LEGITTIMO SOSPETTO: ANCHE L'EX PRESIDENTE DELLA CONSULTA,ANTONIO BALDASSARRE,INCAMERA 100.000 EURO DI DUBBIA PROVENIENZA

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È STATO PRESIDENTE DELLA CORTE COSTITUZIONALE E HA GUIDATO LA RAI QUANDO C’ERA BISOGNO DI UNA FIGURA "DI GARANZIA". MA TUTTO QUESTO NON HA RISPARMIATO AD ANTONIO BALDASSARRE QUALCHE SOSPETTO E LE CENSURE DEGLI EX COLLEGHI MAGISTRATI - "È COME SE UN GIUDICE PREPARASSE LA SENTENZA DI CONCERTO CON UNA SOLA DELLE PARTI" - NELLE CONVERSAZIONI, REGISTRATE DAGLI INQUIRENTI, SI PARLA DI UN PAGAMENTO DI 100 MILA EURO. IL GIUDICE CHIOSA: "NON PUÒ ESCLUDERSI CHE LA SALATA PARCELLA CORRISPOSTA DA MELIOLI A BALDASSARRE CONCERNESSE LEGITTIMI ONORARI PER UNA QUALCHE LECITA PRESTAZIONE PROFESSIONALE DI CUI SFUGGE, AL MOMENTO, LA NATURA: PERÒ RESTEREBBE OSCURO, SE SI TRATTASSE DI UN’ATTIVITÀ LEGITTIMA, IL MOTIVO PER IL QUALE VI SIA STATA NECESSITÀ DI UNA MEDIAZIONE" - (BALDA NEGA TUTTO) - da: www.dagospia.it Giacomo Amadori per "Panorama" È stato presidente della Corte costituzionale e ha guidato la Rai quando c'era bisogno di una figura «di garanzia». Ma tutto questo non ha risparmiato ad Antonio Baldassarre qualche sospetto e le censure degli ex colleghi magistrati. Il suo nome compare diverse volte, quasi come un convitato di pietra, in un'ordinanza di custodia cautelare firmata a metà dicembre dal gip Massimo Cusatti, del tribunale di Genova, contro nove persone (tra queste gli imprenditori liguri Paolo e Leone Giani, attivi nella produzione e commercializzazione del grana padano e del parmigiano reggiano) accusate di frode fiscale e altri reati. A Panorama Baldassarre giura di non saperne nulla, ma puntualizza: «Ho sempre osservato le leggi e non mi risulta ci siano indagini su di me. Se ci fossero, riterrei la cosa scandalosa e mi batterei perché questo emergesse». A collegare Baldassarre all'inchiesta sono i suoi rapporti con Silvano Nizzoli, ex assessore socialista di Reggio Emilia, oggi consulente, finito in carcere con l'accusa di millantato credito, anche se i due pm che conducono l'inchiesta, Paola Calleri e Walter Cotugno, non escludono l'ipotesi della corruzione. Secondo gli inquirenti, Nizzoli avrebbe promesso ai Giani di pilotare un controllo fiscale nei confronti della loro azienda grazie a conoscenze altolocate, e in particolare a Baldassarre. Che di Nizzoli parla così: «L'ho conosciuto a Tel Aviv due o tre anni fa a una festa in onore di Simon Peres. Mi sembrava una persona perbene e l'ho aiutato in vicende assolutamente lecite». Nizzoli, grazie alle sue presunte millanterie, avrebbe ricevuto dai Giani 10mila euro. «Quei soldi non rappresentano un illecito» ribatte l'avvocato Liborio Cataliotti, difensore dell'ex assessore, «sono serviti per pagare un'inserzione pubblicitaria e un'intervista sulla rivista Nuova diplomazia: Baldassarre è vicepresidente del comitato scientifico ed è intuibile che ci sia stato un suo coinvolgimento in quella operazione». Baldassarre però smentisce questa ricostruzione: «Non so niente di quel denaro e non mi sono mai occupato di questioni gestionali per la rivista». Almeno conosce i Giani? «Nizzoli mi presentò uno dei due fratelli ai margini di un convegno » risponde l'ex presidente della Consulta «mi disse che si trattava di una questione legale urgente concernente un'ispezione fiscale, però io spiegai di non essere un tributarista e dissi che non potevo intervenire, anche perché c'era un accertamento in corso». Il giudice Cusatti, per ora, scagiona Baldassarre: «Non ci sono elementi per affermare, a oggi, se abbia anch'egli personalmente garantito a Paolo Giani, in occasione dell'incontro a tre svoltosi l'11 ottobre 2008 a Bellaria, di poter influire sulla verifica fiscale in corso grazie alle proprie conoscenze con personaggi "che contano" e se abbia ricevuto almeno parte della somma di 10 mila euro versata da Paolo Giani a Nizzoli». Per sottolineare la «negativa personalità » di quest'ultimo, Cusatti cita un altro episodio in cui, ancora una volta, Nizzoli e Baldassarre sono coinvolti insieme. Nel 2007 un'azienda di Reggio Emilia, la Itn, rescinde un contratto con la Garboli spa, azienda di costruzioni del gruppo Pizzarotti. Che ricorre a un collegio arbitrale per ottenere un risarcimento. «Sì» riconosce Baldassarre «Giovanni Melioli, amministratore delegato della Itn, stava cercando un arbitro di prestigio e Nizzoli gli presentò me». Le intercettazioni telefoniche, sottolinea però il giudice Cusatti, dimostrano come «Baldassarre si sia speso per la tutela degli interessi di Melioli, o almeno che abbia detto a Nizzoli di averlo fatto ». Il gip censura questo comportamento: «È un po' come se un giudice preparasse la sentenza di concerto con una sola delle parti». Baldassarre replica: «Io non parlavo con una delle parti, ma con Nizzoli, un amico che mi aveva presentato un cliente. Ci sono state telefonate con l'avvocato di Melioli per acquisire gli elementi necessari al giudizio». Nelle conversazioni, registrate dagli inquirenti, si parla di un pagamento di 100 mila euro. Il giudice chiosa: «Non può escludersi che la salata parcella corrisposta da Melioli a Baldassarre concernesse legittimi onorari per una qualche lecita prestazione professionale di cui sfugge, al momento, la natura: però resterebbe oscuro, se si trattasse di un'attività legittima, il motivo per il quale vi sia stata necessità di una mediazione». A quanto risulta a Panorama, per l'incarico gli arbitri ottennero dalle parti, come onorario, un anticipo di 100 mila euro a testa, cifra che raddoppiò al deposito della decisione. «Il lodo si è svolto alla luce del sole e alla fine le parti si sono messe d'accordo» conclude Baldassarre. Che trova un aiuto dalla Pizzarotti. Il capo dell'ufficio legale, Marco Tarantino, dichiara: «Per me non ci fu nulla di sospetto, quello era un lodo ben motivato anche se a noi piuttosto sfavorevole».

21/01/2010

Documento n.8427

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