FASTEWEB-SCAGLIA: CHI HA FAVORITO LA VENDITA A SWISSCOM E PERCHE' IN VIGENZA DI FRODE FISCALE E RICICLAGGIO ?

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SCAGLIA IL MARCIO che è dentro di te - COME MAI Swisscom acquistò Fastweb nel 2007, sborsando la cifra monstre di 3,1 miliardi di euro (più 1,1 miliardi di debito accollato), dal momento che Scaglia aveva già ricevuto un avviso di garanzia? - Dalle carte dell´inchiesta sul riciclaggio emerge poi con chiarezza che Scaglia era a conoscenza del meccanismo fraudolento e che lo aveva autorizzato allo scopo di abbellire il bilancio Fastweb... Tratto da www.dagospia.it Giovanni Pons per la Repubblica Il faro degli investigatori, nell´inchiesta sul riciclaggio e frode fiscale che ha colpito Fastweb e Ti Sparkle, ha puntato anche verso la società svizzera Swisscom, quella che nel maggio 2007 ha acquistato attraverso un´Opa l´82% di Fastweb sborsando la cifra monstre di 3,1 miliardi di euro (più 1,1 miliardi di debito accollato). E dunque non è un caso che tra gli 80 indagati ci sia anche Mario Rossi, cittadino svizzero, ex direttore finanziario di Swisscom fino al 2007 poi passato con lo stesso incarico sotto le insegne di Fastweb e dal settembre 2009 rientrato alla casa madre come responsabile del "Business steering". Ciò che probabilmente non convince gli inquirenti è la leggerezza con la quale Swisscom ha deciso di acquistare Fastweb nella primavera 2007, dal momento che fin dal 23 gennaio precedente era diventata di dominio pubblico, attraverso un articolo di Repubblica, l´inchiesta su Fastweb e su alcuni dirigenti tra cui Silvio Scaglia che aveva già ricevuto un avviso di garanzia. Gli svizzeri non fecero alcuna indagine autonoma e si fidarono di ciò che era scritto sui bilanci di Fastweb. Leggerezza che oggi può sembrare sospetta anche perché era noto da tempo che Scaglia stava cercando un compratore per il pacchetto di azioni nelle sue mani (25%). Il contatto tra Scaglia e Swisscom, a quanto risulta, è arrivato grazie ai buoni uffici di Massimo Armanini, un banchiere d´affari che lavorava alla Deutsche Bank quando a capo della filiale italiana c´era Vincenzo De Bustis. Armanini, che ha patteggiato una pena di sei mesi nel processo per l´aggiotaggio su titoli Parmalat, aveva conosciuto Scaglia quando era a capo del portale Jumpy, lanciato nel 2000 dal gruppo Fininvest. E dopo il colpaccio della vendita di Fastweb agli svizzeri ha lasciato la Deutsche Bank e si è messo in affari con Scaglia diventando anche il suo gestore personale. Dalle carte dell´inchiesta sul riciclaggio emerge poi con chiarezza che Scaglia era a conoscenza del meccanismo fraudolento e che lo aveva autorizzato allo scopo di abbellire il bilancio Fastweb. «Atteso il ruolo di dominus pressochè assoluto ricoperto da Scaglia in Fastweb - scrive il gip Aldo Morgigni - era che tali operazioni fossero non soltanto da lui conosciute ma espressamente autorizzate in quanto indispensabili per l´abbellimento dei bilanci e della contabilità della società da lui amministrata». In effetti solo la determinazione del principale azionista e presidente della società avrebbe potuto superare alcune forti perplessità sorte in azienda riguardo il traffico telefonico fittizio denominato "Phuncard". Bruno Zito, uno degli arrestati, ha dichiarato che «Scaglia e Angelidis (l´allora dg) decisero di fare con il gruppo Cmc un contratto di mandato senza rappresentanza per evitare che il fatturato si gonfiasse in maniera esorbitante». E nel luglio del 2003 il comitato per il controllo interno di Fastweb (in particolare Carlo Micheli, figlio di Francesco ed entrambi azionisti della società) esprimeva perplessità sul business Phuncard raccomandando la cessazione delle operazioni. Micheli a quel punto chiede un parere al giurista Guido Rossi il quale manifestava per iscritto forti perplessità sul fatto che l´oggetto sociale di Fastweb fosse coerente con le operazioni in oggetto. Ma Scaglia non si ferma di fronte a questi ostacoli, il 9 settembre modifica lo statuto sociale e va avanti con il traffico fittizio. «La stessa scelta di riprendere l´operazione Phuncard nel settembre 2003 realizzando un ulteriore fatturato di oltre 100 milioni di euro - scrive ancora il gip - è in sostanza a lui ascrivibile, poiché soltanto lui avrebbe potuto autorizzare a quel punto la ripresa di un´operazione commerciale "bocciata" dal comitato di controllo, ma evidentemente indispensabile per il raggiungimento degli obbiettivi di bilancio prefissati». Fastweb interrompe Phuncard solo nel dicembre 2003 ma poi nel 2005 e 2006 mette in piedi un altro traffico fittizia denominato "Traffico telefonico" che si interrompe bruscamente a fine gennaio 2007, in seguito alle notizie di stampa. «È stato proprio lui in persona - dice l´ex manager di Fastweb Giuseppe Crudele, ora indagato, in una telefonata intercettata - a decidere di bloccare tutto quanto».

01/03/2010

Documento n.8504

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