DERIVATI: LA PROCURA DI MILANO (E NON SOLO) SCALDA I MOTORI

in Articoli e studi
Il pool di Milano tiene d’occhio i derivati (DA: PANORAMA) Posted By redazione On 29/10/2007 @ 10:11 In Apertura#1 | 1 Comment di Gianluigi Nuzzi Sui derivati la procura di Milano scalda i motori. E rimette in campo la squadra di pm che ha segnato le vicende economico-giudiziarie degli ultimi anni: dal crac Parmalat, con l’arresto di Calisto Tanzi, alle scalate Antonveneta e [1] Bnl-Unipol. Per questo qualche giorno fa si è tenuta una riunione riservata fra alcuni pm del pool reati finanziari, coordinato da Francesco Greco. All’ordine del giorno tre questioni di strategia processuale. Innanzitutto i pm si sono confrontati sull’eventuale competenza territoriale di una simile indagine. La [2] Italease è ben incardinata, quella sui bond di Regione Lombardia e Provincia di Milano seguita dal pm Alfredo Robledo pure, ma un’indagine a tutto campo comporta rischi. E nessuno vuol arenarsi in inchieste destinate a essere trasferite. Non è infatti detto che Milano abbia la forza procedurale di tenere le redini fino al processo. Il secondo fronte è già più operativo. Riguarda [3] la denuncia che Federconsumatori e [4] Adusbef hanno appena imbucato in procura. I magistrati ne stanno valutando lo spessore per comprendere quale raggio d’azione consenta. Nell’attesa di capire se la Guardia di finanza che sta analizzando i bond emessi dalle istituzioni lombarde permetterà a Robledo di allargare lo spettro investigativo. Al vaglio delle Fiamme gialle, nella sede di via Filzi, sono cinque bond. Anzitutto quello della Provincia da 170 milioni di euro emesso nel 2002 (lead manager Merril Lynch e Dexia; advisor Banca Imi e Cdc Ixis). Per arrivare a quello del Comune con Jp Morgan, Ubs, Deutsche Bank e Depfa. Insomma, prevale la linea della prudenza. Per questo l’apertura della nuova inchiesta vede proprio Francesco Greco come assegnatario. La scelta è maturata durante la riunione, dove lo stesso coordinatore del pool reati finanziari ha sostenuto la linea dell’attesa. Non tanto per la sensibilità dei mercati, la volontà politica di riordinare norme e garanzie, gli allarmi del governatore della Banca d’Italia e le proteste di Alessandro Profumo contro gli articoli di stampa sull’Unicredit. Anzi i fenomeni esterni contano relativamente. In procura si guarda invece ai pochissimi procedimenti giunti a giudizio sugli swap. Si attende l’imminente e incerta sentenza di un processo considerato dagli inquirenti come apripista, destinato a influenzare le prossime scelte investigative. Il 6 dicembre in Corte d’appello sono previste le arringhe conclusive dei difensori di quattro direttori di filiali Unicredit accusati di truffa aggravata sui derivati. Il processo di primo grado si era concluso con il proscioglimento perché il fatto non sussiste dei manager, mentre per un quinto imputato era intervenuta la prescrizione. L’Unicredit aveva tacitato il danno con 1,8 milioni di euro su quasi 8 miliardi di lire richieste dalla parte civile. Tra qualche settimana si capirà quindi se la strada processuale penale merita di essere ampliata. O se hanno ragione quegli avvocati che indirizzano i risparmiatori danneggiati sulla giustizia civile: “Il giudice deve essere specializzato” spiegano in procura. “E c’è un gap informativo che si trasferisce dal rapporto banchiere operatore-cliente a quello bancario imputato-giudice”.

29/10/2007

Documento n.6911

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