La Repubblica (10-3-06) Il caro prezzo dell’aumento del debito

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Il caro prezzo dell’aumento del debito Da La Repubblica, Affari&finanza di lunedì 10 aprile 2006 Le agenzie di rating (quelle che misurano la credibilità di un paese o di un’azienda) sono organizzazioni che non amano molto parlare in pubblico. Preferiscono agire attraverso i loro rapporti freddi e un po’ cabalistici (tripla A, AA-, AA+, ecc.), ma in questi ultimi giorni qualche indiscrezione è filtrata e si è appreso che, di fatto, sono già pronti a abbassare i rating sull’Italia-paese. Se non lo hanno ancora fatto, ci è sembrato di capire, è solo perché non volevano con il loro intervento sotto le elezioni dare l’impressione di voler determinare l’esito delle urne. Ma si sente persino dire che, una volta chiuse le elezioni o subito dopo, potrebbero intervenire e rendere note le loro determinazioni. Determinazioni che obbligheranno l’Italia a pagare interessi un po’ più alti sul debito pubblico (che è il terzo del mondo). Risulta quindi abbastanza grave il comportamento di questo governo che, invece di abbassare il debito pubblico, lo ha aumentato. Per la prima volta dopo dieci anni di un costante calo, e nonostante gli infiniti artifici contabili ai quali è ricorso. Nel frattempo, e tanto per stare su temi già noti, l’Ocse ci informa che in questo momento America e Europa stanno avendo una buona congiuntura, con prospettive ancora migliori nei prossimi mesi. E qui, sul vecchio Continente, il paese che sembra, all’Ocse, meglio lanciato di tutti è proprio la Germania. Un paese che qui da noi ha uno strano destino. E’ certamente l’economia che in questo momento sta tirando quel poco di ripresa che esiste in Italia (andiamo meglio grazie ai suoi acquisti presso le nostre imprese), ma viene continuamente preso in giro dai membri del nostro governo solo perché ha una disoccupazione più alta della nostra. E si dimentica di spiegare che la Germania ha molti disoccupati perché ha ristrutturato le sue aziende, che infatti oggi vanno meglio, mentre noi non abbiamo fatto niente in quella direzione e ci presentiamo all’appuntamento con la ripresa europea inefficienti e poco competitivi. Il giudizio finale, comunque, non cambia. Nella ripresa non siamo protagonisti, ma siamo trascinati (e quindi raccoglieremo solo le briciole). In compenso abbiamo visto i nostri debiti salire mentre avrebbero dovuto scendere. E su di noi stanno pera abbattersi i rigori delle agenzie di rating prima e dei mercati subito dopo. E’ quindi abbastanza comprensibile che persino l’ “Economist” abbia voluto spiegare all’Italia che è ora di cambiare governo. Se mai c’è stato un momento giusto per farlo, è proprio questo. Anzi, siamo già un po’ in ritardo. 10/04/2006 - 08:57

10/04/2006

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