I ROSSORI DI LETIZIA-GLI IMBARAZZI DELLA GIUNTA MORATTI. I RETROSCENA DEL FALLIMENTO DELLA SOCIETA' ZINCAR:

in Articoli e studi
I ROSSORI DI LETIZIA – GLI IMBARAZZI DELLA GIUNTA MORATTI PER I RETROSCENA DEL FALLIMENTO DELLA SOCIETA' ZINCAR: Conflitti di interessi, Società fantasma, Consulenze d'oro, E un presidente con frequentazioni sospette…Tratto da www.dagospia.it Vittorio Malagutti per "L'espresso" La gru è immobile. Di operai nemmeno l'ombra. 'Fine lavori 4 maggio 2009' si legge sul cancello d'ingresso del cantiere deserto. Ma del grande Centro per la sicurezza urbana (Csu), annunciato in pompa magna già tre anni fa dalla giunta di Letizia Moratti, si vedono i muri e poco di più. "L'edificio supermoderno realizzato con materiale all'avanguardia e dotato di auditorium" ha l'aria triste di uno scatolone di cemento vuoto. Siamo a Milano, estrema periferia Nord, dalle parti di Quarto Oggiaro, uno dei quartieri più degradati della metropoli lombarda. Il sogno infranto dell'amministrazione cittadina porta il marchio della Zincar, una società a controllo comunale dichiarata fallita a fine maggio. Al momento non si sa bene se e quando il Centro per la sicurezza urbana verrà inaugurato, se davvero Milano avrà una struttura dedicata all'educazione stradale. L'Edilt, l'azienda pugliese che doveva costruirla, non viene pagata da mesi. Reclama 3 milioni su un appalto di circa 6 milioni. Ma c'è di più. E di peggio. Perché nel giro di pochi anni la Zincar, nata per investire nelle energie alternative e nella mobilità sostenibile, ha dilapidato almeno una ventina di milioni. Soldi inghiottiti da una spirale di affari in perdita, iniziative sballate, consulenze agli amici degli amici. Qualche esempio, giusto per dare un'idea. Il consigliere comunale Vincenzo Giudice (Pdl, ramo Forza Italia), viene nominato presidente di Zincar dalla giunta Moratti nel maggio 2007. Tre mesi dopo Giudice si scopre un'improvvisa vocazione per i 'prodotti correlati alla mobilità sostenibile'. Così recita l'oggetto sociale della Socit, uno studio d'ingegneria costituito a Brindisi nell'agosto 2007. L'amministratore unico è proprio lui, Giudice, il forzista milanese. Di chi è la Socit? Mistero: il capitale fa capo a due fiduciarie. In compenso si sa che Socit ha sede allo stesso indirizzo di Brindisi dove è domiciliato il Consorzio mobilità sostenibile a cui partecipa, guarda caso, proprio la Zincar. Nuova coincidenza: tra i soci del consorzio spunta anche la Tai, una ditta di Milano. Chi c'è dietro? Sorpresa: una quota della Tai appartiene al direttore generale di Zincar, Francesco Baldanzi. Per l'occasione l'attivissimo Baldanzi ha pensato bene di mettersi in società nella Tai con Calogero Casilli, che oltre a essere originario di Brindisi (sarà un caso?), ha ottenuto contratti di consulenza per decine di migliaia di euro dalla Zincar guidata da Giudice e Baldanzi. Casilli è un berlusconiano convinto: ha fatto parte anche del dipartimento Trasporti di Forza Italia. Non è finita. Perché tra i soci di Tai trova posto anche Mario Grippa, che lavorava alla direzione mobilità e ambiente del Comune di Milano e in questa veste ha avuto spesso a che fare con Zincar. Insomma, un'allegra brigata di politici, dirigenti pubblici e consulenti: tutti insieme a caccia di affari. Nota di colore: Grippa risiede a Verbania, sul Lago Maggiore. E negli anni scorsi Zincar ha sponsorizzato, versando migliaia di euro, mostre ed eventi organizzati proprio nella cittadina piemontese. E la puntata a Brindisi? Soldi buttati anche lì. Almeno 50 mila euro in un consorzio che non è mai partito. Niente paura: finché il Comune di Milano pompa soldi nelle casse dell'azienda ce n'è per tutti. Serve un consulente per l'immagine? Pronti. Tra tutti quelli disponibili su piazza Zincar all'inizio del 2007 sceglie la Poliarkes, una società che ha cominciato a lavorare pochi giorni prima. Poliarkes risulta amministrata da un commercialista. Mistero sugli azionisti, che si celano dietro il paravento di una fiduciaria. Si sa benissimo, invece, chi controlla la AP&B, un'altra società di comunicazione reclutata (e pagata) da Zincar. L'azionista principale è Massimo Bernardo, fratello di Maurizio, deputato Pdl eletto a Milano. L'azienda presieduta da Giudice aveva bisogno di un esperto in materia di privacy e legge 231, quella sulla responsabilità penale delle aziende. In materia, sulla piazza milanese ci sono decine di professionisti qualificati. Niente da fare. Nel giugno 2008 Zincar sceglie Fabio Ghioni, già capo del Tiger Team che lavorò per la famigerata security di Telecom ai tempi di Giuliano Tavaroli. Ghioni, quando riceve la proposta di consulenza, era già stato arrestato un paio di volte e si trovava sotto inchiesta penale proprio per le sue incursioni informatiche. Va segnalato un altro fatto, che forse è solo una coincidenza sfortunata. O forse no. Nel consiglio di Zincar (tre posti in tutto) sedeva Giannicola Rocca, un avvocato originario di Cosenza, anche lui vicino al centrodestra. Ebbene, Rocca ha collaborato a lungo con il suo amico e concittadino Marcello Gualtieri, un commercialista finito in carcere tre anni fa con l'accusa di aver costruito la rete di società ombra nei paradisi fiscali che servivano, secondo i magistrati, a nascondere i soldi della banda di Tavaroli. La stessa banda per cui lavorava Ghioni, destinato di lì a poco a diventare consulente della Zincar amministrata da Rocca, l'amico di Gualtieri. La giostra delle consulenze gira a pieno ritmo per anni. Nessuno, a quanto pare, si accorge di nulla. Non fa una piega la giunta Moratti e nemmeno l'A2A, l'azienda energetica milanese (ex Aem) che possiede il 30 per cento del capitale di Zincar dopo esserne stata l'azionista di controllo fino al luglio 2005. Nell'autunno scorso il fiume dei soldi facili comincia a inaridirsi. Si allunga la lista dei fornitori insoddisfatti. Le banche chiudono la porta. Giudice e Rocca, sull'orlo del baratro, non trovano di meglio che litigare tra loro. A novembre, finalmente, interviene anche il sindaco Moratti, che tenta di salvarsi in corner con una liquidazione in bonis affidata ad Angelo Provasoli (già rettore dell'università Bocconi) e Angelo Casò. Basta poco per scoprire, dice la relazione dei liquidatori, "comportamenti che non paiono informati al rispetto degli interessi della società". Capita che Zincar riceva finanziamenti pubblici per un determinato importo e poi si impegni a pagare appalti per somme di molto superiori. Un disastro. A fine maggio un'istanza di fallimento presentata dalla Edilt (quella del Centro di sicurezza urbana) innesca il crack. Il Comune rischia grosso. E non solo perché è esposto di una ventina di milioni verso la sua controllata. La giunta Moratti è stata appena sanzionata dalla Corte dei conti per le consulenze d'oro distribuite dal sindaco e ora potrebbe tornare sul banco degli imputati anche per Zincar. L'intervento dei magistrati pare inevitabile. Verranno passate al setaccio le delibere firmate dai vertici della società. Cioè il direttore generale Baldanzi e il presidente Giudice. Il quale, proprio mentre stava per esplodere la grana Zincar, è incappato in un'altra disavventura. A settembre 2008 i giornali, citando un'inchiesta della Procura di Varese, raccontano di un suo incontro con Giovanni Cinque, un uomo delle cosche, descritto come legato agli Arena di Isola di Capo Rizzuto, una delle più potenti famiglie di 'ndrangheta. A Milano la torta dell'Expo 2015 fa gola anche alla criminalità organizzata, del resto già insediata da tempo in città. Da qui nuove indagini e controlli. In consiglio comunale, però, la maggioranza di centrodestra ha bocciato l'istituzione di una commissione d'inchiesta sulle infiltrazioni mafiose. Anche Giudice, tirato in ballo, nega tutto. Smentisce indignato ogni contatto con gli uomini dei clan. E l'indagine della magistratura, bruciata dalla fuga di notizie, sfuma. Dopo qualche settimana finisce nel peggiore dei modi anche l'avventura di Giudice alla Zincar. Poco male. A dicembre l'azienda della Metropolitana Milanese, che fa capo al Comune, lo ha nominato presidente della controllata Metro engineering. Un premio?

12/06/2009

Documento n.7976

Sostieni i consumatori, sostieni ADUSBEF!

Puoi sostenere ADUSBEF anche attraverso il 5 x 1000: in fase di dichiarazione, indica il codice fiscale 03638881007

Informativa sull'uso dei Cookies

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.OK