RAI: DI TUTTO E DI PIU'. MA NON DIFENDIAMO FAZIO E SANTORO

in Articoli e studi
- Non confondiamo Fazio e Gabanelli con il capataz Santoro Giuliano Ferrara per "Il Foglio" Non è tutto uguale quel che luccica in tv. Aldo Grasso, con le migliori intenzioni, scongiura le autorità (ormai conviene chiamare così il complesso politico-televisivo) di non mettere i bastoni tra le ruote a Michele Santoro, a Milena Gabanelli, a Fabio Fazio più la Littizzetto eccetera. Ma si tratta di cose diverse. Fazio è il naturale, spontaneo, aggraziato ideologo di quanto di melassoso, prevedibile, scontato e spuntato produce la cultura di sinistra in Italia e nel mondo. Va incontro in modo furbo e a suo modo delicato ai pregiudizi del cittadino democratico, li conferma con qualche furbizia salottiera ricalcando letteralmente la lingua amabile, adulatrice, corriva di un Michele Serra. La sua buona televisione è un cono gelato di sentimenti nobili, e tutti, tra cui non pochi ignobili, lo leccano avidamente durante lo struscio serale del sabato e della domenica. Formerà generazioni di menti acritiche, piacioni e groupies senz'ombra di ironia, ma non è la fine del mondo. Il tipo alla fine è sorridente, e per questo gli si possono perdonare le pose civili, pacifiste, compassionevoli. E poi c'è la Littizzetto, che è stronza mica male, ma eccezionalmente brava. La Gabanelli fa arrabbiare tutti: giornali, partiti, banche, enti economici maggiori, sindaci, ministri, industrie, apparati. E' indelicata, intrattabile con stile, indaga, manda in giro i migliori su piazza, ottiene dati, li verifica con attenzione spasmodica, alla fine può capitare, e non di rado, che parta in crociata per le solite idealità di contropotere, senza comprensione per l'ambiguità della politica e dell'economia capitalistica, ma è una che lavora all'americana, con scrupolo, efficacia, sobrietà. Non pretende di dirigere le coscienze, non suscita l'applauso di uno studio o di una piazza di perfetti imbecilli, di persone-manifesto costruite come un pubblico orwelliano, a comando. Ed eccoci a Santoro. E' un tragidiaturi furbastro operativo da anni e sempre nutrito dall'aura di censura che lucida il suo immenso Ego, ambisce a formare e dirigere le coscienze, si comporta da capataz del villaggio provinciale con ambizioni globali, promuove a derrate futuri candidati alle elezioni scelti tra i magistrati della Repubblica in servizio militante, avvelena la discussione sulla giustizia, sulla politica, sul potere del governo e dell'opposizione, fa della demagogia sfrenata, sceneggia, fictioneggia, fotomonta in sequenza una falsa storia e tragedia italiana, allude, illude e si arruffiana spesso i più gonzi tra i suoi nemici ideologici nella logica di Cappuccetto Rosso, inteso come nonna: per mangiarti meglio, figlio mio. Il suo uso di Travaglio è semplicissimo: un manganello. La sua lingua è povera, ossessiva, politicante. Non conosce autoironia né ironia, solo sarcasmi e ribellismi piuttosto plebei. Con tutto questo, e anzi a causa di tutto questo, è efficace e ha un colossale successo, somma aggravante per una tv che dovrebbe rendere un servizio pubblico e non uno spettacolo militante. Insomma, bisogna distinguere. Non mi sembra una grande idea quella di affiancare Travaglio con un avvocato difensore. La buona idea sarebbe di affiancare Santoro con un professionista serio dell'informazione che lo raffreddi e lo corregga nel senso della vigilanza intellettuale, della cultura e delle buone maniere. Destituendolo come Conduttore Unico delle Coscienze e salvandolo, se si sia ancora in tempo non lo so, come professionista televisivo.

07/09/2009

Documento n.8153

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