MONTEZEMOLONE, L'AVATAR DEI PARIOLI,BEATIFICATO DA GIANNINI E DAI GIORNALI DEBENEDETTINI

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I GIORNALI DEBENEDETTINI ORA VANNO PAZZI PER MONTEZEMOLONE, L'AVATAR DEI PARIOLI - TRENI STRETTAMENTI SORVEGLIATI! PATTO DI NON BELLIGERANZA LUCA LUCA-MORETTI - POMPA 'STI SERVIZIETTI (POLLARI LO VUOLE): "APRI" E TI SARÀ DATO (DA LUCIANO MONTI) - TRATTO DA WWW.DAGOSPIA.IT 1- IL PATTO DI NON BELLIGERANZA MONTEZEMOLO-MORETTI Questa mattina intorno alle 9 Luchino di Montezemolo è entrato nella sede romana della Fiat in via di Monte Savello con l'aria radiosa. A renderlo felice è stato l'articolo di Massimo Giannini pubblicato sull'inserto economico di "Repubblica" dove viene definito "il presidente del Consiglio virtuale", il nuovo Avatar che sulla base di un sondaggio dell'"Espresso" della settimana scorsa viene consacrato con 60mila voti "sicuro premier della prossima legislatura". Il giornalista Giannini, che fino a ieri è stato l'interprete più fedele di Massimo D'Alema, spiega che quel sondaggio non ha l'aria di un qualunque giochino di fine d'anno e che Luchino stacca di molte lunghezze Mario Draghi e Gianfranco Fini. In realtà i maligni raccontano che i 60mila voti sono il frutto di un frenetico passaparola per il quale si è mobilitata la catena degli amici del ragazzo dei Parioli, ma ciò che conta non è tanto il risultato quanto la scelta dei giornali di De Benedetti di portare acqua alle ambizioni politiche dell'uomo della Fiat, Ferrari, Fondo Charme, Luiss e Ntv (e chi più ne ha più ne metta). Il plebiscito del Gruppo Espresso è importante per chi come Montezemolo si nutre di consenso come i pesci dell'acqua e i gatti con i croccantini, se poi gli arriva l'endorsement della corazzata "comunista", allora può cominciare a leccarsi i baffi. Ormai sono trascorsi più di 30 anni da quando Carletto De Benedetti lasciò la Fiat dopo i 100 giorni in cui aveva usato la ghigliottina contro i manager. I rapporti dell'Ingegnere con Luchino in quell'epoca lontana erano al fulmicotone ma fu Cesarone Romiti a calare la lama sulla testa del giovane manager scoperto da Enzo Ferrari. La svolta del Gruppo Espresso si vede anche nell'attenzione che i giornali rivolgono alla sfida sulle rotaie dove Montezemolo insieme allo scarparo marchigiano, Della Valle, al napoletano Mario Punzo, al salvatore della patria, Corradino Passera, e ai francesi di SNCF, si prepara a sbarcare nel 2011. E non sembra affatto un caso che sul sito di "Repubblica" sia apparsa nei giorni scorsi la galleria di foto dei treni Alstom che correranno a 360 km/h per sfidare le carrozze del povero Moretti al quale le vetture dell'Alta Velocità prodotte da Bombardier saranno consegnate soltanto due anni dopo (ricorsi e contenzioni permettendo). Adesso Luchino dice di non pensare alla politica e invita il giornalista Giannini, che lo ha incontrato a Cortina al capezzale di Alessandro Benetton, a "non parlare della Luna...". Mentre Marpionne oggi va a Detroit per l'apertura del Salone dell'Automobile, il presidente della Fiat si concentra sul business dei treni e contrariamente a ciò che tutti pensano lo sta facendo di intesa con l'Ingegnere di Rimini, Mauro Moretti. A Dagospia, che agli occhi di Luchino rappresenta una delle poche ragioni di infelicità, risulta infatti che tra i due manager sta avvenendo una autentica spartizione degli orari e delle tratte dell'Alta Velocità. L'aspetto curioso di questo agreement è che finora non è stata indetta da Ferrovie alcuna gara per dividere il business. L'operazione è condotta per conto di Ntv da Giuseppe Sciarrone, l'ex-dirigente delle Ferrovie che è entrato in cordata con Luchino&Company. Accanto a Sciarrone si muove in modo discreto Ettore Incalza, l'ex-amministratore delegato della Tav che svolge attività di consulenza al ministero dei Trasporti. Il patto di non belligeranza prevede che Montezemolo darà a Moretti una mano in Francia, ed è proprio "Repubblica" a confermare oggi che le Ferrovie hanno già in tasca l'ok per la Genova-Marsiglia e la Torino-Parigi. Inoltre Ntv aiuterà Moretti sul cargo e sul trasporto merci, uno dei tasti dolenti dell'azienda pubblica. Le grandi manovre sono in corso con il consenso dell'ingegnere di Rimini che pur di restare sulla sua poltrona è disposto ad aprire le braccia alla concorrenza perché ha capito che con l'Avatar dei Parioli si muove nella dimensione tridimensionale della politica, dell'industria e del lusso. Non è il caso di fargli la guerra. 2- "APRI" E TI SARÀ DATO (DA LUCIANO MONTI) C'è un professore della Luiss che ha passato un brutto weekend. Si chiama Luciano Monti ed è considerato un esperto di politica europea. In questa veste dal '94 al 2000 ha svolto attività di consulenza presso il ministero del Lavoro e la presidenza del Consiglio. Nel 2002 ha fondato la società Apri e in quel periodo è diventato anche presidente di Assoconsult, l'Associazione di Confindustria che rappresenta i consulenti d'impresa. A rovinargli il fine settimana sono arrivate le rivelazioni del quotidiano "Il Fatto" che in un'articolo con tanto di riproduzione di fotocopie, dimostra che la società Apri del professor Monti è stata utilizzata come copertura per finanziare in modo più che generoso Edward Luttwak, lo studioso americano nato in Romania da una famiglia ebraica che il pubblico televisivo conosce per le sue comparsate nei talk show di Bruneo Vespa e di "Ballarò". Sembra infatti che sulla base della documentazione raccolta tra le carte sequestrate nell'ufficio del Sismi diretto da Pio Pompa, il buon Luttwak sia stato retribuito nel settembre 2002 sulla base di un contratto da nababbo. In pratica attraverso la Apri spa di Luciano Monti, il saggista americano (autore di un manuale tascabile per il colpo di stato pubblicato a Londra nel 1979) sarebbe stato ingaggiato per 600mila euro l'anno a fronte di un impegno minimo di 10 giornate al mese per un importo di 5mila euro al giorno (spese escluse). La ricostruzione del giornale di Padellaro riporta le conferme dello stesso Luttwak e spiega il ruolo della società di consulenza romana che nel 2008 ha fatturato 2,8 milioni. Poi nel 2003 il giocattolo si è rotto e tra Pompa e il capo del Sismi Pollari c'è stato uno scambio di lettere in cui il primo ha contestato le prestazioni della società Apri la quale a sua volta ha bloccato i pagamenti al povero Luttwak. "Alla fine Pompa - scrive il giornale - gli propone di chiudere accettando solo 142mila euro" e il politologo americano di cui è nota l'avidità è andato su tutte le furie.

11/01/2010

Documento n.8400

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