GENERALI: GEROVITAL HA FATTO IL PRIMO MIRACOLO ANCOR PRIMA DI SBARCARE A TRIESTE. ED ALTRI SEGUIRANNO COME L'ANNUNCIATO TAVOLO CON I CONSUMATORI

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DEUS GERO-VITAL HA FATTO IL PRIMO MIRACOLO PRIMA ANCORA DI SBARCARE A TRIESTE! Un jet privato si è alzato questa mattina intorno alle 9 dall'aeroporto di Ciampino in direzione Trieste.tratto da dagospia.it A bordo c'era Cesarone Geronzi, il banchiere che da sabato, dopo l'Assemblea di Generali, ha imboccato la strada dell'assicuratore, un mestiere che lui stesso ha confessato di non conoscere. Che non sapesse nulla di assicurazioni glielo aveva già detto in faccia l'antico Antoine Bernheim, l'uomo che è uscito di scena in maniera penosa. Quello che doveva essere il testamento morale dell'85enne presidente francese, è diventato una specie di pièce teatrale che è servita soltanto a dar ragione agli azionisti italiani e francesi ormai convinti di chiudere la lunga parentesi professionale del Grande Vecchio. Sabato dopo l'Assemblea di sette ore Bernheim se ne è tornato nella bella casa di Venezia con una presidenza onoraria in tasca e la certezza di un ufficio a Parigi che gli consentirà di "rimanere vivo". Nel suo ufficio di Trieste al secondo piano del palazzo austroungarico in piazza dell'Unità d'Italia, sta per prendere posto il banchiere romano che ha vissuto il cambiamento di governance con un'emozione inattesa. Venerdì sera, durante la cena a base di pesce che i vecchi e i nuovi consiglieri hanno consumato nella foresteria delle Generali, il clima era piuttosto sobrio. L'aria era festosa ma non fastosa, non si sentivano le note dei valzer viennesi e nella sala non girava il fantasma della principessa Sissi, l'icona dei triestini. Sul volto del 75enne banchiere di Marino appariva evidente la soddisfazione. A Trieste Geronzi ci arriva portando non soltanto la tempesta e l'impeto di una terza giovinezza ("sturm und drang", direbbero gli intellettuali locali), ma soprattutto la pax romana che mette fine alle guerriglie tra i poteri forti e crea un nuovo equilibrio nella finanza. Ed è curioso che ciò avvenga nel momento in cui la Lega vuole allungare le mani sulle banche per occupare posizioni di potere nel regno di Mammona. In questa operazione il banchiere romano non è solo e a questo proposito è giusto parlare del vero e unico colpo di scena che c'è stato durante l'Assemblea e il Consiglio di amministrazione di sabato quando i 140 giornalisti hanno appreso che Francesco Gaetano Caltagirone sarebbe diventato il terzo vicepresidente di Generali. Fino alla vigilia si davano per scontati due soli nomi, il pallido Alberto Nagel e Vincent Bollorè, il finanziere franco-bretone che Bernheim ha definito "un traditore come Bruto". Che qualcosa si muovesse dietro le quinte tra i soci industriali che detengono quote minori in Generali, si era capito con gli sgomitamenti di Lorenzo Pelliccioli, il capo del Gruppo De Agostini che nella Compagnia detiene il 2,52%. E qualcuno spiegava che all'origine della sua agitazione c'era la perdita di 900 milioni di euro che il Gruppo di Novara ha registrato dal momento in cui ha investito su Trieste 1,5 miliardi. Questa poteva essere una ragione sufficiente per chiedere da parte di Pelliccioli e degli altri principali azionisti privati una presenza significativa nella governance, ma con un colpo di teatro ad effetto Geronzi ha tirato fuori dal cilindro un altro romano doc, quel Caltagirone che dentro il Gruppo ha investito 732 milioni e che finora (secondo una tabella molto analitica di "MilanoFinanza") ha perso "soltanto" 207 milioni. Adesso bisognerebbe scappellarsi non solo davanti a Cesarone, ma anche a quel sito disgraziato di Dagospia che il 18 febbraio scorso ha anticipato lo sbarco alla vicepresidenza di Generali da parte del costruttore-editore romano. L'intuizione non aveva nulla di profetico ma era la logica conseguenza dei comportamenti che il Calta aveva tenuto fin dall'inizio dell'anno abbandonando i panni del palazzinaro con una mutazione genetica culminata in un lungo articolo da politologo su "Il Foglio" e con un discorso da protagonista al Forex di Napoli dei banchieri. Francolino adesso ha più di un motivo per godere e per considerare con un certo distacco le beghe della politica romana dove suo genero, Pierfurby Casini, si vede sfilare l'assessorato all'Urbanistica dalla massaia Renata Polverini. Dentro le Generali il mattone è la polizza assicurativa più sostanziosa, e Geronzi lo ha fatto capire prima ancora di mettere piede nel palazzo di Trieste quando senza esporsi e senza la medaglia da presidente, ha facilitato poche ore prima dell'Assemblea il salvataggio, dal pozzo senza fondo della speculazione immobiliare CityLife (MIlano, Expo 2015), di un altro costruttore romano, il veltroniano Pierluigi Toti, che il primo giugno del 2006 si svenò di 165 milioni di euro per l'acquisizione del 5% di Rcs, società di carta cara agli equilibri di potere di Geronzi. (Non solo. Col salvataggio di Toti, le Generali hanno evitato al geronzino Ligresti il disturbo da sturbo di rilevare le quote in mano ai costruttori romani - le banche creditrici Unicredit, Intesa e Bpm ringraziano) La pax romana comincia a manifestare i suoi effetti e c'è da giurare che "il non candidato Geronzi" saprà metterla a frutto per l'intero arco politico e per quel salotto di Mediobanca che è destinato (anche grazie ai nuovi vincoli di Basilea3) a diluire il suo potere. Accanto a lui arriva a Trieste anche un vecchio comunista, Angelo De Mattia, l'uomo-ombra di Fazio alla Banca d'Italia. La notizia appare sul quotidiano "La Stampa" dove si spiega che questo 69enne lucano dall'aria mesta diventerà capo del Centro Studi. Dopo aver vinto il concorso a via Nazionale, De Mattia ha fatto una carriera strepitosa fino a sovrintendere alla segreteria particolare del Governatore, poi dopo le vicende Fiorani è esplosa la sua vena giornalistica (grazie a Enrico Cisnetto) e si è buttato a capofitto nel ruolo di commentatore e di acuto editorialista. A Trieste si chiedono di quale colore sarà la "rivoluzione" annunciata da Geronzi. È una domanda inutile perché senza deleghe e usando solo il telefono, il banchiere di Marino farà quello che ha sempre fatto per soddisfare gli appetiti e gli interessi di tutti, dei partiti come degli amici.

26/04/2010

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