da Osservatoriosullalegatlità.org (26-7-06).Il costo dell'abuso che paghiamo tutti

in Articoli e studi
NEW del 26 luglio 2006 Il costo dell'abuso che paghiamo tutti di Rodolfo Roselli* Qualunque tipo di abuso va punito perché altrimenti non si capisce la necessità delle leggi. Immaginate, ad esempio, come sarebbe possibile giocare a scopa, se ciascuno applicasse di volta in volta, non le regole del gioco, ma quelle da lui inventate, al momento e di sua convenienza. Ma non basta, non tutti si rendono conto che ogni abuso ha un costo che, prima o poi, devono pagare tutti, compresi quelli che pensavano di averne tratto un vantaggio per averlo commesso. Secondo dati di una ricerca del CRESME, dal 1994 al 2002, grazie alla capitolazione del governo nei confronti di evasori fiscali, esportatori di capitali, falsificatori di bilanci , costruttori abusivi, etc., sarebbero stati costruiti almeno 362.676 edifici abusivi, per un valore stimato di 23.470 miliardi di euro. Questo vuol dire che, solo per questo abuso, lo Stato, cioè noi, non ha incassato almeno 5000 miliardi di euro tra IVA, ICI, tasse, mancati contributi ai lavoratori, imposte locali etc. che - ripartiti ottimisticamente su 10 anni - sono una perdita media di 500 miliardi di euro ogni anno. Bene, questa somma è cinquanta volte superiore al buco di bilancio che l'ex ministro Tremonti intendeva sanare. Dall'ennesima sanatoria edilizia il governo sperava, ma era solo una speranza, di ottenere 3,1 miliardi di euro, che sarebbero dovuti servire a coprire buona parte del taglio sull'IRE (ex IRPEF), ma, a conti fatti non è riuscito ad incassare più 2 miliardi di euro, il che vuol dire che il taglio delle tasse non ha avuto, come sperato, copertura finanziaria. Notate bene che due miliardi di euro sono meno dello 0,5% di quello sarebbe spettato allo Stato, per legge, per gli edifici abusivi costruiti per ciascuno dei dieci anni. Non mi pare che lo Stato abbia fatto un buon affare. Di conseguenza, i cinquanta milioni di italiani, si trovano di meno in tasca, ogni anno, 10.000 euro. Tutti, compresi i bambini, compresi gli evasori, compresi i costruttori abusivi. Ma che lo Stato non sia stato capace di farsi bene i conti, o non se li sia fatti per nulla, assetato di racimolare soldi da ogni parte, per dare l'illusione della riduzione delle tasse, lo dimostrano anche le ulteriori conseguenze di questa iattura, morale,politica e finanziaria, del condono edilizio. Basta prendere ad esempio il caso di Ardea, cittadina alle porte di Roma, che nel passare, negli ultimi dieci anni, da 16 mila a 26 mila abitanti, ha visto costruire circa 430 case abusive. Se ognuno degli abusivi, pagasse sul serio i 155 euro al metroquadro, fissati come tetto massimo della sanatoria, lo Stato incasserebbe 6.665.000 euro. Però la sanatoria comporta, come conseguenza, l'obbligo, da parte dello Stato, di fornire alle abitazioni sanate tutti i servizi necessari come fogne, opere viarie, illuminazione pubblica etc., e tutto questo, verrebbe a costare non meno di 9.460.000 euro. Il che vuol dire che, solo per la cittadina di Ardea, lo Stato ci rimetterebbe circa tre milioni di euro. Per avere poi un'idea di quanto sarebbe la remissione in tutta la penisola, basta riferirsi al dato proveniente dal Tesoro, sul costo minimo dei servizi da portare per ogni abitazione abusiva, che è stato stimato il 22000 euro per abitazione. Moltiplicando per le sopradette 362.676 abitazioni abusive (costruitesi badi bene fino al 2002), salta fuori un costo di 7 miliardi e 978 milioni di euro. Quindi ai 10.000 euro sottratti alle tasche degli italiani aggiungiamo altri 160 euro, che pagherebbero tutti, compresi gli evasori. Ma poi, ammesso che pervengano almeno i due terzi di domande di condono, e ammesso che, di conseguenza, venga pagata la prima rata, siamo proprio certi che saranno pagate le altre due? Per non essere disfattisti, chiediamo soccorso all'esperienza passata. Il dossier Ecomafia 2003 ci dice che il 47% degli abusi viene commesso in quattro regioni, Sicilia, Calabria, Puglia e Campania, ove il risultato del pagamento dei precedenti condoni è stato disastroso. Infatti la stragrande maggioranza degli abusivi ha pagato la prima rata solo per bloccare inchieste e demolizioni e poi, niente altro. Ma se ne può infischiare anche chi temesse le demolizioni, perché i dati statistici dicono che, nelle quattro regioni in questione, la probabilità di demolizione è inferiore all'1%, perfino nei casi nei quali c'è già l'ordinanza di demolizione. La ciliegina arriva con il costo delle demolizioni. Infatti ad Eboli, dove le demolizioni sono state fatte sul serio, ogni metro cubo demolito è costato 17 euro. Per una casa di 300 metri cubi, per i soli 21000 edifici insanabili in Sicilia, con provvedimenti già esecutivi, teorici sulla carta, si dovrebbero spendere non meno di 107 milioni di euro, una somma che nessuno ha mai previsto di stanziare. La cosa che farebbe ridere, se non fosse una cosa seria, è anche come è stata costruita la legge. All'art.10 comma 5 della legge sul Condono edilizio, ci si accorge che viene rovesciato il principio che, in passato, sanciva che se si costruiva una casa sul terreno dello Stato la casa diventava automaticamente proprietà pubblica. Invece con questo articolo basta pagare il condono e si diventa proprietari, anche del suolo pubblico che è stato occupato. Una legge che sembra costruita da idioti, che non solo, non sanno far di conto, ma non riescono a valutare le conseguenze caotiche, prodotte da normative proposte e approvate. Forse i nostri legislatori sono stati preda degli stessi filtri della maga Circe, che trasformarono in porci i compagni di Ulisse. Infatti, anche al Circeo, la musica del condono è le medesima, se non peggiore, perché la legge qui consente che si possano sanare anche costruzioni fatte non solo su terreno demaniale, ma anche sul terreno delle aree protette. Già con il decreto Matteoli è stata ridotta di 1200 ettari la zona di tutela integrale, cioè con vincoli strettissimi, dei quali 900 passeranno in zona 2 e gli altri 300 in zona tre, zone con vincoli minori. Con la sanatoria edilizia, sono arrivate 800 richieste di condono, alcune delle quali riguardano edifici costruiti su aree protette. Tra il 1997 il 2002 sono state emanate 281 ordinanze di demolizione per abusi, delle quali quelle eseguite fino ad oggi sono circa 16. Altri problemi sono nati dalle accuse ipotizzate dalla Procura di Velletri, con l'inchiesta del pm Giuseppe Travaglino, per costruzioni ritenute abusive su tutto il litorale sud, da Ardea a Torvajanica, da Pomezia a Tor San Lorenzo. Tutte queste situazioni, sono principalmente derivate dalla scarsa chiarezza delle norme legislative, dal conflitto di competenze tra i vari enti responsabili e, non ultime, da manovre clientelari, tese a favorire qualche furbo. Non vale la pena di entrare nella giungla delle polemiche, ma basterebbe ricordare che la legge istitutiva del Parco del Circeo del gennaio 1934 ha consentito nel 1977 di far includere, questa zona, nell'elenco delle Riserve Internazionali della biosfera. E' ragionevole che la zona si presti alla promozione del turismo, ma questa non può essere fatta mediante una autodistruzione delle caratteristiche che sono a fondamento del mantenimento integrale dell' l'ambiente, e di conseguenza della biosfera. Quando si parla di turismo non si può generalizzare, perché non si può confondere la promozione del turismo a Piazza San Marco a Venezia, o a Las Vegas negli Stati Uniti, con una promozione, da realizzare in modo del tutto differente, ma adatta al Parco del Circeo. Alterare queste caratteristiche, significa far perdere valore anche a tutte le proprietà immobiliari oggi esistenti, e trasformare un porzione incantevole di questa zona d'Italia, in un supermercato del turismo di massa, comune a tante località italiane ed estere, ormai degradate ,dal conseguente inquinamento generale dell'ambiente. Anche questo dunque diviene un costo aggiuntivo pesante dell'abuso. Comunque, lo strumento idiota del condono tributario non è una nostra specialità, ma siamo superati nel mondo da maestri migliori come l'Irlanda, il Sud America, l'India e soprattutto gli Stati Uniti, tutti però hanno ottenuto risultati deludenti. In conclusione, ovunque, siamo in una situazione nella quale "il cane si morde la coda". La scarsa qualità politica ed organizzativa dei nostri amministratori pubblici rende inefficace l'applicazione delle regole a tutti, impedisce allo Stato d'incassare quanto dovuto in modo semplice, sistematico ed equanime, e allora, giorno per giorno, mancano i soldi per mandare avanti i servizi, le opere pubbliche etc. E allora, questi geni dell'amministrazione, quando non sanno più da che parte sanare il baratro dei debiti, rinnegano disinvoltamente le precedenti regole, da loro stessi emanate, dimostrando che erano solo delle buffonate, e cominciano ad inventarsi altre vie di fuga, riuscendo a crearne di sempre più stravaganti, inefficaci ed ancor meno applicabili delle precedenti, avvitandosi in una giostra desolante di trovate da baraccone. Queste buffonate ormai sia a Milano che in tutta Italia hanno prodotto i loro inevitabili effetti. La regola universale è che non esiste regola che non si possa aggirare, non c'è reato al quale non corrisponda un condono e chi non si fa furbo in fondo è un fesso. Vale nel grande come nel piccolo. Processi per corruzione? Basta col giustizialismo! Pastrocchi miliardari scoperti intercettando telefonate? Basta con le intercettazioni! E allora se un tizio spregiudicato molto furbo riesce a farsi una villa intera in barba ai divieti, perché ci dobbiamo stupire? Glielo ha insegnato la classe politica stessa e, secondo il pensiero di tanti, sarebbe stupido lui, se per primo volesse rispettare le norme. Pensate che proprio il vice-ministro Visco è stato condannato per abuso edilizio. Nientedimeno che vice-ministro al ministero delle finanze. Con queste premesse non c'è nulla di strano se le conseguenze sono semplicemente un mare di soldi che paghiamo tutti, colpevoli e innocenti, in un'orgia di masochismo da paura. *intervento su Radio Gamma 5 del 26.7.2006

27/07/2006

Documento n.6233

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