da L’Opinione 08-12-2005. Il Pm chiede il rinvio a giudizio sulla causa intentata dall’avv. Tanza contro sei banche, per tassi usurai

in Articoli e studi
Edizione 277 del 08-12-2005 I tassi “bollenti” all’italiana non convincono. Rischia di “saltare” la direttiva Bankitalia Il Pm chiede il rinvio a giudizio sulla causa intentata dall’avvocato Tanza contro sei banche, per tassi usurai di Roberto Casalena Nella causa penale intentata dall’avvocato Antonio Tanza (vice presidente dell’Adusbef), per conto del gruppo industriale calabrese De Masi, presso la Procura di Palmi, contro quattro istituti di credito nazionali (Antonveneta, Bnl, Mps, Banca di Roma) e due banche locali (Carical e/o Carime e Banca Regionale Calabrese), il Pm, Dr.Alberto Cianfarini, ha chiesto il rinvio a giudizio. La Procura di Palmi, secondo l’avvocato Tanza, dovrebbe pronunciarsi entro il mese. Se verrà accolta l’istanza del Pm, si aprirà il primo processo penale sui tassi usurai. La legge 644 è del 17 marzo del 1966, ma è entrata in vigore il 1° aprile del 1997. In questo lasso di tempo, Bankitalia, per non lasciare le banche sul “fuoco”, ha emanato due direttive, come ricorda l’avvocato Tanza, una del 16 settembre e l’altra del 15 ottobre, con cui vengono definiti i tassi usurai per le varie tipologie di credito (c/c, leasing, mutui, ecc.), che vengono aggiornati periodicamente, ma allo stesso tempo la Banca centrale ha tolto dal tasso finale la quasi totalità delle voci del costo del denaro che risultano, invece, nella legge 644. Dunque, secondo l’avvocato Tanza, se a Palmi si aprirà il dibattimento, e se le banche dovessero uscirne perdenti, a dettare legge sui tassi rimarrà soltanto la legge 644 del codice penale. E sarebbe sicuramente un bel successo sia dell’Adusbef che dei consumatori di prodotti finanziari. Secondo l’avvocato Tanza, con il provvedimento del Dr. Cianfarini si ammette che il calcolo sul costo del denaro, utilizzabile in sede civilistica, può essere combinato con le metodologie di calcolo necessario per il riscontro in sede penale del tasso bancario con quello perseguito dall’art. 644 del codice penale. Ratio della normativa sull’usura e delle modifiche apportate all’art. 644 c.p. è stata quella di cercare di impedire che surrettiziamente si possa realizzare una “usura lecita” attraverso una maliziosa disciplina contrattuale e che perciò bisogna includere nel Teg le spese legali assimilate, gli interessi di mora ed oneri assimilabili, gli addebiti per tenuta conto e per il servizio incassi e per i servizi accessori, le spese per assicurazioni, la commissione di massimo scoperto, ad eccezione delle imposte e tasse. Sul fronte civile, invece, l’avvocato Tanza ha già vinto diverse cause per cui in presenza di tassi usurai il ricorrente ha diritto a non pagare alla banca le somme dovute al costo del denaro, ma solo a rimborsare il credito. Intanto sul problema del caro sportello, il Governatore di Bankitalia, Antonio Fazio, ha recentemente preso posizione, sollecitando le banche a fare un passo indietro, ed a ridurre i costi dei conti correnti. Nei giorni scorsi, anche il direttore centrale per la vigilanza della Banca d’Italia, Francesco Frasca, ha assicurato che i controlli di via Nazionale sulla trasparenza delle condizioni contrattuali agli sportelli bancari hanno prodotto fino ad ora 34 procedure sanzionatorie, e 165 istituti sono stati “richiamati”. Le ispezioni hanno riguardato 3.200 sportelli e sono state avviate verifiche anche presso le Poste. Dunque tirata d’orecchie alle banche anche da Bankitalia. Oltre un mese fa, il rappresentante italiano alla Bce, Lorenzo Bini Smaghi, definì le banche italiane “le più care d’Europa”, per colpa di “un eccesso di regolamentazione”. Ed anche da una ricerca di Capgemini, effettuata sui prezzi applicati da 130 banche di 19 Paesi, emerge che gli istituti di credito italiani sono i più cari, secondo la classifica globale. Il costo di un conto corrente bancario in Italia costa 252 euro pro capite all’anno, contro i 108 euro della media europea ed i 34 euro dell’Olanda, record minimo. Stando, invece, alla classifica locale (che tiene conto della specificità dei Paesi), l’Italia risulta al terzo posto (123 euro), dopo Australia e Svizzera, ma nettamente al di sopra della media di 78 euro. Per l’Adusbef, invece, il costo annuo in Italia di un c/c bancario è di 550 euro. A difendere le banche c’è rimasta l’Abi, la Confindustria dei banchieri, che indica un costo medio dei c/c di 65 euro annui, al netto delle tasse, basandosi su uno studio effettuato dalla Mercer Oliver & Wyman. Intanto un’altra doccia fredda per le banche italiane potrebbe giungere da Bruxelles. Dagli uffici del Commissario europeo alla Concorrenza, Neelie Kroes, sta per partire la prima indagine sulle banche in Europa, che intende verificare lo stato della concorrenza nei servizi creditizi. E le banche dovrebbero ricevere il questionario già in questi giorni. Un’indagine approfondita che dovrà chiarire molti lati “oscuri” del sistema bancario. Gli istituti di credito avranno otto settimane di tempo per rispondere. E c’è da ritenere che quando la ricerca vedrà la luce, ne vedremo delle belle. Altro che “furbetti del quartiere”!

09/12/2005

Documento n.5371

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