Da Repubblica.it (9-9-05). Fazio: "Potrei lasciare dopo la riforma"

in Articoli e studi
Letta interpella il governatore sull’ipotesi di una nota di sfiducia Replica del capo di Bankitalia: non vado via coi cannoni puntati Fazio: "Potrei lasciare dopo la riforma" L’Unione: la risoluzione congiunta va legata al nuovo assetto di CLAUDIO TITO ROMA - "Coinvolgiamo anche l’opposizione. Non possiamo trasformare il caso Fazio solo in una guerra tra il governo e la Banca d’Italia". Nel tentativo di superare l’impasse, Silvio Berlusconi da ieri prova a giocare l’ultima carta che gli permetta di silurare Palazzo Koch senza mettere la faccia sull’operazione: la via bipartisan alle dimissioni del Governatore. Che per il momento immagina un addio a Palazzo Koch in un solo caso: dopo la riforma dell’Istituto e "se cambieranno gli attuali azionisti". Ossia se le banche private scompariranno davvero dall’azionariato di Via Nazionale. L’idea di Palazzo Chigi e del ministro dell’Economia, Domenico Siniscalco, dunque, è quella di presentare una risoluzione parlamentare insieme all’opposizione. Che, nei primi contatti ufficiosi, non ha affatto chiuso la porta. Il progetto era stato già messo in campo dal gruppo di Forza Italia alla Camera mercoledì scorso, proprio su mandato del Tesoro. Guido Crosetto, potente coordinatore regionale del Piemonte, aveva depositato una mozione che contemplava di fatto l’allontanamento di Fazio. Ieri il discorso è stato ripescato e sviluppato nell’incontro tra il premier, Siniscalco e Gianni Letta. Modificando, però, lo strumento: una risoluzione anziché la mozione, controindicata perché impegna direttamente l’esecutivo. "E’ l’unico strumento repubblicano e istituzionale per prendere le decisioni che bisogna prendere", ha osservato il titolare del Tesoro. Nel vertice a tre la considerazione prevalente è che in questa fase un attacco del governo rischia di essere "implosivo" mentre il Parlamento è "sovrano" in ogni circostanza e su ogni materia. Soprattutto, il presidente del consiglio sta tentando l’ultimo escamotage prima di intervenire in prima persona. A Letta quindi il compito di consultare i leader del centrosinistra. In primo luogo il segretario dei Ds, Piero Fassino. Dall’Unione è già arrivato un primo sì, ma ad una condizione: la risoluzione va incardinata nella riforma di Bankitalia. Richiesta accolta, anche perché il dibattito sul ddl risparmio è già stato fissato per la prossima settimana, il 14 settembre mentre il capo del governo sarà impegnato a New York con l’Assemblea generale dell’Onu. E’ stata persino messa a punto una prima bozza della risoluzione che parte dal "ringraziamento" per il lavoro e l’impegno profuso dal Governatore in questi anni ma si conclude osservando che alla luce degli ultimi avvenimenti e "per salvaguardare la credibilità delle Istituzioni", Fazio "ha il dovere istituzionale di dimettersi". Parole presenti nella sostanza anche nel comunicato che ieri, per tutto il giorno, ha danzato sulle scrivanie di Berlusconi e del sottosegretario alla presidenza del consiglio. Una nota ufficiale che alla fine, lo stesso Cavaliere, ha per ora accantonato nella speranza che il nodo si sciolga in maniera diversa. Oggi, però, lo sottoporrà all’attenzione del consiglio dei ministri proprio per aprire la strada alla risoluzione bipartisan. Ieri ha preferito andare con i piedi piombo per rispondere ai segnali che gli sono pervenuti dal Vaticano e cercare di "ristabilire un rapporto diretto" con il mondo cattolico che conta. Un comunicato, racconta chi lo ha letto, che difendeva l’Istituzione Banca d’Italia. E "al di là" delle accuse mosse in questi giorni contro l’inquilino di Via Nazionale sottolineava la necessità di tutelare la "credibilità" di un organismo tanto importante chiedendo se alla fine una presa d’atto del Governatore non fosse il modo migliore per garantire "questa credibilità". Il comunicato scritto da Letta era stato persino sottoposto all’attenzione di Bankitalia. Da cui è arrivata l’ennesima risposta negativa. "Se io me ne vado sotto questa pressione e con i cannoni puntati contro di me - è stato il ragionamento di chi lo ha sentito ieri - creo un precedente. Tutti, a quel punto, potranno alzarsi un giorno e chiedere le dimissioni del Governatore. Una cosa inaccettabile". E quando gli hanno riferito le voci sulle sue dimissioni, è quasi caduto dal cielo: "Dimissioni? Non so niente delle dimissioni del ministro dell’Economia...". Eppure nelle ultime ore una piccola breccia nel suo "non possumus" si è aperta. "Potrei dimettermi dopo la riforma, soprattutto se cambiano gli azionisti...". Anche perché la presenza della banche private nella proprietà di Palazzo Koch viene considerata un elemento di indipendenza dal governo. Ma certo il braccio di ferro non è finito. Anche la rinuncia a partecipare all’Ecofin, più che una concessione al fronte "anti-fazista" è stata letta come un messaggio al centrodestra. A Manchester, con Siniscalco, oggi ci sarà il vicedirettore generale, Pierluigi Ciocca, considerato vicino al centrosinistra. Un modo, insomma, per dire che dopo di lui il prossimo Governatore non potrà che essere un uomo gradito all’Unione. Non solo. Fazio sta maturando la convinzione che la prossima settimana, quando Abn Amro avrà acquisito Antonveneta, l’assedio nei suoi confronti cesserà. A suo giudizio, infatti, gli interessi in gioco - soprattutto da parte alcuni grandi gruppi bancari italiani - ruotano in gran parte su quell’operazione. Nel frattempo Gianni Letta continua a sondare un po’ tutti. Compresi i 13 membri del Consiglio Superiore di Bankitalia. (9 settembre 2005)

09/09/2005

Documento n.5021

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