LA BANCA VINCE SEMPRE ! PER GLI INVESTIMENTI SUGGERISCONO POLIZZE ED OBBLIGAIZONI (A RISCHIO) CHE COSTANO DI PIU' E RENDONO MENO !

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LA BANCA VINCE SEMPRE – “PANORAMA” FA FINTA DI DOVER INVESTIRE IN MODO TRANQUILLO 250MILA € IN 5 ANNI IN 6 BANCHE: INTESA, UNICREDIT, BNL, MPS, BCC E LEGNANO – ESPERTI NORISK: HANNO SUGGERITO POLIZZE E OBBLIGAZIONI CHE RENDONO MENO E COSTANO DI PIÙ… DANIELA FABBRI PER "PANORAMA" Lamberto Cardia, presidente della Consob, i suoi polli (ovvero i banchieri) li conosce bene. E quando la scorsa settimana ha scandito, nel corso della annuale relazione della commissione, che «senza trasparenza e correttezza non c'è fiducia, e senza fiducia non c'è stabilità», in parecchi hanno mugugnato. Anche perché Cardia non si è limitato a una generica ramanzina, ha bacchettato le banche che con troppa disinvoltura riempiono il portafoglio dei risparmiatori con le loro obbligazioni. Spesso non trattate sui mercati regolamentati e quasi sempre prive di liquidità. Con il risultato che se l'investitore decide di vendere questi titoli prima della scadenza la prospettiva di un salasso è pressoché sicura. Certo, per i risparmiatori non è un periodo facile. I fondi d'investimento annaspano. Il mercato azionario oscilla fra la voglia di ripresa e le incertezze dovute alla crisi economica. Mentre i titoli di stato, che in passato rappresentavano un porto sicuro in fasi come questa, hanno rendimenti in costante picchiata che nel caso dei Bot ormai si avvicinano allo zero. Quanto alle banche, dopo l'ammonimento di Cardia Panorama ha fatto una sorta di prova sul campo. Chi scrive ha bussato alla porta di svariate filiali di istituti grandi e piccoli chiedendo consigli su come investire un tesoretto (virtuale) di 250 mila euro. Poi i suggerimenti forniti dalle banche sono stati girati a Carlo Mazzola, presidente della NoRisk, società indipendente di analisi finanziaria, per una loro valutazione. Il risultato? Sconfortante. La scarsa trasparenza lamentata dal presidente della Consob è una costante. Ma non è l'unico guaio. Le informazioni su costi e commissioni, per esempio, non consentono quasi mai di avere un quadro esatto delle spese. Sulle caratteristiche dei prodotti finanziari proposti, e il loro grado di reale rischiosità, la reticenza costituisce la norma. Solo alcune banche hanno fornito, dietro esplicita richiesta, i prospetti scritti dei vari prodotti. In qualche caso hanno dato addirittura informazioni false.La cronista che ha indossato la maschera dell'investitore sprovveduto alle banche ha chiesto poche cose: la difesa del patrimonio e la possibilità di un modesto guadagno. Garantendo che l'investimento sarebbe stato di durata mediolunga: almeno 5 anni. Ecco che cosa è stato proposto. Alla filiale dell'Intesa Sanpaolo il consulente appare affabile. E per prima cosa consiglia vivamente di sottoscrivere una polizza Intesa vita valore: il rendimento minimo garantito è pari all'1,50 per cento, dopo il primo anno se si decide di uscire «il capitale è garantito». Peccato che la commissione d'ingresso alla polizza sia pari proprio all'1,50 per cento di «rendimento garantito». E che il capitale non sia «garantito» affatto. Nel prospetto, che il bancario non consegna, è scritto: «In caso di riscatto il contraente è esposto al rischio di ottenere un importo inferiore ai premi versati». Altre possibilità? Obbligazioni della banca con rendimenti che variano dall'1,71 al 3,4 per cento, a seconda della durata (2 anni nel primo caso, 10 nel secondo). E poi c'è un'«occasione da non perdere»: un'obbligazione (sempre emessa dalla casa) della durata di 6 anni il cui rendimento «è legato all'andamento del settore oil & gas dell'indice Dow Jones, quello della borsa di New York».Un po' troppo settoriale, si direbbe. L'offerta di polizze vita e obbligazioni della casa è una costante che si ripeterà in tutte le banche interpellate. Mentre nessuna consiglierà i titoli di stato. Eppure, a ben guardare, i Btp a 5 anni (la durata del teorico investimento) offrono un rendimento lordo pari al 3,2 per cento (2,8 netto): superiore a quello delle obbligazioni bancarie che vengono proposte.E questo, come ha sottolineato Cardia, è un bel paradosso. Il rendimento delle obbligazioni è (dovrebbe essere) direttamente proporzionale al loro grado di rischio. In questo caso avviene il contrario. Con un duplice vantaggio per la banca: da un lato si finanzia a basso costo, dall'altro incassa pingui commissioni.Se all'Intesa Sanpaolo il consiglio era di scegliere prodotti con scadenza a lungo termine, allo sportello della Banca di Legnano l'indicazione è opposta: «Solo breve o brevissimo termine». E allora meglio certificati di deposito con scadenza a 11 mesi (rendimento 1,2 per cento lordo) oppure obbligazioni della casa a 2 anni, «perché comunque i tassi scenderanno».Ma non si potrebbe trovare qualcosa d'altro? «Eh» sospira la funzionaria «certamente si può. Però attenzione: per i nostri prodotti la gestione costa 10 euro a trimestre, se si pesca all'esterno si può arrivare anche a 100 euro». Meglio pensarci bene.E del resto è meglio meditare anche prima di sottoscrivere il fondo monetario che viene proposto come alternativa: il rischio è pressoché inesistente, sostiene la banca (ma non è affatto vero). E il «rendimento potrebbe arrivare al 3 per cento» (cosa che la NoRisk ritiene probabile quanto un miracolo).Alla Banca nazionale del lavoro, gruppo della francese Bnp-Paribas, la musica non cambia: polizze e obbligazioni della casa. Ma anche «certificati» legati all'andamento delle azioni dell'Eni della durata di 2 anni e 3 mesi. E se il titolo va male in borsa? «Per il primo anno c'è una cedola fissa, garantita, pari al 5 per cento». E poi? Poi il funzionario parla d'altro illustrando i vantaggi del loro fondo di liquidità. Peccato che renda (a parole) appena il 2 per cento, lordo beninteso.Se alla Bnl suggeriscono un portafoglio sbilanciato verso la liquidità, alla piccola Banca di credito cooperativo nel Milanese fanno l'errore speculare, consigliando un'asset allocation troppo aggressiva, con un peso dell'azionario incompatibile con le esigenze prospettate (prima di tutto: difesa del capitale).E tuttavia la piccola Bcc, nelle sue proposte, appare per certi versi meno provinciale di molti colossi creditizi: per esempio consiglia fondi d'investimento non della casa, come l'Azimut, e anche esteri, come l'austriaco Raffaisen.La prova sul campo di Panorama si è conclusa visitando due filiali, una del Monte dei Paschi di Siena e l'altra dell'Unicredit. Il funzionario dell'Mps propone, fra l'altro, di investire 100 mila euro in un conto online dedicato ai nuovi clienti, rendimento pari al 2,60 per cento fino a dicembre, «poi si vedrà». E almeno 50 mila euro nelle immancabili obbligazioni della casa. Peccato che il rendimento del deposito online sia inferiore a quello che si può trovare sul mercato. E lo stesso vale per le obbligazioni.All'Unicredit viene caldeggiata la sottoscrizione della polizza Unicredit plus (senza avvertire, rileva la NoRisk, che se liquidata in anticipo non garantirà l'incasso minimo previsto) e l'acquisto di obbligazioni (della stessa banca ovviamente) con scadenza 2014 e rendimento del 3,5 per cento. Un affare? No, assicura la NoRisk, perché sul mercato ci sono titoli con la stessa scadenza con rendimenti nettamente superiori. Che qualcuno comunque ci guadagni è fuori di dubbio. Ma non è il risparmiatore, è la banca.

24/07/2009

Documento n.8086

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