MARIELLA BURANI: LANNUTTI (IDV), QUAL'E' STATO RUOLO CONSOB?

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MARIELLA BURANI 2010-07-29 20:52 MARIELLA BURANI: LANNUTTI (IDV), QUAL'E' STATO RUOLO CONSOB? ROMA (ANSA) - ROMA, 29 LUG - "Il fallimento del gruppo Burani non é solo la fine di una nota casa di moda, ma anche una storia di pirateria finanziaria ambigua ed oscura. Per questo l'Italia dei Valori vuole sapere quali iniziative abbia assunto la Consob, oltre a garantire la dorata consulenza all'avv. Marco Cardia, per evitare la genesi dell'ennesimo crac finanziario-industriale che ha bruciato il sudato risparmio degli investitori". E' quanto chiede in un'interrogazione urgente il senatore Elio Lannutti, capogruppo dell'Italia dei Valori in commissione Finanze, in merito al fallimento della maison Burani con il conseguente arresto di Walter Burani e suo figlio Giovanni con l'accusa di bancorotta fraudolenta per dissipazione e falso in bilancio. "Vorremmo sapere - prosegue Lannutti - soprattutto se la Consob, che ha autorizzato l'Opa, non sia stata influenzata nel suo giudizio proprio dalla consulenza del rampollo di Cardia e quali iniziative urgenti il Governo intenda intraprendere per restituire alla commissione di controllo, anche con nomine di alto profilo, quella terzietà di giudizio ed autorevolezza pregiudicati dalla disastrosa gestione del signor Lamberto Cardia e del suo vice signor Vittorio Conti, presidente vicario". (ANSA). COM-VG/ S0A QBXB Versione per la stampa Mostra rif. normativi Legislatura 16 Atto di Sindacato Ispettivo n° 3-01463 Atto n. 3-01463 (in Commissione) Pubblicato il 29 luglio 2010 Seduta n. 415 LANNUTTI - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Premesso che: nella mattinata di ieri, 28 luglio 2010, sono stati arrestati a Milano Walter e Giovanni Burani nell'ambito del crac della casa di moda fondata dall'omonima famiglia. Al padre Walter sono stati concessi gli arresti domiciliari mentre il figlio Giovanni è stato condotto a San Vittore. L'accusa è di aver dissipato il patrimonio della società attraverso spericolate operazioni finanziarie tra le quali anche il sostenimento artificioso del titolo in borsa; nel mirino dei magistrati della procura di Milano Luigi Orsi e Mauro Clerici c'è anche l'offerta pubblica di acquisto lanciata da Bdh (Burani and Design holding) sul 15 per cento del capitale di Mbfg (Mariella Burani Fashion Group) a metà 2008 attraverso una subholding. Bdh era stata la prima società del gruppo a fallire e a essere accusata di estero vestizione; scrive Walter Galbiati in un articolo pubblicato sul quotidiano "la Repubblica" il 28 luglio 2010: «nell'inchiesta sono indagati anche Ettore Burani, Giuseppe Gullo, Kevin Mark Compere Tempestini e Stefano Maria Setti. ''Giovanni e Walter Burani, con la complicità degli altri indagati, manager e soggetti terzi, hanno perseguito con continuità il disegno criminale di trarre in inganno risparmiatori e creditori, nonché le autorità di controllo dei mercati, costruendo mediante operazioni fittizie la falsa apparenza di una solida realtà economica, allo scopo di drenare risorse sul mercato borsistico e dal ceto creditorio, che venivano poi, anziché impiegate in una effettiva politica di sviluppo industriale del gruppo, dilapidate per sostenere l'apparenza ingannevole di titoli floridi, in una spirale perversa che necessariamente doveva condurre al default delle imprese''. Questo è il quadro dipinto dal gip Fabrizio D'Arcangelo nell'ordinanza con cui ha disposto gli arresti. Tali falsità erano tali da alterare ''in modo sensibile la rappresentazione della situazione economica, patrimoniale e finanziaria della società e comunque determinanti variazioni del risultato economico superiore al 5 per cento e variazioni del patrimonio netto superiori all'1 per cento. Valutazioni estimative che, singolarmente considerate differiscono in misura superiore al 10 per cento da quella corretta"»; nel citato articolo si legge ancora «quanto all'accusa di falso in bilancio, secondo i magistrati, Walter e Giovanni Burani ''con lo scopo di procurarsi ingiusto profitto e di recare pregiudizio ai creditori, falsificavano i libri sociali e le scritture contabili" in modo da "non consentire la ricostruzione del patrimonio e del movimento degli affari"»; «nell'ordinanza il gip Fabrizio D'Arcangelo sottolinea ''la spregiudicatezza assoluta e la capacità criminale dei Burani ed in particolare di Giovanni, che, pur consapevoli dell'esistenza di indagini della guardia di finanza, di un procedimento penale a loro carico e di una procedura amministrativa della Consob, non esitano di cercare di far nuovamente ricorso ad operazioni fittizie''. Questo atteggiamento emerge, in particolare, dalle intercettazioni telefoniche. ''Emerge anche - spiega il gip - una rete di relazioni intrattenute dai Burani con soggetti italiani e stranieri ai margini del mondo economico regolare, che quantomeno appaiono privi di credibilità rispetto ai mercati regolamentati e all'ambiente finanziario 'ufficiale', e che vengono utilizzati per operazioni dai contorni ambigui ed oscuri"»; «ci sarebbe solo l'"esigenza tutta mediatica di fronteggiare gli effetti negativi della mancata approvazione del bilancio del 2007" dietro all'Opa lanciata su Mariella Burani fashion group. "Forse Giovanni Burani con questa iniziativa voleva dare ossigeno ad un titolo che dopo l'infortunio di bilancio poteva crollare". Questa la teoria sostenuta davanti ai pm di Milano da Maria Rita Galli, dirigente di Burani designer holding, sentita in procura come persona informata sui fatti. "Sono convinta che Giovanni Burani ha promosso l'Opa per evitare che il titolo Mbfg avesse un tracollo. Le azioni Mbfg all'epoca presentavano un andamento decrescente. Giovanni era intervenuto e continuava a intervenire a sostegno con molte iniziative, gli acquisti massicci di Bdh e i derivati stipulati con Lehman, Natixis ed Euromobiliare. Per Giovanni l'andamento del titolo era un pilastro della sua visione dell'impresa", ha concluso la testimone»; considerato che: la Commissione nazionale sulla società e la borsa (Consob) ha, tra l'altro, il dovere di verificare la rispondenza della contabilità delle società quotate in borsa specie nel caso di OPA, offerta pubblica di acquisto, come quella lanciata da Bdh (Burani and Design holding) sul 15 per cento del capitale di Mbfg (Mariella Burani Fashion Group) a metà 2008 attraverso una subholding; secondo un articolo - mai smentito - del settimanale "L'Espresso" - il figlio dell'ex Presidente della Consob Lamberto Cardia, promosso per la sua fedeltà dal Governo alla Presidenza di Trenitalia dopo aver tentato inutilmente di ottenere la proroga della carica, sarebbe stato un consulente del gruppo Burani travolto dal crac; come si legge nell'articolo pubblicato su "L'Espresso" dell'8 aprile 2010 «Sempre più spesso negli ultimi mesi, il Presidente della Consob Lamberto Cardia ha scelto di non partecipare al voto o al dibattito in commissione su alcuni specifici argomenti all'ordine del giorno. Una decisione irrituale, con pochi precedenti, anzi forse nessuno, nella storia pluridecennale dell'Authority di controllo sui mercati finanziari, In sostanza, in più di un'occasione, Cardia ha annunciato agli altri quattro commissari che preferiva rinunciare a esprimere la propria opinione sul punto in discussione. Come si spiega un simile comportamento? Questioni gravi, questioni di famiglia. Perché l'avvocato Marco Cardia, figlio di Lamberto, intrattiene da tempo rapporti d'affari con società quotate in Borsa. Società, quindi, sottoposte alla sorveglianza della commissione che negli ultimi sette anni è stata presieduta da suo padre»; l'articolo prosegue rilevando: «Nel frattempo Marco Cardia ha allargato il suo parco clienti. E tra le new entry non mancano le società presenti sul listino di Borsa oppure che collocano al pubblico prodotti finanziari. Risalgono a poco tempo fa, per esempio, i contatti con il gruppo Poste italiane che vende ai risparmiatori fondi comuni, obbligazioni e altri titoli. Mentre è emerso di recente che l'avvocato avrebbe avuto rapporti professionali con KR energy, un'azienda quotata che da tempo naviga in cattive acque. Da qui la decisione del padre-presidente: meglio astenersi per evitare che possa emergere il sospetto di un conflitto d'interessi tra la sua posizione e l'attività del figlio. Va segnalato, però, almeno un dato di fatto. Di volta in volta, Cardia senior si è chiamato fuori soltanto dopo che i rapporti d'affari del figlio-avvocato erano diventati di dominio pubblico grazie ad articoli di stampa. Ecco un paio di esempi. A febbraio del 2008 un'inchiesta de L'espresso rivela che il figlio del numero uno della Consob si occupa di legge 231 per conto della Premafin, holding quotata di Salvatore Ligresti, ed è uno dei professionisti di fiducia dell'Immobiliare Lombarda, un altra società del gruppo del finanziere-costruttore siciliano. Quest'ultimo, tramite società sotto il suo controllo, forniva casa (a Roma) e ufficio (a Milano) all'avvocato Cardia. Pochi giorni dopo queste rivelazioni, arriva la risposta del numero uno dell'Authority, affidata a una lettera al quotidiano Il Sole 24 Ore che aveva ripreso il caso. In pratica Cardia spiega che la Commissione si sarebbe occupata in sua assenza della vicenda in discussione in quei giorni, che riguardava l'Immobiliare Lombarda. Niente conflitto d'interessi, quindi. Solo che di lì a qualche mese l'argomento torna d'attualità. E questa volta al centro di tutto c'è la griffe Burani, marchio della moda controllato dall'omonima famiglia emiliana. Cardia junior si era messo in affari anche con loro. Una decisione doppiamente sfortunata»; ed ancora: «Prima Ligresti e Burani, ora le Poste. Sempre più spesso Cardia lascia le riunioni della Commissione: si parla di società legate al figlio»; il citato articolo riferisce ancora che «Il 17 marzo scorso i Burani hanno fatto crac, travolti da oltre 500 milioni di debiti. Il tribunale di Reggio Emilia ha dichiarato lo stato d'insolvenza della Mariella Burani Fashion group, la holding quotata in borsa del gruppo. Lo stop dei giudici è arrivato dopo un'agonia durata almeno un paio di anni. Un'agonia scandita da manovre sui titoli e disperati tentativi di salvataggio»; proprio in quel periodo a dir poco travagliato, prima che il dissesto fosse evidente, nel marzo 2009, un articolo de "L'Espresso" rivela i rapporti tra l'avvocato Cardia e i Burani provocando la reazione del Presidente della Consob, che non partecipa ai lavori della Commissione quando entra in ballo il gruppo emiliano; a giudizio dell'interrogante sarebbe opportuno appurare se la Consob, che ha autorizzato l'Opa, non sia stata influenzata nel suo giudizio proprio dalla consulenza del rampollo di Cardia, si chiede di sapere: se il Governo sia a conoscenza delle iniziative assunte dalla Consob, oltre a garantire la dorata consulenza all'avvocato Marco Cardia, per evitare la genesi dell'ennesimo crac finanziario-industriale che ha dissipato il sudato risparmio degli investitori; quali iniziative urgenti il Governo intenda intraprendere per restituire alla Consob, anche con nomine di alto profilo, quella terzietà di giudizio ed autorevolezza ad avviso dell'interrogante pregiudicate dalla disastrosa gestione di Lamberto Cardia e del suo vice Vittorio Conti, attualmente presidente vicario.

30/07/2010

Documento n.8688

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