SAN MARINO SALVACI TU - DA ISTITUTI MINORI A COLOSSI COME UNICREDIT E SANT'INTESA, TUTTI IN FILA DAI GIUDICI

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SAN MARINO SALVACI TU – DA ISTITUTI MINORI A COLOSSI COME UNICREDIT E SANT’INTESA, TUTTI IN FILA DAI GIUDICI – PARTE DAL MONTE TITANO UN’INCHIESTA PER FRODE “PEGGIORE DI FASTWEB-TELECOM” – I BANCHIERI SI DIFENDONO: VOI NON VI SARESTE FIDATI? NO? AH, NO?”... tratto da www.dagospia.it
Emiliano Fittipaldi per "L'Espresso"
Davanti ai magistrati di Roma e ai finanzieri che fanno domande a raffica, la scusa più gettonata dai banchieri convocati in procura è questa: "E.M.P. lavora con noi da anni, ma come facevamo a sospettare? Ma lo sapete che è un conte, un aristocratico, e che è sposato con C.N., imparentata nientepopodimeno con la famiglia Agnelli? Voi non vi sareste fidati? No? Ah, no?". Già: il who's who della finanza italiana in questi giorni sta facendo un giro a piazzale Clodio. In procura i dirigenti arrivano alla spicciolata, uno dopo l'altro: sono i rappresentanti di colossi come Unicredit, Monte dei Paschi di Siena e Intesa-Sanpaolo, di istituti più piccoli come la Cassa di Risparmio dell'Aquila, di tre importanti banche sanmarinesi. Tutti finiti in un'inchiesta messa in piedi dai giudici e dal Nucleo speciale polizia valutaria della Guardia di Finanza, incentrata su una mega operazione di riciclaggio per un giro di frodi superiori al miliardo di euro. Un'inchiesta che mira al cuore del sistema creditizio nazionale, "una roba", dice una fonte vicina al dossier, "peggiore dello scandalo Fastweb-Telecom". Gli avvisi di garanzia sono pronti, ed è prevedibile siano numerosi: rischiano di finire nella rete degli inquirenti centinaia di aziende grandi e piccole di tutta Italia, più una decina di banche, fiduciarie, holding estere, Vip del mondo dello sport e dello spettacolo. Gli investigatori sono ancora al lavoro, ma si sa che i reati contestati a vario titolo sono diversi, e spaziano dall'appropriazione indebita aggravata all'associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio, fino alla violazione della legge 231 (quella sulla responsabilità amministrativa delle società). Al centro di tutto ci sarebbe proprio E.M.P., fino a pochi mesi fa ambasciatore in Spagna e presso l'Ordine di Malta per San Marino. Nella piccola Repubblica del monte Titano il conte è qualcuno: a lui fa riferimento una delle più vecchie fiduciarie del paradiso fiscale, la Smi (San Marino Investimenti), ed è lui che nel 2008 ha comprato per quattro soldi la Banca del Titano, rinominata poi San Marino International Bank, poi commissariata dal governo locale. I suoi interessi non si contano. E.M.P. controlla la Ferrotramviaria, azienda che opera soprattutto in Puglia, la Iti Finanziaria e la Iti Leasing, oltre - sospetta la Gdf - due società di Madeira. Soprattutto, il conte è il patron di Amphora. La fiduciaria (italiana) con elegante sede a via Winckelmann, al centro di Roma, che ha dato il nome all'inchiesta. Cosa fanno i suoi sette dipendenti? Secondo il sito Internet, Amphora sa "garantire discrezione a chi voglia effettuare un'operazione o detenere un bene senza apparire" ed è capace di offrire "un approdo professionale a coloro i quali desiderino un alter ego professionale nella propria attività". Secondo i pm, invece, la fiduciaria sarebbe anche lo snodo cruciale di un complesso meccanismo per riciclare centinaia di milioni di euro sottratti dagli imprenditori alle loro aziende (vedi box a pag. 56). Un sistema perfetto e condiviso da tutti, perché tutti hanno trovato il loro tornaconto. Le banche, gli imprenditori che diventano ricchi, gli intermediari italiani e di San Marino che intascano le commissioni. Ci perde solo lo Stato, e i poveracci: perché l'imprenditore evade non pagando le imposte dovute dalla sua azienda, mentre gli operai rischiano di trovarsi senza stipendio quando l'impresa stessa fallisce. Non a causa della crisi o di poche commesse ricevute, ma perché il proprietario ha 'spostato' i ricavi sul suo conto personale. L'inchiesta è in fase preliminare (i finanzieri stanno tentando di ottenere le ultime informazioni sulle società coinvolte), ma c'è un filo rosso che la collega a quella di Fastweb e alle indagini sulla cricca della Protezione civile: il passaggio di soldi nelle banche della Repubblica di San Marino. Sul Titano Fabrizio Rubini, uomo di fiducia di Gennaro Mokbel e del senatore Nicola Di Girolamo, aveva infatti aperto un conto alla Cassa di Risparmio dove tre società estere della banda (così sospettano i carabinieri del Ros) avevano fatto rientrare parte del bottino riciclato. In 10 mesi, da gennaio a ottobre del 2008, vi arrivano ben 3,5 milioni, soldi prelevati in contanti dallo stesso Rubini. Un commercialista che ha fatto quello che ha voluto per mesi, nonostante fosse da poco uscito di galera perché accusato di aver assassinato il rivale in amore. Se la più grande banca dell'enclave viene usata per far rientrare i capitali del gruppo di Mokbel, i pm di Firenze che indagano sulla 'cricca' di Balducci e compagni hanno scoperto che almeno uno degli indagati si sarebbe fatto intestare "beni non meglio individuati in San Marino". Operazione effettuata dal commercialista Stefano Gazzani "su disposizione di Diego Anemone e in favore di Mimma Gordiani, madre dell'ingegner Claudio Rinaldi", nominato commissario per i lavori dei Mondiali di nuoto in sostituzione di Balducci. La Repubblica del monte Titano sembra rimanere un'attrazione irresistibile per chi cerca riservatezza e per chi vuole mettere in piedi frodi fiscali o operazioni di riciclaggio. A parte l'inchiesta romana, la procura di Forlì sta lavorando su altre indagini che coinvolgono quasi tutti gli istituti di San Marino. "Ci sono alcuni motivi che spiegano la resistenza del fenomeno nel tempo", chiosa Flavio Aniello, comandante del Nucleo speciale entrate della Gdf: "Un segreto bancario rigidissimo, la vicinanza e la comodità di andare e venire senza troppi problemi, l'assenza di frontiere e di controlli da parte delle autorità locali. Il governo ha proclamato più volte l'intenzione di cambiare passo, ma per ora non ci sono grandi novità". San Marino, insieme ad altri paradisi fiscali, è finito nel mirino dei Grandi qualche mese fa, quando la lotta alle enclave è diventata prioritaria. Secondo i finanzieri sono ancora poche le novità entrate a regime. "La cooperazione amministrativa è ancora difficile, le cattive abitudini sono dure a morire. Dietro c'è, crediamo, un interesse del governo di San Marino: lo scopo della loro economia, se di economia si può parlare, è quella di attrarre trader". In effetti, su 61,5 chilometri quadrati non è facile immaginare altra forma di economia se non quella finanziaria. Così se tentare di fare lo spallone, cioè portare contanti o assegni nascosti in una valigetta, sembra ancora un gioco da ragazzi, San Marino appare la tappa giusta per chi vuole mettere in piedi una frode carosello basata su false fatturazioni. "Si tratta di una finta filiera commerciale costituita da varie società, quasi tutte destinate a produrre esclusivamente carta". Continua il comandante: "Mettere in mezzo una società off shore aiuta molto: le rogatorie all'estero sono difficili, sul Titano c'è un solo giudice che le fa. Qui, inoltre, le società possono sfruttare una fiscalità di vantaggio notevole, l'Iva e l'imposta sul reddito più bassa. La criminalità organizzata? Visto che è molto allettata da frodi ed evasione, è ovvio che sia interessata a insediarsi a San Marino. Soprattutto da quando hanno capito che si possono riciclare grandi quantità di denaro sporco". Le società che aprono ogni anno sono migliaia, anche se sono spesso scatole vuote che non operano in sede. L'unica traccia reale della loro esistenza è una mail-box, una cassetta della posta controllata da un fiduciario che in genere ne gestisce altre centinaia. "I controlli? Sono pochi", dice Aniello. Un eufemismo: la Gdf si è divertita a incrociare varie tabelle di import-export, e ha scoperto che l'Italia fa più affari con il micro Stato indipendente che con la Germania. Se fosse vero, non si saprebbe nemmeno dove metterle le merci che arrivano sul monte romagnolo: il consumo pro capite dei sammarinesi, considerando il saldo ufficiale del settore informatico, ammonterebbe a 27 mila euro l'anno a famiglia. Solo di computer e cellulari. Se il governo del Titano ha recentemente accettato la Convenzione di Strasburgo per la collaborazione tra le polizie giudiziarie e il reato di riciclaggio, secondo le forze che indagano su truffe e crimini mafiosi la Serenissima non si è dotata di forze di polizie sufficienti a cambiare l'andazzo. Non solo c'è un unico giudice che deve rispondere a tutte le richieste di rogatoria, ma il combinato disposto delle norme fa si che gli accertamenti bancari devono essere resi noti alle parti massimo dopo sei mesi dall'inizio delle indagini. Un tempo minimo per un'indagine seria. Così come poco seri sembrano i tentativi, da parte del governo locale, di intromettersi nelle decisioni della Banca Centrale di San Marino: qualche giorno fa i vertici (dimissionari) dell'organismo che vigila sul sistema finanziario hanno infatti scritto una lettera ai due capi di Stato, raccontando che alcuni membri dell'esecutivo avrebbero tentato di condizionarne l'azione, per sospendere "ispezioni scomode", ricorda il 'Corriere' citando le parole dei banchieri, "concedere autorizzazioni in assenza dei requisiti, ammorbidire interventi e sanzioni". Il futuro è incerto, come incerti sono i rapporti con l'Italia. L'ultimo scudo di Tremonti ha svuotato le casse, e sul Titano non l'hanno presa affatto bene. Si sentono assediati. Difficile dargli torto, pensando ai furgoni della Finanza che monitorano tutte le strade che salgono verso l'enclave. Vengono fotografate le targhe delle automobili, alla ricerca degli spalloni che troppo di frequente fanno capolino nello staterello. Le facce no, bisogna rispettare la privacy: perché qualcuno, a San Marino, ci va anche per turismo.

03/05/2010

Documento n.8512

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