con l'Italia. Ma San Marino esiste da 1709 anni e se qualcuno lo vuol trasformare in un protettorato non ci riuscirà». Il giorno dopo, «L'informazione di San Marino» riprendendo un'inchiesta ustionante de "l'Unità", confermava l'esistenza di una società che, a dispetto della svolta, continua a vendere online a tutti i furbi del pianeta la possibilità di avere una casella postale (100 euro) o un indirizzo stradale (200 euro) tra le accoglienti colline sammarinesi. Titolone: «Aprire un indirizzo fittizio sul Titano è semplicissimo anche via Internet». Spiega www.mailbox.sm: «Questo è il modo più completo per ricevere e spedire posta, pacchi, corrieri e piccoli pacchi a e da San Marino! La posta viene lavorata ogni giorno nel momento in cui arriva in tre modi diversi: 1) Scansioniamo la vostra posta e carichiamo i file sul vostro pannello di controllo. 2) Vi informiamo via email del solo arrivo della posta restando in attesa di vostre istruzioni. 3) Rispediamo immediatamente tutta la posta al vostro indirizzo principale». Cosa può pretendere di più, chi vuole fare affari in clandestinità? Questo è il nodo. Le mosse virtuose dell'antica Repubblica a cavallo fra la Romagna e le Marche, lamentano gli italiani, sono vanificate ancora da troppe «opacità e incoerenze». Prendiamo il segreto bancario: formalmente non esiste più. Ma quando poi si chiedono informazioni alle banche, è il muro di gomma. Le rogatorie poi, per gli italiani, sarebbero praticamente impossibili. E le società anonime? A fine 2010 le dovrebbero mettere al bando: lo dice la legge. Ma il collega del "Corriere" Mario Gerevini ha appena provato a telefonare alla Banca Sammarinese di investimento chiedendo l'elenco dei soci. «Scherza?». Idem, ha scritto Gerevini, succede se si fa la stessa domanda a una qualsiasi delle tante società fiduciarie. Proprio quelle che una volta abolito formalmente l'anonimato societario potranno fare da comodo schermo agli azionisti. Come sia «opaco» il sistema l'hanno sperimentato anche gli uomini della Banca d'Italia. I quali sono riusciti a concordare un «Memorandum of understanding» (accordo che consente ispezioni incrociate nelle filiali all'estero) perfino con la Svizzera, ma non con San Marino. «L'Italia chiede, noi diciamo di sì, ma a quel punto si alza di nuovo l'asticella. Non basta mai», sospira Antonella Mularoni. E porta il caso della doppia imposizione: lì sarebbe stato negoziato un accordo, bloccato però da Roma che vuole lo scambio automatico dei dati del Fisco. Ahi ahi...Incomprensioni, sospetti, veleni. E, come nella «prodigiosa macchinetta» del "Mondo Nuovo" di Goldoni che «anche le mosche fa parer cavalli», ogni dettaglio viene ingigantito. Come l'incidente di 5 mezzi dell'esercito italiano che a maggio hanno varcato per sbaglio i confini sammarinesi. Un'«invasione» involontaria. Ma seguita da un duro scambio diplomatico. E da un crescendo di prese di posizione sfociate nei titoli sui giornali locali di questi giorni: «L'ira di San Marino: "L'Italia vuole l'embargo"», «San Marino è stufa dei silenzi italiani» «Ora fra i due Stati è vera guerra».

21/06/2010

Documento n.8651

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