MONTE DEI PASCHI: CAMBIO DI GREMBIULINI A SIENA,IN PIAZZA DEL CAMPO IN PALIO IL CONTROLLO DELLA BANCA

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- SIENA, CAMBIO DI GREMBIULINI - graN ribaltone alla presidenza della Fondazione che controlla il 55,5% DI MPS A Siena aspettano il 16 agosto quando si correrà il Palio dell'Assunta e tutti potranno ammirare la collana con la farfallina di pietre preziose della giornalista del Tg1 Susanna Petruni (l'anchorwoman fedele a Berlusconi) che da anni fa la telecronaca da Piazza del Campo. Gli occhi di migliaia di turisti e dei contradaioli andranno però verso le trifore del palazzo di Rocca Salimbeni dove si troveranno schierati i vertici di MontePaschi. La curiosità è già forte perché in queste ore sembra che stia per avvenire un grande ribaltone alla presidenza della Fondazione che controlla il 55,5% della Banca più antica del mondo. Nell'organigramma di potere questa carica è il tassello principale della casta che governa la città toscana, una casta nella quale si incrociano ex-democristiani, rappresentanti della Chiesa, massoni doc e soprattutto esponenti vicini all'ala diessina del Partito Democratico. L'intreccio della governance è stato illustrato molto bene in un libro di Raffaele Ascheri ("La casta di Siena") sul quale è caduto un silenzio sospetto. Nel libro si traccia la biografia di Gabriello Mancini, il presidente della Fondazione che secondo il "Sole 24 Ore" di oggi, dovrebbe lasciare la sua poltrona. Costui è un 63enne di San Gimignano con alle spalle un diploma da ragioniere e una lunga esperienza nell'Usl. A tirargli la volata anni fa è stato Arnaldo Forlani e Alberto Monaci, un pezzo forte della Dc senese, ma Gabriello dopo un approdo fugace nella Margherita di Rutelli e l'iscrizione al Partito Democratico, sembra non godere più dei favori del partito. Tra l'altro ha già completato due mandati e nonostante le sue resistenze sembra difficile che riesca ad aggiungerne un terzo. Il candidato alternativo è Fabio Ceccherini, anche lui nativo di San Gimignano, che con la maturità scientifica e un passato politico è riuscito ad arrivare alla presidenza della Provincia. A differenza di Mancini la sua impronta diessina è molto marcata ed è con queste credenziali che finora è riuscito a sopravvivere nonostante le accuse di aver cementificato la provincia senese in un modo che è stato definito "selvaggio". Sul palio per la presidenza della Fondazione i due candidati dovranno fare i conti non solo con l'azionista forte Caltagirone, ma anche con Giulietto Tremonti che vorrebbe scardinare Rocca Salimbeni, l'ultimo presidio della finanza di sinistra. 3 - UNA BANCA A SUD DI TREMONTI E DELLA LIBIA Giulietto Tremonti, il ministro che ieri con grande eleganza durante la sua conferenza stampa ha definito per due volte "testa di cazzo" un corrispondente americano, non pensa soltanto al Documento di Programmazione Economica e alle vicende di MontePaschi. L'ex-tributarista di Sondrio che con i provvedimenti di ieri ha fatto esultare migliaia di evasori, non si è dimenticato della Banca del Sud, l'istituto che lanciò nel febbraio 2006 con grande solennità. "Ho l'onore di annunciare - disse Giulietto il 24 febbraio di quell'anno - che il presidente onorario della Banca del Sud sarà Carlo di Borbone delle Due Sicilie". La notizia suonò come uno sberleffo nordista nei confronti del Mezzogiorno e a battere le mani per quell'annuncio fu soltanto nonna Edoarda Crociani che aveva portato in sposa la figlia Camilla all'erede dei Borboni delle Due Sicilie. In questi anni sulla piccola banca nata dal cervello rutilante del ministro leghista, è calato il silenzio. E bisogna arrivare al 27 febbraio di quest'anno per ritrovare traccia dell'interesse di Tremonti per il neonato istituto. "Oggi ho firmato il decreto per far ripartire il progetto perché - così disse il ministro - al Sud non c'è più una banca e quelle che ci sono sono lì per portar via i soldi e non per reinvestire". Nell'occasione Giulietto annunciò di aver cambiato i vertici e che la banca avrebbe avuto un capitale di 5 milioni, pari a quello di una pizzeria napoletana. Anche in questa occasione i sorrisetti si sprecarono, ma l'organigramma fu rifatto con la presidenza attribuita a Giulio Lanciotti, e la carica di amministratore delegato a Francesco Andreozzi. Ieri è saltata fuori all'improvviso una dichiarazione di Giovanni Puglisi, presidente della Fondazione Banco di Sicilia, che annuncia il possibile ingresso di capitali libici per rilanciare il progetto della Banca del Sud. Come si legge sul quotidiano "MF" Puglisi sostiene che c'è un'ipotesi di riassetto del sistema bancario in cui la Libia "rientra tra i partner attendibili". L'affermazione è davvero curiosa perché di questo interesse libico per una banca con 5 milioni di capitale non c'è traccia nel deserto.

16/07/2009

Documento n.8051

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