La caldissima interpellanza su Bankitalia del dipietrista Lannutti (Italia Oggi dell’8-7-2010). Segue il testo dell'atto ispettivo

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O il governo riuscirà a dimostrare l' effetto del gran caldo sul senatore dell' Idv, Elio Lannutti, oppure i dati clamorosi su Bankitalia contenuti nell' interpellanza, che ha appena depositato in Senato, avranno un effetto deflagrante in un clima di sacrifici per tutti ma evidentemente non per palazzo Koch. Sì, perché, Lannutti insieme a tanti conflittini di interesse e regalini di banchieri a funzionari di via Nazionale, sostiene che «taluni semplici ispettori nel 2008 hanno guadagnato ben 580.881 euro». Un' enormità se si considera che il governatore della Banca d' Italia, Mario Draghi, guadagna 450mila euro all' anno e che il suo predecessore, ossia l' uomo di Alvito, Antonio Fazio, al culmine del suo potere nel 2005 dichiarava al Fisco 711mila euro. Non solo. Secondo il senatore dipietrista a via Nazionale «risulterebbe uno stipendio di 527mila euro di un funzionario di prima nel 2006, che è stato promosso anche direttore». E se non bastasse che «si stia attuando un' altra ristrutturazione delle filiali di Banca d' Italia in seguito alla quale, per incentivare l' esodo dei dipendenti, si daranno ai dirigenti per buona uscita oltre 400mila euro, corrispondenti a oltre 6 anni di pensione anticipata». Tutto ciò, senza contare il conflitto di interessi che si sarebbe generato con «la brusca rimozione» di Giuseppe Boccuzzi dalla titolarità del Servizio rapporti esterni e affari generali di vigilanza «che ha comportato l' inspiegabile nomina del dottor Luigi Donato». Il punto, secondo l' interpellanza, è che la consorte di Donato, Olina Capolino, «sostituisce di fatto (e da tempo) il Capo del servizio di consulenza legale» occupandosi di delicatissime questioni di vigilanza e tra queste «delle questioni relative al servizio di cui il marito è titolare e responsabile». Un fiume in piena, Lannutti, che scende nei particolari degli stipendi di 653 dirigenti e i 1.450 funzionari che beneficiano di altre voci che creano una «enorme differenza salariale» con le altre categorie della pubblica amministrazione. Infine, taluni sindacalisti interni che «sarebbe passati all' incasso»: 150mila euro per promozione con trasferimento e ritorno (altri 150mila euro) ______________________________________ Legislatura 16 Atto di Sindacato Ispettivo n° 2-00245 Atto n. 2-00245 Pubblicato il 6 luglio 2010 Seduta n. 400 LANNUTTI - Al Presidente del Consiglio dei ministri e ai Ministri dell'economia e delle finanze e del lavoro e delle politiche sociali. - Premesso che: sono giunte all'interrogante segnalazioni relative ad alcuni episodi, a suo giudizio gravi e suscettibili di valutazioni di vario ordine, all'interno dell'amministrazione di Banca d'Italia nonché all'attuazione di una politica aziendale di sperequazione salariale decisa discrezionalmente; in particolare la brusca rimozione del dottor Giuseppe Boccuzzi dalla titolarità del Servizio Rapporti esterni e Affari generali di vigilanza, solo formalmente ricollegabili alla vicenda autorizzativa Deltas/S.Marino, che ha comportato la inspiegabile nomina, in sostituzione di quest'ultimo, del dottor Luigi Donato; la regola amministrativa ed organizzativa, sempre rispettata in Banca d'Italia, è che, per tutti i fatti accaduti nel Servizio, debbano rispondere sia il Capo del Servizio che il suo sostituto ed entrambi sono responsabili dell'andamento del Servizio essendo loro intercambiabili; il titolare del Servizio, in caso di assenza o impedimento, è sostituito dal sostituto; per detta ragione quest'ultimo ha piena conoscenza dei fatti che accadono nel Servizio ed insieme al titolare condivide fortune e sfortune; il dottor Luigi Donato è titolare del Servizio Rapporti esterni e Affari generali di vigilanza, la sua consorte, l'avvocato Olina Capolino, sostituisce di fatto (e da tempo) il Capo del Servizio Consulenza legale della Banca, l'avvocato Marino Perassi, nella gestione del Servizio; l'avvocato Capolino si occupa di delicatissime questioni di vigilanza e tra queste, in particolare, delle questioni relative al Servizio di cui il marito è titolare e responsabile, tra cui la costituzione di parte civile della Banca nei giudizi penali riguardanti reati societari e bancari, la elaborazione di delicatissimi pareri; siede, anche, al tavolo della CEI, di cui il dottor Luigi Donato è responsabile della Segreteria organizzativa, trattando delicatissime questioni sanzionatorie amministrative e anche rilevanti questioni di carattere penale; si tratta di un evidente caso di conflitto di interessi, che incide su delicatissime funzioni, legali e di vigilanza, inammissibili per la Banca, per il sistema vigilato e per il Paese. Da qui la disparità di disciplina tra organizzazione dell'Organo di vigilanza e organizzazione degli intermediari vigilati nonostante la tematica del conflitto di interessi costituisca il cardine dell'intera normativa bancaria e finanziaria; con provvedimento del 15 ottobre 2009 il Governatore della Banca d'Italia ha nominato i componenti dell'Arbitro bancario finanziario (ABF); tra i soggetti nominati è presente anche l'avvocato Bruno De Carolis, avvocato la cui posizione segue, nel ruolo del Servizio Consulenza legale della Banca d'Italia, quella dell'avvocato Capo e precede quella dell'avvocato Olina Capolino, coniuge del dottor Luigi Donato. La proposta (e la successiva nomina) dell'avvocato De Carolis favorisce l'avvocato Olina Capolino, donde il legittimo sospetto che essa possa essere stata dettata da interessi personali del proponente; l'avvocato De Carolis ha assunto l'incarico citato mantenendo il proprio rapporto di impiego con la Banca d'Italia; tale posizione contrasta con quanto la normativa (testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia di cui al decreto legislativo n. 385 del 1993; delibera del Comitato interministeriale per il credito e il risparmio n. 275 del 2008, recante disciplina dei sistemi di risoluzione stragiudiziale delle controversie in materia di operazioni e servizi bancari e finanziari) prevede sia in termini di imparzialità e di indipendenza (i criteri di svolgimento delle procedure e di composizione dell'organo decidente debbono "assicurare l'imparzialità e la rappresentatività dei soggetti interessati) sia in termini di assenza di vincoli di subordinazione (argomento ricavabile dalla possibilità di nomina dei soli magistrati in quiescenza e, anche, dalla possibilità di valutare le esperienze maturate, vale a dire già ricoperte, come dipendenti delle autorità di vigilanza). La nomina dell'avvocato De Carolis viola anche l'art. 42 del regolamento generale della Banca il quale vieta a tutti i dipendenti dell'Istituto di svolgere attività nell'interesse di banche, intermediari finanziari ed altri soggetti vigilati. E, nel caso dell'ABF, l'attività è svolta anche nell'interesse degli intermediari, i quali, non solo hanno l'obbligo di aderirvi, ma a tale organo designano propri rappresentanti. Tale nomina ha poi irragionevoli ed ingiustificati riflessi di ordine economico. L'avvocato De Carolis, essendo un alto dirigente della Banca d'Italia, ha un costo di gran lunga più elevato di quello spettante ad un arbitro. Donde un vulnus nella legittimità delle decisioni dell'ABF ed anche un ingiustificato costo e quindi un grave danno per la collettività. Tale nomina, di per sé illegittima si è perfezionata a seguito di un appunto di proposta al Direttorio del responsabile del Servizio Consulenza legale, avvocato Perassi, e del Servizio Rapporti esterni e Affari generali di vigilanza, dottor Luigi Donato, quest'ultimo marito dell'avvocato Olina Capolino. La nomina dell'avvocato De Carolis determina l'automatica avanzata (nella seconda posizione del ruolo della consulenza legale) dell'avvocato Olina Capolino, consentendole di svolgere, oltre che di fatto in termini di ruolo, le funzioni di sostituto Avvocato Capo, spianandole così la strada verso un provvedimento formale di nomina come sostituto Avvocato Capo da parte del Governatore. c'è un ulteriore argomento da segnalare, molto delicato, che riguarda i criteri, incomprensibilmente sconosciuti agli operatori e al sistema, con cui vengono designati i professionisti nelle situazioni di crisi delle banche e degli intermediari finanziari. L'emanazione recente dei criteri da seguire per tali nomine avrebbe dovuto produrre, ferme le necessarie qualità professionali e di indipendenza degli aspiranti, ordine e avrebbe dovuto seguire il principio della rotazione nell'assegnazione degli incarichi. Per converso, l'uso disinvolto del potere di proposta da parte del dottor Luigi Donato ha determinato l'esclusione di taluni professionisti ed il consolidamento della posizione di altri. Basta scorrere il Bollettino di vigilanza per accorgersi quali siano i soggetti su cui cadono le nomine, sicuramente non sgravati da impegni e vincoli, mentre l'indipendenza è uno dei criteri ai quali ci si dovrebbe attenere in sede di nomina, al fine di evitare possibili conflitti di interesse. Circola, insistentemente, la voce (all'interno della Banca d'Italia e del sistema) secondo la quale i nominandi professionisti, in qualche modo legati al dottor Luigi Donato, sarebbero identificabili prima ancora dell'emanazione del provvedimento di nomina. Il denaro amministrato è pubblico. Le deviazioni dalle regole individuate oltre che dai canoni di correttezza e trasparenza potrebbero configurare reati di notevole gravità. E ciò a tacere della scelta di professionisti con vincoli di parentela e/o di coniugio con dirigenti ed alti esponenti della Banca d'Italia; considerato che i dipendenti della Banca d'Italia, ai sensi del vigente codice etico dell'Istituto, debbono attenersi, nell'assolvimento dei compiti e dei doveri attribuiti, ai principi di indipendenza, imparzialità, lealtà, discrezione e non hanno riguardo ad interessi personali. Consapevoli della natura pubblica delle funzioni svolte e dell'importanza dei propri compiti e responsabilità, devono comportarsi in modo tale da salvaguardare la reputazione della Banca d'Italia e la fiducia dell'opinione pubblica nei confronti della stessa. I dipendenti devono evitare qualsiasi situazione che possa dar luogo a conflitti di interesse, anche solo apparenti; considerato inoltre che: la composizione del personale della Banca d'Italia consta di 653 dirigenti, 1.450 funzionari, 1.273 coadiutori, 4.147 altro personale, 5.009 uomini e 2.514 donne lavorano nell'istituto, che nel 2009 è costato ben 798.082 milioni di euro, con una spesa media pro capite di 104.611 euro. In tale media retributiva, occorre considerare taluni stipendi di semplici ispettori che nel 2008 hanno guadagnato ben 580.881 euro. Il costo medio infatti rappresenta la favola statistica dei due polli, in particolare 653 dirigenti e 1.450 funzionari beneficiano di altre voci variabili oltre allo stipendio che sostanzialmente creano un'enorme differenza salariale, nelle altre categorie 1.470 coadiutori e altro personale, in pochi, in modo discrezionale, cioè su valutazione personale e fiduciaria da parte di capi servizi e direttori di filiali, beneficiano di quelle voci retributive variabili che evidenziano una differenziazione salariale abnorme; in particolare dalle segnalazioni ricevute risulterebbe uno stipendio di 527.000 euro di un funzionario di prima nel 2006 che è stato promosso anche Condirettore; il sistema sindacale interno sembra rappresentato da sindacati corporativi di casta che da più di trenta anni governano e cogestiscono con il direttorio la totale gestione del potere, gli avanzamenti di carriera, le promozioni, i trasferimenti, le trasferte e perfino le ispezioni. Non di rado figli e parenti di ispettori vengono assunti, senza alcun concorso di evidenza pubblica, dalle banche ispezionate, gettando ombre sinistre sugli esiti delle ispezioni stesse. Alcune organizzazioni sindacali e sindacalisti appaiono come diretta emanazione del direttorio della Banca d'Italia, con una gestione di potere che non sembra fondata sul merito, ma sulle clientele. Il sindacato dei dirigenti, oltre a garantire appannaggi esclusivi alla "casta delle caste", sembra rappresentare il trampolino di lancio per arrivare a cariche di prestigio quali capi servizio ed alte dirigenze, senza che l'attuale Governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, abbia mosso un dito per recidere favoritismi e privilegi inaccettabili, specie in una banca centrale che a parole propugna sistemi meritocratici e di trasparenza; in Banca d'Italia, da tempo, in modo discrezionale viene attuata una politica di sperequazione salariale, certamente non legata alle differenti economie locali, ma ad un diverso utilizzo delle risorse umane; le scelte organizzative di carattere straordinario, le misure adottate, nel tempo, dall'amministrazione dell'Istituto in materia di formazione, trasferimenti, missioni, ispezioni e incarichi vari, in presenza di una sempre più diffusa cultura aziendale fondata sulla discrezionalità parziale e soggettiva, tale da privilegiare l'amicizia, l'appartenenza e le relazioni, hanno inciso in modo radicale sul trattamento retributivo del personale, creando di fatto una differenziazione salariale a parità di grado e di mansioni; le varie iniziative formative rappresenterebbero una concreta testimonianza del forte impegno dell'azienda in direzione della crescita professionale e del sostegno alla motivazione delle risorse, nel contempo realizzano l'obiettivo comune della piena valorizzazione del qualificato capitale umano a disposizione della Banca; tra i vari progetti, dal 2002 è attivo quello "itinerari di sviluppo per coadiutori", finalizzato ad accompagnare, attraverso un articolato programma di crescita professionale, l'inserimento delle giovani risorse in una realtà aziendale caratterizzata da elevata complessità operativa e accentuata specializzazione funzionale; tale iniziativa, pur rappresentando una concreta testimonianza del forte impegno dell'azienda in direzione della crescita professionale e del sostegno alla motivazione delle risorse, a parità di grado e requisiti professionali, costituisce una forte discriminazione anagrafica nei confronti di quei coadiutori con una decorrenza giuridica anteriore al 1° gennaio 2000 per gli elementi assunti dall'esterno e al 1° gennaio 2001 per i dipendenti provenienti dalle selezioni interne; il requisito dell'età anagrafica non superiore a 40 anni rilevata alla data di decorrenza del grado costituisce un elemento di forte discriminazione, allorché, in relazione ad un allungamento dell'età pensionabile, auspicato, peraltro, anche ultimamente, si rende necessaria una maggiore permanenza all'interno dell'Istituto; la formazione sostanzialmente - diritto/dovere del lavoratore - è stata relegata a leva gestionale di natura discrezionale che accentua le discriminazioni funzionali ed anagrafiche e determina una differenziazione salariale in relazione, in particolare, agli strumenti didattici utilizzati (formazione accentrata, decentrata, stage, missioni operative, Sadiba, partecipazione a gruppi ispettivi e/o di lavoro, eccetera) che prevedono il riconoscimento di lauti trattamenti economici (diarie, contributi, indennità, eccetera) che vanno ad aggiungersi allo stipendio; la formazione di gruppi a livello di area ovvero precedentemente a livello circoscrizionale è sempre avvenuta in modo discrezionale, la partecipazione programmata a livello locale secondo il grado di appartenenza. Il vero problema di fondo è che tali attività svolte all'esterno dell'azienda comportano lauti trattamenti economici (diarie, contributi, indennità eccetera) riparametrati, peraltro, allo stipendio del capo missione di grado superiore; di fatto i rappresentanti dell'istituzione, nella discrezionalità più assoluta, decidono chi ha diritto ad una maggiore retribuzione; dinanzi a tale evidente discriminazione salariale sarebbe auspicio, in una vera logica di contenimento dei costi, riconoscere le sole spese sostenute per la missione (spese di alloggio e di viaggio) in quanto la funzione svolta già prevede un trattamento retributivo, il dipendente svolge la sua attività fuori dall'unità di appartenenza e sembra eccessivo che venga retribuito due volte; appare disdicevole, infine, che in costanza di trattamento economico di trasferimento (diarie, contributi, indennità eccetera) il personale interessato partecipi a gruppi ispettivi e benefici anche di trattamento di missione per ispezione, in sostanza il dipendente beneficia di retribuzione, indennità di trasferimento nonché di indennità di missione per ispezione nello stesso periodo lavorativo; la riorganizzazione territoriale ha creato carenze di personale presso alcune realtà e eccessi presso altre, per sovvenire a tali carenze vengono disposte continue missioni operative, un vero e proprio pellegrinaggio ovvero transumanza di risorse sulla base di valutazioni discrezionali che alimentano ancora una volta il differenziale salariale in relazione al riconoscimento di maggiori voci retribuite (diarie, contributi, eccetera); appare discriminatorio, peraltro, che, in costanza di trattamento economico di trasferimento - a seguito della riorganizzazione territoriale - parte del personale continui a beneficiare di missioni operative a livello di nuove aree ovvero presso l'amministrazione centrale per interventi formativi in materia di riorientamento professionale ovvero di inserimento; appare, inoltre, di difficile comprensione la strategia aziendale che soggiace all'adozione di provvedimenti di distaccamento di personale presso Servizi dell'amministrazione centrale, in attesa di future collocazioni funzionali, e poi richiede personale in missione presso strutture periferiche per carenze di personale; l'istituto del trasferimento rappresenta uno strumento gestionale di importanza cruciale per qualsiasi azienda, in particolare rappresenta il veicolo necessario per coniugare e soddisfare legittime aspirazioni del personale nonché assicurare il corretto e continuo funzionamento dell'azienda. Trasferimento a domanda o a seguito di aspirazioni sembra parlare della medesima funzione, due facce della medesima medaglia; la differenza rimane sostanziale da un punto di vista economico, in quanto il trasferimento a domanda non comporta alcun trattamento economico a favore del dipendente, mentre quello secondo le aspirazioni - provvedimento adottato in modo discrezionale - comporta un lauto trattamento economico (cosiddetto trattamento di trasferimento oltre ai vari benefit). appare, pertanto, discriminatorio il riconoscimento di un trattamento economico di trasferimento (diarie, contributi, indennità, benefit, eccetera) in presenza di un medesimo fondamento, quello di soddisfare legittime aspirazioni personali; tutte queste voci (formazione, ispezioni, missioni, trasferimenti, incarichi vari, promozioni ed avanzamenti eccetera), sostanzialmente, frutto di valutazioni discrezionali soggettive, rappresentano, a favore di una parte esclusiva del personale, delle variabili economico-retributive che alimentano in modo ingiustificato ed eccessivo il divario salariale a parità di grado e di funzioni; la discrezionalità può rappresentare un adeguato strumento gestionale delle risorse, utile se frutto di valutazioni collegiali funzionali, discriminante se parziale e soggettiva - fondata sul decisionismo individuale di tipo gerarchico che privilegia l'appartenenza e le relazioni anziché il merito - marginalizzante per coloro che rifiutano logiche di cameratismo nonché di forte differenziazione salariale impropria e ingiustificata; in particolare i 653 dirigenti ed i 1.450 funzionari beneficiano di altre voci variabili oltre allo stipendio che sostanzialmente creano la suddetta enorme differenza salariale nelle altre categorie: a) missioni per formazione 200 euro al dì, da due giorni a 3 settimane e più in un anno; b) missioni per ispezioni 200 euro al dì, per almeno tre mesi e più in un anno; c) trasferimenti in disponibilità con opzione di rientro dopo due anni 200 euro al dì per 200 giorni oltre contributo affitto per cinque anni pari a 7.000 euro l'anno, contributo trasferimento 15 per cento stipendio, trasloco masserizie a seconda della distanza da 5.000 a 20.000 euro); d) trasferimenti per promozione a seguito di concorso discrezionale interno (prove esaminate da commissioni interne formate esclusivamente da dirigenti; nella maggior parte, per quanto sottaciuto, vengono privilegiate le relazioni e l'appartenenza), come sopra per i trasferimenti in disponibilità; e) trasferimenti a seguito di chiusura filiali, 200 euro al dì per 240 diarie oltre a tutto quanto sopra previsto per gli altri trasferimenti; f) trasferimenti d'ufficio presso l'amministrazione centrale, di tipo discrezionale; l'amministrazione individuerebbe sindacalisti che avrebbero contribuito ad orientare le organizzazioni sindacali di appartenenza per la decisione politica di chiusura delle filiali: dopo l'operazione ben riuscita sarebbero passati all'incasso dell'assegno di promozione e di trasferimento ovviamente ben remunerati. L'amministrazione prima ha provveduto a promuoverli con trasferimento pagando il biglietto di andata, si fa per dire (150.000 euro totale di un trasferimento), poi ha pagato il biglietto di ritorno (medesimo trattamento retributivo); dalle segnalazioni viene alla luce un sistema di rappresentanza sindacale interno rappresentato da sindacati corporativi di casta ma soprattutto con referenti sindacali legati alla casta e con segretari nazionali che da più di trenta anni governano alcune organizzazioni sindacali presenti in Banca d'Italia; dalle segnalazioni risulterebbe, inoltre, che si stia attuando un'altra ristrutturazione delle filiali di Banca d'Italia in seguito alla quale, per incentivare l'esodo dei dipendenti, si daranno ai dirigenti per buona uscita oltre 400.000 euro, corrispondenti a oltre 6 anni di pensione anticipata; da un articolo pubblicato sul quotidiano "La Repubblica" il 16 dicembre 2005 di Giovanni Pons, "Il Natale ricco di Via Nazionale, da Lodi doni per dirigenti e funzionari", si apprende delle regalie elargite dai banchieri ai funzionari dei Banca d'Italia. Alla signora Maria Antonietta Bianchi, persona di fiducia del governatore, viene fatto pervenire un set di borse da viaggio Prada e un volume di ricette, mentre alla moglie di Umberto Proia, il capo del team ispettivo che era entrato nella Popolare di Lodi nel 2001, spetta il portamonete Cartier. E la munificenza cresce per altri due funzionari chiave: il vice direttore della Banca d'Italia di Milano, Anna Maria Ceppi, che dal 1979 in poi è passata per la vicedirezione della sede di Genova e per la direzione di Vercelli e di Alessandria. Per la Ceppi dal 1997 in poi, la regalistica registra un salto di qualità: un bracciale Pomellato (1999), una sveglia di Cartier (2000), una borsa di Cartier (2001), un centrotavola in argento Buccellati (2002) e una borsa da viaggio Prada (2003). Trattamento simile a quello riservato ad Anna Maria Tarantola, oggi direttore della filiale di Brescia della Banca d'Italia e in precedenza direttore a Varese e a Milano. Anche in questo caso le regalie crescono con l'arrivo di Fiorani al vertice della banca lodigiana, e cioè dal 1999, anno in cui il ragioniere della Bassa invia a Tarantola un bracciale Tiffany. L'anno successivo cambia la marca (Pomellato al posto di Tiffany) ma non l'oggetto (braccialetto) mentre nel 2001 si passa a un orologio donna fondo nero Cartier, si chiede di sapere se risulti al Governo che la prassi di ricevere regalie varie dai banchieri sia tuttora vigente in Banca d'Italia e se ciò non sia disdicevole e condizionante per funzionari e dirigenti strapagati i quali, per assolvere al proprio dovere di oggettività di giudizio, dovrebbero evitarle; se il Governo sia a conoscenza del motivo per cui la consolidata regola, giuridico-organizzativa, vigente in Banca d'Italia è stata così vistosamente disattesa nella incomprensibile sostituzione, del dottor Giuseppe Boccuzzi che, seppur coinvolto nel caso "Delta San Marino", sembra aver assunto la funzione di capro-espiatorio rispetto ad altissimi dirigenti e, inoltre, è stato (ed è ancora) inutilizzato comportando elevati ed ingiustificati costi per la collettività; se sia a conoscenza dell'evidente conflitto di interessi che viene così vistosamente disatteso nell'organizzazione amministrativa della Banca d'Italia; se non ritenga il Governo che in un momento di grave crisi finanziaria, dove la rivendicazione di un salario fisso, da ultimo riconosciuto, da parte di importanti esponenti del Governo, come valore di stabilità sociale, sarebbe buona cosa tagliare i veri costi del sistema, rendere più sobrio ovvero contenuto il trattamento retributivo di una parte esclusiva del personale, in concomitanza anche con la riorganizzazione aziendale, che beneficia, oltre ad un adeguato stipendio, di lauti trattamenti extra-retribuzione, in molti casi cumulabili nel medesimo periodo, (gratifiche, indennità, diarie per trasferimento, missioni e ispezioni, nonché vari benefit eccetera) in nome della discrezionalità; se il descritto sistema-clientelare e di co-gestione, non possa avere effetti nefasti sul merito, mortificando così quei lavoratori più capaci e meritevoli che, non appartenendo alle varie cordate emanazione del direttorio, non sembrano trovare sbocchi professionali frutto di preparazione, studio e competenza; se non ritenga inoltre il Governo che creare delle forti differenziazioni salariali all'interno di un'azienda come la Banca d'Italia significa aumentare un ingiustificato divario sociale all'interno ma soprattutto all'esterno, in particolare nei confronti di quei lavoratori (precari e non) più che adeguatamente scolarizzati e portatori certamente di un patrimonio culturale ed umano di elevata professionalità costretti a salire sui tetti per rivendicare il loro diritto alla retribuzione; quali misure urgenti intenda promuovere, anche con il sistema di una indagine conoscitiva in particolare sul sistema retributivo, diarie, trasferte, promozioni, ispezioni ed appannaggi vari, per restituire alla Banca d'Italia, che sembra apparire come un santuario intoccabile, quella trasparenza che è la migliore tutela di legalità e meritocrazia; se sia a conoscenza di quante siano state le assunzioni di parenti, congiunti e conoscenti degli ispettori della Banca d'Italia nelle banche e nelle casse vigilate che hanno ricevuto ispezioni.

09/07/2010

Documento n.8662

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