I BONUS D'ORO DEI BANCHIERI

in Articoli e studi
La crociata dello zar Feinberg per fermare i bonus d'oro Massimo Gaggi www.corriere.it Corriere della Sera sezione: Economia data: 12/08/2009 - pag: 29 La riforma Le banche che hanno ricevuto aiuti pubblici non vogliono rinunciare ai maxi-stipendi La crociata dello zar Feinberg per fermare i bonus d'oro Il manager Citi da 100 milioni e le nuove regole in America A 24 ore della scadenza di legge per la presentazione al governo dei piani retributivi delle banche, lo «zar degli stipendi» Kenneth Feinberg, l'avvocato incaricato due mesi fa da Obama di sorvegliare la struttura dei compensi delle grandi «corporation» e di fissare limiti precisi per quelle salvate coi soldi dei contribuenti, continua senza sosta a discutere coi capi dei principali istituti americani cercando di convincerli a presentare piani che non lo costringono ad emettere bocciature a raffica. La Casa Bianca vorrebbe evitare un altro scontro frontale con Wall Street, ma la disinvoltura con la quale istituzioni finanziarie fino a pochi mesi fa sull'orlo del baratro sono tornate a erogare «bonus » milionari indigna l'opinione pubblica e preoccupa il governo. Gli istituti da Citigroup a Bank of America sostengono che, per restare competitivi e tenere con loro i migliori «cervelli», devono pagare compensi milionari a chi, come i migliori «trader», attira o amministra un grosso volume d'affari. Ma per Feinberg è molto difficile far digerire all'opinione pubblica un sistema che premia non solo le migliori «performances», ma eroga maxibonus garantiti a quasi tutti, indipendentemente dai risultati ottenuti. Entro domani le banche aiutate dal Tesoro dovranno presentare i loro piani. Poi Feinberg avrà 60 giorni per decidere. Il Congresso ha anche fissato per legge direttive di limitazione dei compensi per tutte le altre istituzioni finanziarie che, però, si limitano a introdurre un voto non vincolante degli azionisti sui piani retributivi dei manager: una misura che rischia di rivelarsi inefficace. È di pochi giorni fa la denuncia del procuratore dello Stato di New York, Andrew Cuomo, che, indagando sulle circostanze del crollo di Wall Street, ha scoperto che nel 2008, nonostante le enormi perdite accumulate, le banche hanno corrisposto a ben cinquemila dei loro dirigenti compensi straordinari superiori al milione di dollari. Citigroup, ad esempio, ha pagato 5,33 miliardi di dollari di bonus pur avendo perso 27,7 miliardi e avendo ricevuto da contribuenti Usa una «ciambella di salvataggio» di 45 miliardi. Perfino l'AIG, ormai quasi totalmente nazionalizzata e il cui salvataggio è già costato ai cittadini americani oltre 180 miliardi di dollari, ha pagato bonus milionari. Si poteva pensare che, dopo questa denuncia e l'ondata di indignazione che è seguita, le banche cambiassero rotta. Ma le cose non stanno andando così. I piani predisposti dai principali istituti prevedono generosissime erogazioni non solo ai «top manager», ma anche a «broker» e «trader». Bank of America, che è pesantemente sovvenzionata dal Tesoro e il cui capo, Ken Lewis, di recente ha dovuto pagare una salatissima multa, avendo riconosciuto che gli azionisti non erano stati informati correttamente sui compensi straordinari promessi ai dirigenti della Merrill Lynch (ora una controllata), si è rifiutata di rinunciare ai bonus «garantiti» sostenendo che i suoi concorrenti dai giapponesi di Nomura agli svizzeri di Credit Suisse agli inglesi di Barclays si comportano nello stesso modo. Quanto a Citigroup, il caso più eclatante è quello di Andrew Hall, capo di Phibro, una società di «trading» controllata dal gruppo bancario, che rivendica un compenso straordinario di ben 100 milioni di dollari. Non c'è dubbio che, in base ai contratti, il ricco finanziere inglese (ha già guadagnato centinaia di milioni e ha appena acquistato un castello in Germania che vuole trasformare in galleria privata per la sua sterminata collezione di quadri) abbia diritto a questo gigantesco bonus. Philbro ha infatti portato alla capogruppo affari che sono valsi a Citigroup due miliari di dollari di utili. Gli affari trattati da Hall sono però, essenzialmente, le speculazioni sul petrolio che, l'hanno scorso, hanno fatto schizzare le quotazioni del greggio fin oltre i 140 dollari al barile. Insomma il contribuente che ha consentito a Citigroup di sopravvivere grazie a un'iniezione di 45 miliardi, scopre ora che parte dei suoi soldi serviranno a premiare uno speculatore che ha contribuito, nel 2008, a fargli pagare la benzina 4 dollari al gallone, quasi il doppio del prezzo attuale. Non è facile trovare una via d'uscita, un punto d'equilibrio tra il rispetto delle regole di mercato di un Paese che fin qui è stato liberista e la difesa dell'interesse pubblico invocata soprattutto da chi è stato maggiormente penalizzato dal collasso di quel sistema economico ed è stato chiamato, nella sua veste di contribuente, a dare una mano per rimetterne insieme i cocci. Nel caso di Philbro, Citi, che è ormai controllata al 34% dal governo federale, potrebbe togliersi d'impaccio cedendo la partecipata al finanziere Warren Buffett. Ma il compenso di Hall andrà, comunque, pagato. Massimo Gaggi ( Corriere della Sera del 12/08/2009 )

12/08/2009

Documento n.8114

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