Da La StampaWeb (9.7.06) La benzina corre verso quota 1,4 euro

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CONSUMI I LISTINI REAGISCONO AL NUOVO RECORD DEL PETROLIO, CHE GLI ANALISTI RITENGONO LANCIATO A 80 DOLLARI AL BARILE. IL DPEF PREVEDE OSCILLAZIONI ATTORNO AI 71 La benzina corre verso quota 1,4 euro 9/7/2006 di Luigi Grassi ROMA. Il prezzo della benzina ha segnato ieri un nuovo record vicinissimo a quota 1,4 euro al litro. Dopo i nuovi rincari del petrolio l'Agip ha infatti aumentato di 3 centesimi il prezzo del carburante che raggiunge così quota 1,399 euro (1,378 euro per il fai-da-te). Si tratta del livello più alto mai registrato; il precedente massimo qualche mese fa era stato di 1,381 euro litro. Aumenta anche di un centesimo il gasolio auto Agip, che così tocca 1,202 euro al litro. In conseguenza di questi rincari Adusbef e Federconsumatori valutano un aggravio medio di 16 euro per le famiglie che andranno in vacanza in auto. Va segnalato che il Dpef cita fra i suoi obiettivi la ricerca di «nuovi strumenti per promuovere la concorrenza nella distribuzione dei carburanti» e che l’ad dell’Eni Scaroni in un’intervista con Sky Tg24 ha detto che «il consumatore italiano per difendere le proprie tasche deve utilizzare il più possibile il rifornimento fai-da-te». In Italia, secondo quanto risulta a Scaroni, solo il 10% degli automobilisti usa il fai-da-te mentre nel resto d'Europa si arriva al 90%. Ieri «Contribuenti.it-Associazione contribuenti italiani» pubblicava una classifica da cui risulta che l’Italia non ha avuto bisogno del record a 1,399 euro per avere la benzina più cara d’Europa: quanto prezzi al litro la seguono solo a grande distanza la Germania con 1,208, il Belgio a 1,199, la Francia a 1,125, l’Austria a 1,089, la Spagna a 0,995 e la Grecia con 0,954 euro. Visto che il petrolio è ugualmente caro per tutti i Paesi, la differenza del prezzo del carburante è data dai maggiori costi di distribuzione e dalle tasse; perciò Contribuenti.it chiede una «armonizzazione delle imposte a livello europeo in modo che la verde possa essere venduta in tutta Europa allo stesso prezzo», e l’adeguamento dovrebbe essere al ribasso: «Il prezzo di un euro per la benzina verde - afferma Vittorio Carlomagno, presidente di Contribuenti.it - può essere tranquillamente applicato anche in Italia seguendo l'esempio della Grecia». Venerdì a New York i contratti «future» sul petrolio hanno fissato il nuovo record a 75,78 dollari per barile; pur essendoci stato un lieve riflusso in chiusura, gli analisti interpretano il movimento complessivo come una nuova tappa verso gli 80 dollari. L’evento potrebbe scaturire da qualche uragano nel Golfo del Messico (sta arrivando la stagione) che colpisse come l’anno scorso le numerose piattaforme di estrazione o le raffinerie della zona. In Italia il Dpef dedica ampio spazio all’incognita del greggio. «L'eventualità di una nuova fase di forti rialzi del prezzo del petrolio - si legge - porterebbe rischi aggiuntivi per l'economia mondiale», con conseguenze deleterie sulla crescita economica, l’inflazione e i tassi di interesse. Le previsioni «non delineano una graduale discesa delle quotazioni. Il prezzo è atteso intorno ai 71 dollari a barile» per tutto il periodo che il governo riesce a scrutare nel futuro. «Dal lato della politica monetaria» si legge ancora nel Dpef «le potenziali pressioni inflazionistiche derivanti dal caro-petrolio, nonché dal rialzo dei prezzi delle altre materie prime, potrebbero spingere la Banca centrale europea a proseguire nella politica di rialzo dei tassi ufficiali». Oltre alle preoccupazioni per il braccio di ferro sul nucleare iraniano, che minaccia di bloccare il flusso di greggio di uno dei maggiori esportatori e di rendere insicura tutta l’area del Golfo, gravano sul mercato alcuni problemi tecnici dovuti al tipo di offerta di petrolio e ai limiti attuali della capacità di raffinazione. Le raffinerie statunitensi fanno fatica a tener dietro alla domanda di benzina a causa della relativa scarsità di offerta di greggi leggeri, che sono i più richiesti perché da essi si ricava la benzina migliore e meno inquinante. Le raffinerie Usa stanno cercando di adattare i loro impianti anche alla raffinazione del petrolio pesante, più difficile da lavorare. In attesa di questo adeguamento dai pozzi si estrae più petrolio pesante di quanto le raffinerie siano in grado di trasformare in prodotti finali e ciò crea nella raffinazione di benzina un collo di bottiglia che è alla base delle difficoltà attuali del mercato.

10/07/2006

Documento n.6153

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