FAZIO,FIORANI E GLI AMICHETTI DEI FURBETTI: TUTTI FALLITI

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O TEMPORA O (LELE) MORA! - IL PARTY? PAGA PANTALONE: RICEVIMENTI EXTRA-LUSSO, VACANZE, JET PRIVATI. TUTTO DEDOTTO DALLE TASSE. MA IL FISCO NON è D’ACCORDO - FATE LELE-MOSINA: UN CRACK DA 22 MLN: 17 QUELLI DOVUTI ALLO STATO… Paolo Biondani per "L'espresso" Lele Mora ha fatto crack. E dalle carte del tribunale fallimentare si scopre che a pagare le sue feste da sultano nella villa in Sardegna, con centinaia di ospiti più o meno famosi, piscina caraibica e aereo privato, erano gli italiani onesti. Quelli che, a differenza dell'ex parrucchiere diventato uno dei grandi manovratori della tv-spettacolo, non possono evadere le tasse. L'atto che minaccia di far calare il sipario sulla prodigiosa carriera imprenditoriale di Dario Mora in arte Lele, 54 anni, è un "ricorso per l'ammissione al concordato preventivo". Un'istanza che nelle procedure fallimentari equivale all'ultima spiaggia prima del naufragio. Nel documento, preannunciato in marzo, ma depositato solo il 28 maggio scorso nella cancelleria del tribunale di Milano, il manager veneto dichiara che la sua società-cassaforte, la LM Management, è in uno "stato di crisi" tanto grave da sconfinare nel "dissesto", cioè nell'assoluta incapacità di pagare i creditori. Lo stesso Mora quantifica i debiti accumulati alla fine del 2008 in oltre 22 milioni di euro, destinati a crescere. Mentre la somma di tutte le attività non supera, nella migliore delle ipotesi, i 2 milioni e mezzo. Di qui la sua proposta in extremis per evitare la sentenza di fallimento e le sue disastrose ricadute: l'offerta di versare 2 milioni e mezzo di tasca propria. Con questa "finanza fresca", la società di Mora punta a evitare il crack sborsando meno di 5 milioni, in tutto, sui 22 dovuti. Con un concordato del genere, insomma, più di tre quarti del passivo resterebbe sulle spalle dei creditori. A cominciare dal fisco. La LM Management è la società con cui Lele Mora gestisce da un decennio la sua scuderia di artisti veri o presunti. Dal ricco sodalizio poi interrotto con Simona Ventura, alle trasmissioni di Maria De Filippi, è lui a selezionare vallette e tronisti, sportivi e ragazze-immagine. "Il mondo dello spettacolo è pieno di lupi e io sono il capobranco", dichiarava due anni fa. Ora, nel ricorso, spiega che il suo è un lavoro duro, anche se "atipico", che "consiste nella individuazione di personaggi emergenti e nella loro promozione, collocazione in diversi eventi e cura dell'immagine". Negli anni d'oro fino al 2005 la LM riusciva a raddoppiare i fatturati in un biennio. Nell'atto giudiziario finora inedito, Mora retrodata la sua crisi proprio alla fine di quell'anno, segnato dai primi scandali bancari e dalle intercettazioni dei furbetti del quartierino. E forse non è solo una coincidenza. Sulla carta a provocare il dissesto della LM Management è un'imprevista ispezione tributaria: tra il 22 novembre 2005 e il 29 giugno 2006 l'Agenzia delle entrate di Bergamo passa al setaccio i bilanci della società, che ha la sede legale a Treviglio, contestando sanzioni "salatissime". Nel ricorso firmato da Lele Mora, gli stessi avvocati Luca Giuliante, Sergio Clemente e Matteo Majocchi quantificano l'importo dovuto al fisco in oltre 17 milioni. Mora, secondo i suoi legali, è un incompreso. Simona Ventura"I verificatori non hanno percepito che la LM Management è una vera e propria fabbrica di talenti, solo che in luogo di materie prime come metalli, legno o plastica, si adoperano rapporti interpersonali che si costruiscono con feste, gite in barca, passaggi aerei e quanto altro nel mondo dello spettacolo crea aggregazione e interesse". Questa "peculiarità", lamenta il ricorso, "purtroppo non è stata compresa" dai funzionari di Bergamo, che hanno "ritenuto non deducibili una serie di costi per feste e gestioni di apparenti vacanze di artisti e sportivi". Spese che Lele Mora scaricava sulla società, con il risultato di abbattere le tasse. "Il pubblico vuole seguire le vicende dei personaggi famosi e li ama perché essi danno la possibilità di sognare immedesimandosi con loro", si legge nell'istanza. "E i sogni hanno bisogno di adeguate scenografie". Per Mora, quindi, era "indispensabile" spendere una fortuna "per la villa in Sardegna dove gli artisti della LM Management venivano messi a loro agio, mangiavano, dormivano e si divertivano". Altro che "godimento": quei party erano "lavoro atipico". Che "a ben vedere", incalza il ricorso, sarebbe "del tutto paragonabile" ai turni in una fabbrica. "La sola differenza è che invece dei laminati in ferro si producono situazioni utili a promuovere i personaggi soprattutto in televisione e anche sui giornali". Con la stessa logica Lele Mora deduceva dalle tasse anche "i costi di un piccolo aereo utilizzato per mantenere i propri personaggi sempre al centro dell'obiettivo, ovunque si realizzasse un evento". Respinte queste e altre obiezioni difensive, però, l'Agenzia ha imposto a Mora di pagare subito 13 milioni, già esecutivi, oltre ai 4 previsti dai legali per il 2007. L'anno scorso Mora non ha presentato la dichiarazione dei redditi. E nell'ottobre 2008 il fisco ha chiesto il fallimento della LM. Nell'istanza i funzionari di Bergamo sottolineano, tra l'altro, che i tentativi di pignoramento sono risultati "negativi per nullatenenza". Su Internet il sito della LM management resta attivo e non cita alcun guaio legale. Tra gli 'artisti' continuano a comparire le foto di oltre 50 personaggi, in ordine alfabetico da Aida Yespica a Victoria Silvstedt. Ma in tribunale i difensori riconoscono che "tra cassa e depositi bancari, nella società restano solo 723 euro". Per scongiurare il fallimento, ora Lele Mora s'impegna a pagare per intero un solo debito con il fisco da 3 milioni e 300 mila euro. Tutti gli altri creditori (dai fornitori all'Inps, dai dipendenti fino allo Stato per tutte le altre presunte evasioni) dovrebbero accontentarsi di incassare tra l'8 e il 10 per cento. Per assicurare almeno questi rimborsi, Mora s'impegna a versare di tasca propria "2.495.000 euro in sei anni". Mentre l'immobiliare Diana (che è il nome di sua figlia) ne garantisce altrettanti "con cambiali ipotecarie". Mora è pronto a rinunciare anche al suo Cessna privato con i vip volanti: la cessione del leasing dell'aereo, secondo il piano, vale circa 700 mila euro. Ora tocca al tribunale decidere se la società meriti il concordato, che dovrà comunque essere approvato dai creditori, a cominciare dai dirigenti del ministero oggi diretto da Giulio Tremonti. Nel ricorso, Mora rivendica di essere stato "pienamente prosciolto" dall'accusa di ricattare i vip con il fotografo Fabrizio Corona. E attribuisce all'"ingiusta pubblicità negativa" l'inizio della crisi. Il suo ricorso cita però un'"indagine ancora pendente" per tre anni di "fatture ritenute inesistenti". Mentre altre accuse andrebbero interpretate, secondo la difesa, come "errori compiuti da un amministratore che non conosceva le complesse e tortuose regole contabili dei rapporti internazionali". E qui si risale alla struttura estera del gruppo. La capofila LM, fondata nel '98, è rimasta intestata per tre anni a Lorenzo Roberti, un suo amico costumista che nel marzo 2001 ha ceduto il 99 per cento delle azioni a Mirko Mora, figlio di Lele. Quest'ultimo è diventato amministratore solo il 24 settembre 2004. E lo stesso giorno l'80 per cento delle azioni è finito alla Feva Investments, la classica holding del Lussemburgo. Tra una 'festa aziendale' e una telefonata al suo ex banchiere Gianpiero Fiorani, che dal bordo piscina riprogettava una scalata-bis con lui a San Marino, lo stesso Mora ha ottenuto a tempo di record la residenza in un altro paradiso fiscale europeo: la Svizzera. Grazie a un sindaco elvetico, Ludo Bernasconi. Intercettato quando il fisco italiano già dava la caccia al tesoro della LM, Mora gli ha chiesto consigli su una villa da comprare "per tre milioni di franchi". Ma ora, almeno davanti ai giudici di Milano, il sultano del gossip-system giura di sentirsi un fallito.

08/06/2009

Documento n.7967

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