MASS MEDIA: DUE O TRE COSE SU V.FELTRI, DIRETTORE DI LIBERO A SPESE DELLO STATO, MANGANELLATORE MEDIATICO DI PROFESSIONE,DIFFAMATORE PLURICONDANNATO

in Articoli e studi
Due o tre cose su Vittorio Feltri Non volevamo parlarne proprio oggi che anche tpi-back l'aveva fatto (http://tpi-back.blogspot.com/2008/11/il-difensore-dufficio.html) ma certi post l'ineffabile direttore bergamasco del giornalino denominato Libero ce li scuce proprio dal profondo dell'anima. E' da giorni che seguiamo in silenzio l'evolversi delle sue peripezie alquanto nefaste alla guida del quotidiano di viale Majno ed è un susseguirsi di editoriali francamente da appallottolare e gettare nel water, se non fosse per il pericolo di intasamento del water medesimo, con le prevedibili conseguenze da chiamata di idraulico. Ed oggi abbiamo deciso, dopo il suo editoriale di stamattina, di ricordare ai nostri lettori (e di conseguenza anche a quelli di tpi-back) un pò di storia di questo impettito e sempre ben vestito giornalista, abitualmente con la pipa a portata di mano e con la sempiterna aria di chi te lo ha appena messo nel di dietro senza farsene accorgere. Due anni fa Vittorio Feltri vinse, un pò a sorpresa, un premio giornalistico che per i milanesi è equiparabile all'Oscar per gli attori. Vinse l'Ambrogino d'oro. Occorre ora inquadrare il personaggio e la sua evoluzione per apprezzarne i meriti finalmente premiati. E bisogna andare un pò indietro nel tempo per focalizzare meglio la situazione e gli antefatti. Il compianto Indro Montanelli fu cacciato nel 1994 da Silvio Berlusconi dalla direzione del Giornale (che aveva fondato e diretto per 20 anni) perchè, disse, "non voglio ridurmi a trombetta di un editore in fregola di avventure politiche". Nel dicembre 1993 Feltri disse al Corriere: "Io al Giornale? Ma che cretinata. Berlusconi non mi ha offerto neppure un posto da correttore di bozze". Infatti un mese dopo Feltri diventa direttore del Giornale. Quando nel marzo 2001, durante la trasmissione televisiva "Il Raggio Verde" di Michele Santoro, Feltri dà del voltagabbana a Montanelli, questi, oramai 90enne e già malato (morirà a luglio), telefona in diretta per sbugiardarlo e raccontare la verità, ricordando come Feltri si fosse messo al servizio di Berlusconi dopo che questi aveva cacciato il vecchio Indro con l'inganno e con l'aiuto della redazione alla quale aveva promesso aumenti di stipendio se si liberavano di lui. Sul momento Feltri diventa paonazzo e tartaglia qualcosa mentre Indro gli dà del servo del padrone, poi all'indomani gli spara addosso su Libero: "Santoro getta in campo anche Montanelli". A luglio 2006 Feltri dichiara: "Se Montanelli fosse vivo, lavorerebbe a Libero". La storia ha decretato che mai Montanelli ha scritto un rigo su un giornale diretto da Feltri (Europeo, Indipendente, Giorno, Borghese, Libero). Che cosa pensava di Feltri, Montanelli lo dichiarò al Corriere nel 1995: «Il suo Giornale confesso che non lo guardo nemmeno, per non avere dispiaceri. Mi sento come un padre che ha un figlio drogato e preferisce non vedere. Comunque, non è la formula ad avere successo, è la posizione: Feltri asseconda il peggio della borghesia italiana. Sfido che trova i clienti!». E difatti Montanelli, da sempre uomo di destra, nei suoi editoriali alla Voce così parlava di Berlusconi: "Ha l'allergia alla verità, una voluttuaria e voluttuosa propensione alla menzogna. Chiagne e fotte, dicono a Napoli dei tipi come lui". "Questa non è la destra, questo è il manganello. Gli italiani non sanno andare a destra senza finire nel manganello". Tornando a Feltri, dobbiamo dire che l'occhialuto direttore negli anni ha sempre voluto circondarsi di esperti in ogni campo. Infatti oggi, tra le penne illustri di Libero, abbiamo: Luciano Moggi, che dopo essere stato riconosciuto come il gran burattinaio dei corrotti e venduti di Calciopoli e affondato la Juve in serie B, viene chiamato da Feltri per fare l'editorialista sportivo. L'avvocato Carlo Taormina, indagato dalla Procura di Torino per aver fabbricato prove false nel delitto di Cogne. Gianni De Michelis, pluripregiudicato per Tangentopoli, definito da Biagi "avanzo di balera" per la sua passione per le discoteche sulle quali ha scritto persino una guida. Senza dimenticare il vicedirettore di Libero, Renato Farina (in arte agente Betulla), indagato per favoreggiamento in sequestro di persona, reo confesso, sul libro paga del Sismi, che fabbricava dossier falsi e faceva pedinare un magistrato per lo stesso Sismi. Scoperto, ammette l'errore e chiede scusa. L'Ordine dei giornalisti della Lombardia, a settembre 2006, lo sospende per 12 mesi, l'Ordine Nazionale e la Procura di Milano invece impugnano la sospensione e chiedono che Farina venga radiato a vita. Per completare questo parterre de roi manca solo che a Previti venga offerta una rubrica fissa sulla lotta alla corruzione. Poichè Farina, sospeso, non può scrivere sul giornale, viene inventato un curioso escamotage: Farina invia lettere a Libero che le pubblica in prima pagina. Viste le sue benemerenze, due consiglieri comunali milanesi, ex di Forza Italia, propongono Farina per l'Ambrogino d'oro. Il giornalista Filippo Facci lo sberleffa sul Giornale; il giorno dopo Feltri gli risponde su Libero: "Chi tocca Farina sappia che deve fare i conti anche con me, prima o poi. Sul piano della iettatura avverto il dilettante del Giornale: ho la patente. Ne ho già stecchiti per molto meno....La dico tutta. Farina merita l'Ambrogino d'oro". Facci replica: "Ieri sono stato attaccato da Vittorio Feltri: un signore che non ha neppure il coraggio di essere direttore responsabile del suo giornale perchè ha paura delle querele. Un signore che ha fatto la battaglia contro le baby-pensioni e poi è andato in pensione a 53 anni. Un signore che ha fatto la battaglia contro le sovvenzioni pubbliche ai giornali di partito e poi ha trovato il modo di prenderle anche lui". Entra in campo (e come poteva essere diversamente) anche Silvio Berlusconi che difende Farina con una lettera a Libero intitolata "Attaccano la libertà". Da che pulpito. Lui che aveva fatto cacciare Biagi, Santoro, De Bortoli, Massimo Fini, Oliviero Beha, i fratelli Guzzanti, Luttazzi. Forse perchè nessuno di loro aveva commesso, a differenza di Farina, alcun illecito. E ancora: perchè sottovalutare le benemerenze passate di Feltri? Nel 1993 dalle pagine dell'Indipendente difendeva entusiasticamente Mani Pulite. Nel 1994, passato al Giornale, insinua che i giudici Davigo e Di Maggio sarebbero iscritti ad una cooperativa edilizia assieme al giudice corrotto Diego Curtò e a Salvatore Ligresti. Non è vero niente, e Feltri verrà condannato dal tribunale. Nel novembre 2001 viene radiato dall'Ordine nazionale dei Giornalisti (ma allora è un vizio!) all'unanimità per aver pubblicato le foto di bambini vittime di pedofili, pur di vendere qualche copia in più. Dopo 15 mesi l'Ordine trasforma la radiazione in censura con 46 voti contro 42. Un soffio. Nel 2005 viene condannato a Monza per aver diffamato con un articolo su Libero del 2002 il magistrato di Potenza Woodcock. Nel febbraio 2006 condannato a Bologna a 18 mesi di reclusione per diffamazione del senatore Chiaromonte. E non contiamo le querele fatte da Di Pietro al Giornale di Feltri ritirate dietro indennizzi di centinaia di milioni di lire sborsati dall'editore. A novembre 2006 Feltri se la prende col sindaco di Milano (titolo di Libero: Letizia Moratti, ma sei scema?) perché, oltre a voler imporre il pedaggio a chi entra in città con l'auto, ha addirittura «snobbato nelle visite ai morti quelli della Repubblica sociale di Salò». Il che, agli occhi di Feltri, è veramente insopportabile. E` come se il sindaco di Parigi rendesse omaggio ai collaborazionisti filonazisti di Vichy, mettendoli alla pari del generale De Gaulle. Oppure se quello di Madrid onorasse la tomba del generalissimo Franco e dei suoi sgherri. Invece, in Italia, la Moratti viene chiamata a discolparsi per aver ignorato i repubblichini che, oltre a sparare su suo padre partigiano, mandavano gli ebrei nei lager e sognavano per l'Italia un radioso futuro da provincia del Reich millenario. E magari Feltri avrà pure rimpianto, in cuor suo, di non aver potuto indossare la divisa del Terzo Reich... TRATTO DA L'ANTIPATICO http://l-antipatico.blogspot.com/2008/11/due-o-tre-cose-su-vittorio-feltri.html

27/12/2009

Documento n.8367

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