IL PATTO DI FERRAGOSTO TRA GERONZI E CALTA-LEONE PER LA CONQUISTA DELLE GENERALI - ”TU, CARO CESARE, VAI A TRIESTE ...

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IL PATTO DI FERRAGOSTO TRA GERONZI E CALTA-LEONE PER LA CONQUISTA DELLE GENERALI - ”TU, CARO CESARE, VAI A TRIESTE CON IL MIO 3,58% E IL 14,4% DELLA TUA MEDIOBANCA, E NON CREDO CHE GLI ALTRI AZIONISTI DE AGOSTINI, DEL VECCHIO E BENETTON ABBIANO LA FORZA E LA VOGLIA DI ROMPERTI I COGLIONI. PERò, BUSINESS IS BUSINESS, ED è PER QUESTO CHE NON TI NASCONDO IL MIO DESIDERIO DI DIVENTARE VICEPRESIDENTE DELLA COMPAGNIA...” tratto da www.dagospia.it Gli ultimi operai della Fiat che consumano la cassa integrazione sulla spiaggia di Imperia, giurano che era lui, Francesco Gaetano Caltagirone, ma hanno preso un abbaglio.In realta' quello che ieri insieme a Fedele Confalonieri e al ministro dell'aeroporto di Albenga Claudio Scajola, ha inaugurato il nuovo molo nella citta' ligure, non era il re del cemento e dell'editoria bensi' Francesco Bellavista Caltagirone, l'immobiliarista che, oltre a far parte del salotto Angiolillo e della cordata dell'Alitalia, e' entrato insieme ad altre imprese nella costruzione dell'approdo turistico. Di Francesco Gaetano si sono perse le tracce e nessuno e' in grado di dire dove abbia trascorso la sua vacanza con la giovane compagna ucraina sul lussuoso gommone che insieme ai quadri, agli arazzi e alle monete greco-romane fanno parte della sua ricchezza. Il 66enne imprenditore romano che si e' buttato alle spalle la fama di "palazzinaro", ha fama di uomo che sfugge alla mondanita' con la stessa astuzia con cui evita le avventure industriali poco redditizie. E' questa la ragione per cui quando gli hanno parlato di Telecom piuttosto che di Alitalia e RCS, Francolino (come lo chiamano i rarissimi amici) ha staccato i telefoni del suo ufficio di via Barberini, e ha ripetuto a se stesso le parole del nonno che a Palermo mise i primi mattoni dell'impero. "Il successo non e' un furto, il profitto non e' peccato, il parassitismo e l'assistenzialismo immeritato sono i veri peccati". Con questa filosofia il Calta si e' mosso negli ultimo anni costruendo la sua fortuna. E sono questi gli ideali che ispirano le attivita' di Azzurra, Francesco e Alessandro, i tre figli impegnati ad emulare Calta-papà. Sulle spalle di Azzurra, che deve badare alle mosse fin troppo democristiane di PierFurby Casini, appoggia l'editoria. A Francesco Junior e' stata messa in grembo la Cementir, comprata nel 92 dall'IRI, un'azienda che in questi giorni sta facendo faville in Borsa per le voci sull'acquisto di una societa' in Germania. Il giovane erede e' stato visto a Cortina con la moglie in dolce attesa di un secondo figlio che andra' ad allietare Calta-nonno. Poi c'e' Alessandro, 40 anni, amministratore della Vianini che si e' sposato a luglio durante una cerimonia nella quale perfino quel demonio di Umberto Pizzi e' riuscito a sparare i suoi flash. Il Calta puo' dirsi contento di questo assetto familiare che gestisce sotto il suo comando i giornali, le costruzioni e gli immobili, ma poiche' appartiene alla categoria degli "animal spirit", cioe' degli imprenditori-innovatori, ha capito che e' arrivato il momento di diversificare le sue attivita'. La scoperta non e' recente, ma negli ultimi anni lo ha portato a mettere le mani su Montepaschi dove e' vicepresidente, ACEA e su Generali il gruppo assicurativo di Trieste guidata dal vecchio Bernheim. Nessuno l'ha visto nel caldo di agosto, ma il Calta c'era e si muoveva come dimostrano i suoi acquisti in Borsa per 20 milioni di euro che gli consentono di giocare da protagonista nella battaglia di primavera per la presidenza del Leone di Trieste. Infatti, come spiega oggi il Sole 24 Ore, il suo 2% insieme all'1,58% di azioni MontePaschi aumentera' la potenza di fuoco per un ribaltone piu' forte della bora. Nessuno l'ha visto, ma c'e' chi giura che Francesco, Franco o Francolino abbia stretto sotto un torrido sole un patto ben preciso con Cesarone Geronzi, il presidente di Mediobanca che vuole coronare la sua carriera riportando a nuova gloria la Compagnia fondata a Trieste nel 1831 e oggi imbalsamata da un management inerte. "Il patto di ferragosto" tra il Calta e Geronzi risponde a piu' esigenze perche' se e' vero che rappresenta un pilastro di cemento politico per il banchiere di Marino, e' la chiave di volta che consente al Calta di accentuare in modo profittevole la diversificazione del suo impero industriale. E come in tutti i patti ci sono le contropartite che si cominciano a intravedere. Detto in parole povere, il discorso che i due big possono aver fatto il giorno dopo ferragosto, quando a sorpresa Geronzi e' rientrato a Roma nell'ufficio di Mediobanca a piazza di Spagna, suona pressappoco cosi': "tu, caro Cesare, vai a Trieste con il mio 3,58% di azioni e il 14,4% della tua Mediobanca, e non credo che gli altri azionisti come De Agostini, Del Vecchio e Benetton abbiano la forza e la voglia di romperti i coglioni. Pero': business is business, ed e' per questo che non ti nascondo il mio desiderio di diventare vicepresidente della Compagnia. Per quanto riguarda la sorte dei due "ragazzi", Perissinotto e Balbinot, vedi tu se e' il caso di fargli lo shampoo come hai fatto a Piazzetta Cuccia con Nagel e Pagliaro. La cosa non mi interessa, mentre mi interessa molto, anzi moltissimo, avere via libera anche sull'ACEA dove ho piazzato quei due scudieri di Cremonesi e Staderini. La tua Mediobanca, che di comune intesa abbiamo scelto come advisor per ACEA, mi deve aiutare a sistemare la partita con i francesi". Nessuno l'ha visto e forse queste parole il Calta non le ha mai pronunciate, ma il patto di ferragosto tra il padre-padrone e il banchiere figlio di un ferroviere, si puo' leggere e scrivere in questi termini.

26/08/2009

Documento n.8141

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