Da Repubblica (19-4-06) La rovinosa caduta dei furbetti dopo l’estate delle scalate fallite

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La rovinosa caduta dei furbetti dopo l’estate delle scalate fallite L’ESTATE del 2005 è stata calda, in mezzo a tutte quelle scalate e quei miliardi che si inseguivano come su una giostra, ma la primavera del 2006 rischia di essere bollente. Gianpiero Fiorani, che era il gran tesoriere del gruppo, è appena uscito di galera, ma è agli arresti domiciliari. Giovanni Consorte, padre-padrone dell’Unipol e una delle menti sottili dei "furbetti", ha perso il posto e la stima degli amici. L’ex-governatore Antonio Fazio passa ore davanti ai giudici per cercare di spiegare che lui non c’entra niente (ma è difficile credergli). Stefano Ricucci, che della banda era il più divertente, il più sicuro e anche il più sfacciato (matrimonio in piena bufera con Anna Falchi, ogni giorno si presentava come il nuovo padrone del Corriere della Sera) è finito anche lui dietro le sbarre. E con un impero economico che gli sta franando sotto i piedi. Quando uscirà di prigione, probabilmente, non ci sarà già più niente. Mai un gruppo di scalatori in Italia ha fatto una fine così rapida e così cruenta. La ragione va forse ricercata nel fatto che mai nessuno in questo paese aveva fatto così tanti soldi così in fretta. Una parte dei "furbetti" (Gnutti e i suoi amici, per intenderci) i denari li avevano ammucchiati durante la scalata Telecom. Montagne di soldi. Soldi che avevano dato loro l’impressione di essere ormai una spanna sopra chiunque altro. Quegli stessi soldi, poi, erano stati investiti (almeno in parte) nelle spericolate operazioni del banchiere emergente Gianpiero Fiorani. Un personaggio da romanzo di provincia che però, grazie alla sua fama di baciapile e alla sua devozione al potente governatore della Banca d’Italia Antonio Fazio, sembrava ormai destinato a diventare il banchiere più potente d’Italia. A parte l’origine un po’ malandrina dei loro soldi, un altro elemento accomunava i "furbetti", e cioè l’avidità. Unita, quasi certamente, alla più totale mancanza di buon senso. E infatti nell’estate del 2005 li troviamo impegnati su quasi tutti i fronti possibili. Fiorani è in lotta con gli olandesi della Abn-Ambro per conquistare l’Antonveneta e, grazie anche all’appoggio di Fazio, gli sembra quasi di avercela fatta. Tanto è vero che i suoi amici erano già lì che contavano e ricontavano i possibili guadagni. Intanto, però, finanziava due altre operazioni. La scalata alla Bnl, contro gli spagnoli del Bbva. E la scalata di Ricucci alla Rcs-Corriere della Sera. Quando i "furbetti" capiscono che la Bnl è una preda troppo grande per loro, passano la mano allo "zio Gianni", cioè a Consorte dell’Unipol, che fino a allora era rimasto discretamente dietro le quinte. Inutile dire che anche l’operazione Unipol parte sapendo già di poter contare sull’appoggio di Fazio. C’è un momento, verso fine luglio, in cui sembra che gli scalatori riescano a mettere le mani sulle loro prede. La partita più difficile, appare, già allora, la scalata di Ricucci alla Rcs. Una sorta di non-sense finanziario. Alla Rcs c’è un sindacato di controllo molto forte e con dentro tutti dei tipi molto solidi (le migliori banche e i migliori industriali). Ma Ricucci lancia continuamente, un giorno sì e uno, proclami di vittoria imminente. Forte del suo 20 per cento (contro il 70 del sindacato), spiega che presto in via Solferino comanderà lui. La moglie, Anna Falchi, viene rapidamente soprannominata "lady Finanza". Quando si capisce che la scalata è in stallo, un banchiere amico (Livolsi) dichiara addirittura che sta preparando un’Opa per sbrogliare l’intricata matassa. Nessuno dice con quali denari, naturalmente. Ma l’estate del 2005 è un’estate in cui si crede un po’ a tutto. Gli scalatori godono dell’effetto sorpresa: sono piombati sulla scena tanto all’improvviso e tanto rumorosamente che tutti li immaginano più potenti di quello che in realtà non sono. Tutti pensano a grandi e misteriose coperture politiche. C’è chi arriva a pensare che questi sono i signori che faranno fuori le vecchie famiglie del capitalismo italiano, arroccate intorno alla Rcs. E poi, probabilmente, toccherà a Mediobanca, alla Fiat, a Telecom. Una specie di rivoluzione piccolo borghese contro la grande borghesia del Nord. I Fiorani, i Gnutti, i Ricucci, i Lonati, i Coppola vengono dipinti come i nuovi, veri signori d’Italia. In realtà gli avvenimenti successivi, i sequestri di azioni e i soggiorni in carcere, dimostreranno che i soldi messi in campo erano tanti, ma non moltissimi: la maggior parte veniva dalle casse della Popolare italiana di Fiorani. L’intera vicenda comincia a crollare quando i magistrati di Milano decidono, sulla base di un esposto di Abn-Ambro, di occuparsi della vicenda. Controllano in fretta i libri contabili, piazzano microspie ovunque e intercettano decine e decine di telefonini. I risultati sono rapidi. Al punto che già il 2 agosto il gip di Milano Clementina Forleo blocca tutto e sequestra le azioni con cui Fiorani pensava di dare l’assalto all’Antonveneta. A quel punto (anche se ci vorrà qualche mese perché tutto sia chiaro) la verità viene a galla. I "nuovi signori" altro non sono che piccoli speculatori che praticano l’insider trading come noi prendiamo il caffé alla mattina. Alle loro spalle non c’è nessuno, se non un banchiere come Fiorani che svuota i conti correnti dei morti per dare i soldi a loro e per fare regali a Fazio. E sono anche gente molto alla mano: nelle loro telefonate intercettate c’è di tutto: volgarità, sprezzo delle regole, millanteria, furbizia, organizzazione di atti illegali. Si vantano di colloqui con questo e quel potente, anche se magari non ci sono stati (ma sembra che Gnutti a cena da Berlusconi sia andato davvero). E così, poco a poco, giorno dopo giorno, l’intero castello di carte (perché di questo si trattava) cade. Fermato e messo fuori dalla banca Fiorani (il cassiere di tutti), c’è come una ritirata complessiva. La Popolare Italiana, travolta dallo scandalo e da vari problemi, si ritira dalla marcia verso l’Antonveneta (che finirà all’Abn-Amro). L’Unipol, alla fine deve arrendersi, convince Consorte a andarsene, e la palla torna al Bbva che la perde a favore della francese Bnp Paribas. A distanza di meno di un anno dei famosi "furbetti del quartierino" non è rimasto sulla scena nessuno. Tutti sono stati spazzati via. I loro fans (perché ci sono anche questi) dicono adesso che si è trattato di una crudele vendetta dei "poteri forti". Ma non è vero. Per chi non vuole fare la fatica di andarsi a rileggere gli incartamenti giudiziari basta andarsi a vedere le intercettazioni dell’estate 2005. Quella che viene fuori da quelle paginate non è una nuova classe dirigente del capitalismo italiano: è solo, e esattamente, il ritratto di un gruppo di furbetti. L’unico "valore" (per usare una parola forte) che si ritrova nello loro conversazioni private è il denaro. Niente altro che il denaro. Denaro che quando non c’è, viene letteralmente inventato con astute manipolazioni di bilancio o viene addirittura rubato ai morti (e un po’ persino ai vivi). L’arresto di Ricucci mette davvero un po’ la parola fine a questa indefinibile storia (Guasconi? Esaltati? Balordi di provincia?). Lui di quell’estate era stato l’eroe popolare: gran vita, belle donne, soldi a palate, aerei, ville, barche. E era anche il più chiacchierone, il più portato a confidarsi con i giornalisti e a fare battute. Gli piaceva stare in copertina, mentre gli altri preferivano stare nel sottoscala a combinare intrighi e a contare i soldi. Ma è finita. Nel giro di pochi mesi aerei e ville sono spariti. Le luci si sono spente e adesso il problema numero uno è trovare il modo di uscire di galera. Il numero due è quello di salvare qualcosa di un impero che, solo nell’estate scorsa, sembrava dovesse fare valere parecchi miliardi di euro. Capitolo chiuso. A meno che, dietro le sbarre, a qualcuno non venga in mente di parlare. Fiorani lo ha fatto, e ha detto che il gran regista di quell’estate era stato Fazio. Tesi credibilissima (anche se contestata dall’ex-governatore, ovviamente). Ma, forse, ci sono stati altri registi. Altri che hanno spinto questi balordi a tentare una rivoluzione con fissati bollati truccati e con soldi rubacchiati qui e là. 19/04/2006

24/04/2006

Documento n.5916

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