I Furbetti del quartierino. IL GRANDE SCALATORE

in Articoli e studi
Continuiamo a pubblicare alcune anticipazioni del libro: “I Furbetti del quartierino”. La difesa del governatore di Bankitalia Antonio Fazio sulla sua estraneità al “sistema Fiorani” fatta di illegalità, per dare la scalata alle banche,stride con alcuni documenti ufficiali della divisione emittenti della Consob,inviati alla Banca d’Italia. Come il caso scandaloso della scalata alla Popolare di Crema…. (pagg.109-110). I furbetti del quartierino libro inchiesta scritto da: Michele Gambino Elio Lannutti Dalla razza padrona, alla razza mattona – Come e perché Bankitalia finì nella polvere. La vera storia di uno scandalo italiano raccontata da chi per primo ha avuto il coraggio di denunciarla. Editori Riuniti, pag. 167 - Euro 12, in tutte le librerie dal 27 novembre 2005 IL GRANDE SCALATORE In una relazione della divisione emittenti ed ufficio Opa della Consob (Commissione Nazionale per le Società e la Borsa) firmata dal responsabile Giuseppe Cannizzaro,datata 4 luglio 2002 e spedita anche alla Banca d’Italia, viene delineato il singolare metodo adottato dal ragionier Giampiero Fiorani per conquistare le banche. Nel mirino della Consob la scalata alla Banca Popolare di Crema mediante l’acquisizione del 51 per cento del capitale sociale prima di promuovere,nell’ottobre 2000,un’offerta pubblica di acquisto e scambio (OPAS),avente ad oggetto la totalità del capitale sociale dello stesso istituto lombardo. Lo schema è molto simile a quello che sarebbe stato utilizzato più tardi per tentare di acquisire Antonveneta: elargire cospicui finanziamenti ad un gruppo selezionato e fedele disposto ad acquistare le quote azionarie. Nel caso di Crema la Consob si era mossa sulla base di quattro esposti: il primo della società Kralica Mira,domiciliata a Montecarlo,che il 28 maggio 2002 aveva denunciato come il mancato intervento da parte degli organi di vigilanza avesse favorito la definitiva sparizione, a danno dei piccoli soci, di almeno 216 miliardi di lire, impedendo il recupero dei dividendi parcheggiati in Svizzera”. Il secondo esposto era firmato da un cliente palermitano della Banca Mercantile Italiana SPA (BMI). Il cliente denunciava di essere stato ”invitato a sottoscrivere ingenti quantitativi di azioni BPL,su consiglio del direttore della propria agenzia,nonché di essere venuto a conoscenza che la BMI e la BPL,davano fidi per svariati miliardi a clientela privilegiata, finalizzata all’acquisto di azioni Lodi, senza alcuna garanzia, a buone condizioni e solo con il pegno dei titoli dopo l’acquisto fatto con il fido concesso. Secondo l’esponente, le operazioni miravano a far lucrare notevoli guadagni a quei clienti privilegiati che rivendevano le azioni BPL ad un prezzo più elevato. Prezzo elevato al quale, invece, venivano fatte sottoscrivere le azioni acquistate dai piccoli investitori,che subivano altrettanto notevoli perdite a causa dei prezzi sensibilmente più bassi che le azioni facevano poi registrare. Il terzo esposto, datato 11 giugno 2002 e inviato dal Libero Comitato Soci della BPL, fa riferimento ad una precedente denuncia inviata alla Banca d’Italia il 22 novembre 2001. Nel documento si contestava lo spregiudicato comportamento di Fiorani e di alcuni suoi compagni di cordata, sempre a danno dei soci e a vantaggio di pochi, e si segnalava che il consiglio, il comitato esecutivo, il comitato di controllo e il collegio sindacale della BPL, non avevano verificato se presso la Summa di Lugano esistessero o fossero esistiti dei rapporti con rilascio delle garanzie mai deliberate dalle banche a firma Fiorani a nome di BPL o BMI o di Fiorani direttamente. Infine si chiedeva di sapere chi avesse intascato le plusvalenze sui titoli Banca Popolare di Crema,presso la Summa di Lugano. L’ultimo esposto, trasmesso anche alla Banca d’Italia, è di un certo signor Cerea, il quale riferisce di aver ricevuto un incarico professionale avente ad oggetto:”l’ acquisizione in proprietà, da parte della BPL, del 51 per cento del capitale sociale della Banca Popolare di Crema”. Grazie a questi esposti, quindi, già tra il 2001 e il 2002 la Banca d’Italia aveva modo di conoscere il “sistema Fiorani”. I BILANCI SCREMATI DELLA POPOLARE DI CREMA. “La Banca che migliora le banche” è il motto della Banca Popolare di Crema, che dal 1994 al 2000 ha sempre registrato bilanci in crescita. La cassa e disponibilità, che nel 1994 era pari a 5,156 è raddoppiata passando a 10,214 nel 2000; i crediti verso la clientela da 599,390 a 1.030,040; il totale dell’attivo da 1.628,205 a 2.237,166; il capitale e riserve da 221,040 a 296,739; i margini di intermediazione da 66,276 a 96,598; i titoli in custodia da 1.103,295 a 1.555.087. Tutte queste voci di bilancio segnano una drastica diminuzione nel biennio 2000-2001, sotto la nuova gestione della Banca Popolare di Lodi: si riduce la Cassa e disponibilità che passa da 10,214 a 3,053; si dimezza il totale dell’attivo da 2.237,166 a 1.121,508,come i titoli in custodia che passano da 1.555,087 a 675,926. Tali cifre, che farebbero sobbalzare dal banco anche il più distratto studente del primo anno di ragioneria,sono passate inosservate agli occhi degli ispettori della Banca d’Italia,almeno a partire dal 2001.

25/11/2005

Documento n.5310

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