NON DITELO A BRUNETTA! - CNEL, L´ENTE DEI PARERI INUTILI FINANZIATO PER SOPRAVVIVERE

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NON DITELO A BRUNETTA! - CNEL, L´ENTE DEI PARERI INUTILI FINANZIATO PER SOPRAVVIVERE - PIÙ DELL´80% DEI FONDI SERVE A PAGARE STIPENDI E INDENNITÀ - IL VICESEGRETARIO VA IN PENSIONE E RIENTRA COME SEGRETARIO CON POSSIBILE CUMULO… Roberto Mania per "la Repubblica" www.dagospia.it Al Cnel i tornelli non ci sono. Si entra e si esce con molta libertà. Ma il Cnel è un po´ la zona off-shore della pubblica amministrazione. La sua mission è quella di produrre pareri. È che, più o meno, nessuno glieli chiede, e nessuno - va da sé - li utilizza. Pareri inutili. Da quasi mezzo secolo. Un record. Ma per capire il Cnel, acronimo che sta per Consiglio nazionale dell´economia e del lavoro, bisogna andarci, e osservarlo da vicino, scrutarlo con discrezione, senza fare troppo rumore. Perché il Cnel è off-shore in tutti i sensi: sta a Roma nel cuore di Villa Borghese, tra l´istituto Chateaubriand, scuola francese per figli di diplomatici, di professionisti à la page, ma anche di qualche erede del generone romano in vogliosa ascesa sociale, e il laghetto artificiale con il tempo dedicato a Esculapio, meta obbligata per le coppie di turisti, ma non solo, in cerca di quiete. Insomma non si trova proprio in mezzo al caos di un qualunque ministero o asl della Capitale. Stai lì e, tra gli studenti di Architettura che, passando per il parco, raggiungono armati di iPod Valle Giulia dal metrò di Piazzale Flaminio, incroci, nella mite novembrata romana, il veterano dei consiglieri del Cnel, quel Raffaele Vanni, classe 1928, già leader repubblicano della Uil a cavallo tra gli anni 60 e i 70, che dal 1958 non si è perso una consiliatura di Villa Lubin (sede del Consiglio); oppure il decano dei nostri amministrativisti, quel Giuseppe Santaniello, classe 1920, che fu anche il primo Garante per l´editoria. Stai lì e ti formi così già una prima idea del Cnel. Per approfondire vale la pena entrare a Villa Lubin, silenziosa e sontuosa, donata allo Stato italiano dal canadese Davide Lubin, e disegnata nei primi del Novecento dall´architetto Pompeo Passerini. Tra scaloni di marmo, tappeti rossi, affreschi importanti, soffitti con cassettoni intagliati, cinguettii provenienti dall´esterno come i fasci di luce che attraversano i platani per scolpirsi poi sulle pareti della villa, avverti che oltre le tante porte chiuse qualcuno c´è. E probabilmente lavora. Con i ritmi giusti e senza stress. Nella quiete, appunto. Sempre che non si stia celebrando uno dei tanti convegni ospitati nella villa, occasioni di incontri e di ricordi, soprattutto tra ex sindacalisti. Dunque, i dipendenti del Cnel sono circa novanta, ma attualmente sono in servizio un´ottantina. Praticamente assorbono ben oltre l´80 per cento delle risorse che il bilancio dello Stato destina al Cnel: quasi 18 milioni di euro l´anno. Loro sono la macchina amministrativa l´hardware, poi c´è la parte creativa, il software, quella che dovrebbe produrre il valore aggiunto: le consulenze alle Camere e al governo, come prescrive la stessa Carta Costituzionale all´articolo 99, che immaginò il Cnel come il luogo del confronto tra le parti sociali e del loro contributo alle decisioni di politica economica e sociale, attraverso l´elaborazione anche di proposte di legge in materia economica e sociale. Di consiglieri, nel parlamentino, ne siedono 121, 44 rappresentano il lavoro dipendente, 18 quello autonomo, 37 le imprese, dieci il terzo settore. Poi ci sono gli esperti nominati dal governo e un micro drappello di rappresentanti dei professionisti. I consigli, ancorché inutilizzati, sono retribuiti: circa 1.500 euro al mese, per un totale complessivo di quasi tre milioni di euro l´anno, a carico del bilancio statale. È un´indennità che si prende indipendentemente dalla presenza ai lavori. Perché nonostante l´incantevole collocazione l´assenteismo è molto in voga. D´altra parte tra i consiglieri figurano i leader sindacali, da Guglielmo Epifani (Cgil) a Raffaele Bonanni (Cisl), come quelli delle associazioni imprenditoriali, da Emma Marcegaglia (Confindustria) a Carlo Sangalli (Confcommercio), con agende - si sa - assai ingolfate. Il Cnel sforna dossier, un rapporto annuale sul mercato del lavoro e molti pareri. Essendo così poco incisivi nel 1997 la Commissione bicamerale per le riforme costituzionali approvò un emendamento presentato dai senatori di Forza Italia, Giuseppe Vegas e Giuliano Urbani, che sopprimeva l´articolo 99. Ci fu la sollevazione di tutte le lobby. Alla fine il Cnel fu salvato mentre finì male la Bicamerale. Ma nel paese che ha avuto un Autunno caldo interminabile e che ha visto sindacati e imprese sostituirsi, con la concertazione, alla politica nel tracollo della prima Repubblica, il modello pensato dai nostri padri costituenti è stato largamente superato nei fatti. Cgil, Cisl, Uil, e la Confindustria a Palazzo Chigi, infatti, ci sono entrati direttamente con la macchina blu. Già, le auto blu. Fuori dalla Villa ce n´è una sola parcheggiata. È quella del presidente Antonio Marzano (classe 1935), un tempo economista tra i prediletti del Cavaliere. Fu anche ministro dello Sviluppo e porta il suo nome la legge sui fallimenti industriali, una specie di "Chapter 11" all´italiana. Ora, con i suoi circa 160 mila euro l´anno, al pari del primo presidente della Corte di Cassazione, sta pensando, dopo aver anche deciso di farsi pagare l´affitto della biblioteca per i convegni (incasso pari a circa 400 mila euro l´anno) a un´autoriforma del Cnel. Per dare consigli utili, si intuisce. In realtà di auto blu ce ne dovrebbero essere due. Ma perché il nuovo segretario generale possa parcheggiare la sua d´ordinanza lì davanti all´ingresso, dovrà aspettare la registrazione della Corte dei Conti della nomina appena avvenuta. E questa è una bella storia, molto off-shore. I protagonisti sono Enrico Comes (classe 1943), neo segretario, Gianni Letta, sottosegretario alla presidenza del Consiglio e Marzano. Perché il 19 ottobre scorso dopo ben 46 anni di carriera tutti al Cnel, Comes decide di dimettersi. Accende il computer e scrive a Marzano: «Chiedo di essere collocato anticipatamente a riposo dal 26 ottobre corrente anno rispetto alla data prevista del 1° marzo 2010 ed essendo nell´impossibilità di rispettare il termine di preavviso previsto dall´art.37 del contratto». Il 22 ottobre Marzano prende atto delle dimissioni senza alzare neanche un sopracciglio. D´altra parte lì sul tavolo ha anche la lettera (datata 20 ottobre) di Gianni Letta: «Desidero informarla che è intendimento di questa presidenza del Consiglio proporre il dott. Enrico Comes per la nomina di segretario generala del Cnel». La nomina arriva, puntuale, con il Consiglio dei ministri del 28 ottobre. Banale, e neanche troppo malizioso, pensare che ora Comes potrà cumulare pensione e indennità. Off-shore.

30/11/2009

Documento n.8312

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